sabato 15 maggio 2021
Oggi la cittadina della Bosnia ed Erzegovina guida la staffetta dei santuari uniti nell’invocare la fine della pandemia. Parla padre Perrella che ha fatto parte della Commissione d’indagine
La chiesa di Medjugorje in Bosnia Erzegovina

La chiesa di Medjugorje in Bosnia Erzegovina - Ansa

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Forse una sorpresa, di sicuro una novità. Per la prima volta Medjugorje sarà il cuore di un’iniziativa ufficiale della Santa Sede. Oggi infatti toccherà alla parrocchia di San Giacomo guidare la maratona di preghiera tra santuari promossa dal Papa per invocare la fine della pandemia. Una decisione che è anche occasione per fare il punto sulla straordinaria vicenda, iniziata nel giugno 1981 e tuttora in corso, delle apparizioni di Maria a sei veggenti, quattro donne e due uomini, all’epoca giovanissimi, cui la Vergine si presenterebbe come “Regina della Pace”. Un “caso” che se da un lato porta milioni di pellegrini ogni anno nella città della Bosnia ed Erzegovina, dall’altro crea dibattito e divisioni dentro e fuori la Chiesa. Proprio per fare chiarezza, nel 2010 Benedetto XVI nominò una Commissione internazionale d’inchiesta all’interno della Congregazione per la dottrina della fede, composta da 17 tra cardinali, vescovi, teologi ed esperti sotto la presidenza del cardinale Camillo Ruini. I lavori durarono quattro anni al termine dei quali fu consegnata a papa Francesco, nel frattempo succeduto a Ratzinger, una relazione conclusiva mai pubblicata ufficialmente ma i cui contenuti sono stati resi noti dal volume, curato da Saverio Gaeta, “Dossier Medjugorje” (Edizioni San Paolo). Se ne ricava che la Commissione, a larghissima maggioranza (un solo contrario più un astenuto), ha giudicato soprannaturali le prime sette apparizioni mentre sulle altre la valutazione resta sospesa. Ora la parola definitiva spetta al Pontefice nei tempi e nei modi che riterrà opportuni. Nel frattempo lo stesso Bergoglio ha nominato l’arcivescovo Henryk Franciszek Hoser visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje ed è arrivato il via libera all’organizzazione dei pellegrinaggi da parte di diocesi e parrocchie. In questo senso l’inserimento nella maratona di preghiera, rappresenta un ulteriore segno di apertura.

«Per me è stata una sorpresa – spiega padre Salvatore Perrella, docente di dogmatica e di mariologia al Marianum e membro della Commissione nominata da Benedetto XVI –. Conoscendo bene i fatti di Medjugorje so che la chiesa pur essendo “de facto” un santuario non lo è “de iure”, manca la documentazione ufficiale. Credo che alla base della decisione del Papa – aggiunge il presidente dei mariologi italiani – ci sia la sua attenzione alla pietà popolare. Una sensibilità che gli viene anche dall’essere stato arcivescovo di Buenos Aires e uno dei membri autorevoli che hanno redatto il documento finale dell’assemblea di Aparecida nel 2007 a chiusura della Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi, che trattò il tema».

Un approccio soprattutto pastorale dunque.

Il Papa ha avuto attenzione per un luogo che al di là della non dichiarata soprannaturalità dei fatti ha prodotto dei frutti innegabili. Andando oltre il dato canonico, possiamo dire con l’arcivescovo Hoser che, per quanto riguarda la Santa Sede e anche il pensiero del Santo Padre, Medjugorje non è più un «luogo sospetto» ma dove migliaia e migliaia di fedeli vanno a Cristo tramite la Vergine Maria.

Quali sono questi frutti?

Parlo delle vocazioni, del ritorno al Vangelo e alla frequenza ecclesiale, delle conversioni, dei cambiamenti di vita. Frutti importanti e innegabili. E questo, al di là di quanto raccontano i veggenti sulle visite della Santa Vergine o “Gospa”, come la chiamano nella lingua locale. La Vergine Maria si rende presente per Divina Provvidenza e ha sempre un significato di spinta, di sprone alla tiepida fede di molti credenti, per ricentrarli al Signore Gesù.

L’inserimento di Medjugorje nella maratona di preghiera arriva dopo il via libera all’organizzazione di pellegrinaggi da parte di diocesi e parrocchie.

La Santa Sede ha sempre avuto molta attenzione per il bene comune, all’igiene della fede se posso usare quest’espressione, all’igiene della pastorale della fede. Inserire la parrocchia di San Giacomo tra i locus Mariae, come luogo di preghiera anche internazionale è una scelta mirata. Ma non significa che la Chiesa riconosce come vere, accertate, indubitabili le asserite apparizioni della Vergine. Personalmente non ho mai condiviso la proibizione dei pellegrinaggi, che finivano per essere organizzati da agenzie turistiche con gli scompensi pastorali e dottrinali che possiamo immaginare. Se invece vengono preparati con serietà dagli addetti ai lavori, e parlo di parroci, sacerdoti, catechisti, teologi, diventano una cosa ottima perché la centralità non riguarda il fenomeno in sé ma l’incontro dei credenti verso il Signore Padre, Figlio e Spirito Santo a cui Maria ci invita con l’esempio della sua fede, speranza e carità.

Lei ha fatto parte della Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje presieduta dal cardinale Ruini. Il vostro lavoro si è concluso con il riconoscimento della soprannaturalità delle prime sette apparizioni mentre sulle altre il giudizio è rimasto sospeso.

Come sa c’è un volume curato da Saverio Gate che presenta i contenuti della relazione finale. Personalmente rimasi sorpreso e per certi aspetti dispiaciuto da questa pubblicazione perché significava che c’è stata una frantumazione del segreto pontificio. Ma stiamo ai fatti. La Commissione voluta da papa Benedetto e composta da 17 autorevoli membri tra cardinali, vescovi, teologi ed esperti ha vagliato la situazione di Medjugorje, ascoltando i testimoni, studiando le relazioni delle commissioni precedenti, facendo le proprie valutazioni. Ha quindi consegnato nelle mani del Papa i risultati di un’indagine condotta dal 2010 al 2014 ma di cui non posso dire nulla.

Le conclusioni, si diceva, sono stata consegnate al Pontefice. Adesso cosa dobbiamo aspettarci?

Quello che verrà e avverrà lo sa solo il Papa, sarà lui a decidere cosa si deve fare. Però una cosa molto importante è già stata ottenuta: il riconoscimento di Medjugorje come luogo di aggregazione cristiana, di liturgia seria e nobile, di preghiera. Come luogo “con Maria” la Madre di Gesù, per usare la frase tipica degli Atti degli apostoli.

Adesso mi rivolgo direttamente al mariologo. Qual è il messaggio che arriva da Medjugorje?

Nei santuari e in tutte le chiese Maria presta il suo servizio perché il Signore venga adorato, ascoltato, celebrato e vissuto. E così ogni apparizione ha come finalità il ritorno a Cristo, la conversione, il tornare al Vangelo per viverlo nell’ecclesialità quotidiana. A Medjugorje Maria, la “Gospa”, è celebrata come la Regina della Pace, per cui non possiamo dimenticare questo grande tema che sta a cuore a tutti gli ultimi Pontefici e adesso a papa Francesco. La pace come dono di Dio, come impegno cristiano, come solidarietà e dato antropologico.

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