venerdì 20 giugno 2025
Preti, religiosi, laici uccisi per essere rimasti accanto alla gente e fedeli alla Chiesa nei due conflitti. È il nuovo grido di papa Leone per la pace. Tre nuovi venerabili italiani
Il campo di concentramento nazista di Buchenwald in Germania

Il campo di concentramento nazista di Buchenwald in Germania - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Martiri della guerra. Uccisi dai loro persecutori per essere rimasti accanto alla propria gente e fedeli alla Chiesa. Sono i 174 nuovi beati di cui papa Leone ha autorizzati la promulgazione dei decreti, ricevendo questa mattina in udienza il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi. Sacerdoti, seminaristi, consacrati, laici: tutti vittime della ferocia di due conflitti che hanno insanguinato l’Europa nella prima metà del Novecento. Centoventiquattro uccisi in odio alla fede durante la Guerra civile spagnola; cinquanta dai nazisti durante la seconda Guerra mondiale. I loro nomi sono come un nuovo appello di pace che Leone XIV lancia al mondo. E un’eco alle sue parole durante l’udienza generale di mercoledì scorso. «Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra. Non dobbiamo abituarci alla guerra», aveva detto il Pontefice ripetendo il richiamo di Pio XII: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra»

All’onore degli altari salgono testimoni del Vangelo in mezzo alla follia dell’odio e della vendetta. Come don Manuel Izquierdo Izquierdo, il “capofila” del primo gruppo di martiri della diocesi andalusa di Jaén che comprende anche 58 suoi compagni. Nella documentazione della causa si spiega che la Guerra civile iniziata nel luglio 1936 ha avuto «aspetti di crudele persecuzione anticattolica». A promuovere le violenze i «rivoluzionari che, mossi da sentimenti antireligiosi, massacrarono numerosi sacerdoti, religiosi e laici, profanando e saccheggiando chiese». Guerriglieri comunisti e anarchici «spinti dalla propaganda atea» che si erano accaniti contro «la Chiesa, i suoi ministri e tanti fedeli». E con particolare spietatezza era diventato un loro bersaglio don Manuel Valdivia Chica, finito in un vortice di torture e maltrattamenti, al quale prima della morte vennero tagliate le mani con le quali aveva consacrato.

Don Manuel Izquierdo e don Antonio Montañés, martiri della Guerra civile spagnola

Don Manuel Izquierdo e don Antonio Montañés, martiri della Guerra civile spagnola - Web

Vittime dello stesso clima di persecuzione sono stati don Antonio Montañés Chiquero e altri 54 sacerdoti, nove uomini e una donna laici, massacrati fra il 1936 e il 1937. Anche loro della diocesi di Jaén. «La maggior parte era stata catturata dai miliziani e alcuni di essi subirono insulti, vessazioni e crudeli percosse». Nel processo canonico è emerso come i preti «volessero restare vicini al popolo nelle parrocchie senza fuggire, malgrado il pericolo». E alcuni di loro, tra cui don Antonio, chiesero di «essere uccisi per ultimi per poter così confessare gli altri e aiutarli a morire santamente».

Le persecuzioni alla Chiesa cattolica durante la Guerra civile spagnola

Le persecuzioni alla Chiesa cattolica durante la Guerra civile spagnola - @UniCatolicos_es

C’è sempre l’orrore della guerra alla base del martirio di don Raymond Cayré, del frate minore francescano Gérard-Martin Cendrier, del seminarista Roger Vallée, del tornitore Jean Mestre e di altri 46 compagni. Tutti francesi. E tutti morti tra il 1944 e il 1945 per mano del regime di Hitler che aveva occupato parte del Paese. Fra loro preti, frati francescani, un gesuita, seminaristi, scout e molti laici della Gioventù operaia cristiana. Accogliendo le indicazioni dell’arcivescovo di Parigi, il cardinale Emmanuel Suhard, avevano seguito i lavoratori francesi deportati in Germania. «A causa dell’apostolato che compirono, furono arrestati, torturati e messi a morte prevalentemente in campi di concentramento», si legge nel sito del Dicastero. Luoghi dell’orrore, come Mauthausen, Buchenwald o Dachau.

Il campo di concentramento nazista di Buchenwald in Germania

Il campo di concentramento nazista di Buchenwald in Germania - Ansa

Insieme a loro, ha stabilito il Papa, sarà beato lo spagnolo Salvador Valera Parra (1816-1889), il prete dei malati che, allo scoppio dell’epidemia di colera nel 1865, aveva assistito i moribondi. E poi aveva dedicato l’ultima parte della sua vita ai poveri e ai degenti promuovendo anche una casa per anziani abbandonati. Il miracolo che lo porterà all’onore degli altari è la guarigione prodigiosa, attribuita alla sua intercessione, di un bambino statunitense, Tyquan, nato prematuro nel 2007, senza respiro e con frequenza cardiaca bassissima. Il medico curante aveva invocato don Valera Parra, suo conterraneo, per salvare il neonato in condizioni disperate. «Poco tempo dopo, senza alcun intervento esterno, il piccolo aveva recuperato il battito cardiaco cominciando a rianimarsi», fa sapere il Dicastero.

Lo spagnolo Salvador Valera Parra, il prete dei malati

Lo spagnolo Salvador Valera Parra, il prete dei malati - Web

Sempre durante l’udienza al cardinale Semeraro, Leone XIV ha autorizzato la pubblicazione dei decreti di quattro nuovi venerabili. Tre sono italiani. Uno è Raffaele Mennella (1877-1898), il giovane originario di Torre del Greco morto a 21 anni e appartenente alla Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù che aveva incontrato durante alcune missioni popolari. Una breve vita religiosa, la sua, nel segno della costante preghiera e della «carità che esercitava recandosi a visitare gli ammalati negli ospedali» fino alla diagnosi di una grave forma di tubercolosi.

Maria Olga Tambelli, per tutti suor Teresa

Maria Olga Tambelli, per tutti suor Teresa - fdcsardegna.it

Poi c’è suor Teresa Tambelli (1884-1964), al secolo Maria Olga, di Revere, in provincia di Mantova. Infermiera, aveva vestito l’abito vincenziano ed è stata la “madre” dei bambini e delle giovani più disagiate. Il suo nome è legato a Cagliari, la città dove ha svolto gran parte della sua missione. Compreso il recupero nel secondo dopoguerra dei ragazzi di strada, i cosiddetti “marianelli”. Ma aveva anche fondato la Scuola di religione, l’Associazione delle Dorotee (gruppo misto di ragazze studentesse e lavoratrici) i Circoli Santa Teresa (riservati a giovani donne) e l’Associazione delle Zitine (organizzazione riservata alle domestiche). Durante la dittatura fascista aveva lottato per difendere la libertà delle sue opere; e in piena guerra aveva dato ospitalità a molti sfollati.

Anna Fulgida Bartolacelli

Anna Fulgida Bartolacelli - Arcidiocesi di Modena-Nonantola

È originaria di Serramazzoni, in provincia di Modena, Anna Fulgida Bartolacelli (1928-1993), la donna che, nonostante una grave forma di osteopsatirosi che le comportò il nanismo e la carrozzella, si è dedicata all’apostolato dei malati dopo aver incontrato l’associazione Silenziosi operai della Croce in cui aveva compreso il valore della sofferenza e l’apporto che ciascun malato può portare al bene comune. Per aiutare i malati devolveva loro ogni mese una quota fissa della sua pensione di invalidità.

Il brasiliano João Luiz Pozzobon, considerato da molti “apostolo della nuova evangelizzazione”

Il brasiliano João Luiz Pozzobon, considerato da molti “apostolo della nuova evangelizzazione” - wikipedia.org

Viene dal Brasile, invece, il quarto nuovo venerabile: João Luiz Pozzobon (1904-1985), discendente di emigrati italiani. A lui si deve la nascita della “Campagna per la preghiera del Rosario”, innovativa iniziativa che prevedeva l’uso delle “Piccole Madonne pellegrine” in gruppi di famiglie. Una missione che ha toccato anche ospedali, carceri, luoghi di lavoro, scuole e contribuito alla fondazione 43 eremi dedicati alla Madre di Dio.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI