martedì 9 gennaio 2024
Al via il 15 gennaio il primo corso per la gestione degli Istituti diocesani per il Sostentamento del clero. Due storie di comunità vive nel segno della sostenibilità e inclusione
La formazione di chi si occupa del sostentamento del clero è una priorità fondamentale nella vita della Chiesa

La formazione di chi si occupa del sostentamento del clero è una priorità fondamentale nella vita della Chiesa - Siciliani

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Dopo circa 40 anni, parte un percorso formativo per gli amministratori degli Istituti diocesani per il Sostentamento del clero. Il prossimo 15 gennaio prenderà il via a Roma la prima edizione del Corso di alta formazione in “Management degli Istituti diocesani per il Sostentamento del clero” che si terrà presso la Pontificia Università Lateranense e sarà diretto da Matteo Carnì. Apparentemente, è uno dei tanti corsi di alta formazione. In realtà, dall’entrata in vigore della Legge 222/1985 e, quindi dalla costituzione degli Istituti diocesani per il Sostentamento del clero, non era mai stato organizzato un percorso di alta formazione universitaria per chi amministra quei beni da cui dipendono stipendi e pensioni del clero: gli amministratori degli Istituti, dal livello diocesano a quello centrale, sono scelti dai vescovi e dal clero sulla base dell’affidabilità, dell’onestà, dell’equilibrio e anche delle competenze giuridiche ed economiche, ma senza che sia loro richiesta una formazione specifica. Al contrario, in un campo in rapida evoluzione e nel quale si intrecciano molteplici fonti normative, dal diritto italiano a quello canonico, in questi ultimi anni si è reso più che mai necessario formare adeguatamente i “buoni padri di famiglia” e il corso nasce da questa consapevolezza. È rivolto anche a tutti coloro che gestiscono il patrimonio di enti ecclesiastici. La progettazione è stata affidata a Pierangelo Pugliese, presidente dell’Idsc della diocesi di Conversano- Monopoli, e a Matteo Carnì, docente di diritto vaticano alla Lateranense. Ha il patrocinio dell’Istituto Centrale per il Sostentamento del clero (Cei). Pugliese, amministratore di un patrimonio da circa 20 milioni di euro, che contribuisce ad erogare stipendi e pensioni a circa 110 sacerdoti della diocesi di Conversano- Monopoli, spiega così la genesi di questa scuola di manager ecclesiastici: «Prima del 1985, e prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 il sostentamento del clero era legato essenzialmente al vecchio sistema del “beneficio ecclesiastico”, caratterizzato da non pochi casi di sperequazione tra i sacerdoti che richiedevano, pertanto, un intervento sussidiario dello Stato attraverso il “supplemento di congrua” al “clero in cura d’anime”. Con l’introduzione del Sostentamento del clero la gestione del patrimonio immobiliare viene affidata ai singoli Istituti diocesani che sono chiamati così a contribuire al Sistema. Per questo è fondamentale passare dalla semplice gestione al management di questi “peculiari” enti ecclesiastici». L’iniziativa è gestita dal Centro Lateranense Alti Studi, diretto da Raffaele Lomonaco, ed è stata attivata per l’anno accademico 2023-2024. Le lezioni si terranno dal 15 gennaio al 14 febbraio sia in presenza che online. Le iscrizioni si chiudono oggi, mercoledì 10 gennaio. (Paolo Viana)

San Gregorio Magno, alla Magliana: rom in parrocchia, la fraternità possibile

Andare oltre i pregiudizi, ascoltare chi non ha solo bisogno di un pacco viveri e del vestiario, ma ha un’estrema necessità di essere ascoltato. Magliana, Roma sud. Quartiere difficile abitato da 40mila persone di estrazione popolare, afflitto da anni di speculazione edilizia, e funestato da una situazione economica complicata per molte famiglie. Complicazioni acuite anche dalla presenza di insediamenti – sia abusivi sotto il ponte della Magliana vicino al Tevere che autorizzati, come quello di via Candoni in cui vivono 200 famiglie – di campi rom. Una situazione di potenziale conflitto che invece l’impegno del parroco di San Gregorio Magno, don Stefano Meloni, e dei suoi volontari ha trasformato in ricchezza e valore per l’intera comunità parrocchiale. Qui da anni l’incontro tra comunità nell’annuale Festa dei popoli, che consente alle popolazioni rom di raccontare con danze e canti la loro tradizione, è diventata la chiave dell’integrazione. «Cerchiamo di essere vicini a tutte quelle realtà di povertà che ci sono nel quartiere – spiega don Stefano (69 anni) che guida la parrocchia dal 2019, nel racconto pubblicato su www.unitineldono.it – seguendo con la parrocchia in particolare i rom. E lo riteniamo un processo particolarmente importante perché a volte subiscono dei pregiudizi; invece, chiedono solo di essere ascoltati e così è nato un rapporto che supera le richieste materiali e diventa conoscersi e stare assieme».

Don Stefano Meloni, parrocchia di San Gregorio Magno, alla Magliana

Don Stefano Meloni, parrocchia di San Gregorio Magno, alla Magliana - Gennari

Così a San Gregorio Magno da tempo sono stati attivati dei corsi di alfabetizzazione, cinque professoresse volontarie e tre suore che fanno da maestre per insegnare alle donne rom a leggere e a scrivere, visto che «molto spesso sono costrette a firmare con una x». Mandolina ha una bimba di 6 anni e vive nel campo di via Candoni insieme ad altre 400 persone, ma frequenta la parrocchia da 8 anni. «Qui mi aiutano con i documenti, con l’iscrizione a scuola, frequento la scuola delle donne – racconta – e in cambio aiutiamo i volontari in parrocchia, anche nella distribuzione dei pacchi». «Mentre si fa scuola, ed è la cosa più bella – ammette Deborah Foglia, responsabile del progetto e del centro di ascolto Caritas parrocchiale, su unitineldono.it –, parliamo e ci conosciamo a vicenda. E quando si conosce l’altro si abbattono i muri, si crea un rapporto ed è meraviglioso. Queste donne hanno una gran voglia di imparare e si lamentano spesso di non saper fare nulla. Non basta dare il pacco viveri una volta alla settimana; con i rom c’è bisogno di fare famiglia, di sentirsi comunità». La porta della parrocchia è comunque sempre aperta a tutto il quartiere che viene aiutato in diversi modi e – racconta ancora don Stefano –«è bello vedere tornare in chiesa i volontari e condividere con noi la gioia di aiutare gli altri». Sui rom infatti troppi sono ancora i pregiudizi. «Tante persone li guardano con diffidenza, mentre a San Gregorio Magno sono di casa – dice il parroco – Abbiamo portato i ragazzi che frequentano i gruppi giovanili al campo di via Candoni e sono rimasti sorpresi. Cerchiamo di offrire una vicinanza diversa e dà buoni risultati». (Alessia Guerrieri)

San Vigilio, Roma Sud: quando il green in città aiuta anche lo spirito

Dall’emergenza di acquazzoni, sempre più frequenti, che allagano i locali della parrocchia ad opportunità che si trasforma in carità. La linea è quella tracciata dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, con le tecnologie che vengono incontro all’uomo e i cui risparmi vengono utilizzati per la carità dei poveri. Ha trovato un modo creativo di attuarlo la parrocchia di San Vigilio, zona di Ottavo Colle, a Roma sud. Ottomila abitanti, ceto medio o elevato, età media abbastanza alta, e grande vocazione ambientale manifestata da un territorio curato e ricco di verde. La comunità, guidata da don Alfio Tirrò, 47 anni, che è qui dal 2017, ha istallato a maggio i pannelli fotovoltaici sul tetto, ha creato l’orto urbano dove coltivare verdure, gli alberi da frutto piantati nel giardino vicino la chiesa. Un quartiere, insomma, che ha una grande vocazione ecologica usata per far del bene. «L’emergenza ambientale si avverte nella quotidianità, a noi, ad esempio, succede che la pioggia, trovandoci al di sotto del livello della strada, allaghi qualche locale della parrocchia – spiega don Alfio nel raccontare la sua esperienza su www.unitineldono.it – e questo ci ha dato uno spunto di riflessione nella nostra comunità; pertanto, ci è sembrato naturale far corrispondere una produzione di energia sana e pulita con gli aspetti vantaggiosi dal punto di vista economico».

Don Alfio Tirrò, parrocchia di San Vigilio, Roma Sud

Don Alfio Tirrò, parrocchia di San Vigilio, Roma Sud - .

Vantaggi economici che spaziano dal risparmio derivato dall’installazione dei pannelli fotovoltaici che producono 10 kilowatt – i costi dell’energia sono stati abbattuti del 35% –, la sostituzione delle lampade alogene con quelle a Led, e poi ancora la nascita dieci anni fa di Ortolino, l’orto urbano di zona con le sue verdure fresche, che vengono devolute alla struttura di accoglienza “Casa Betlemme”. E il giardino parrocchiale con gli alberi da frutto e gli ulivi curato dai volontari, insieme a tanti adolescenti e ragazzi del catechismo che in questi spazi verdi vengono a fare lezione. Giusy viene qui da sempre ad innaffiare le piante e, quando può, porta anche la sua nipotina Maddalena che adora occuparsi degli ortaggi e scavare le buche. Qui nell’orto i ragazzi del catechismo imparano anche il tempo dell’attesa, il tempo che Dio ha donato. Giovanni invece è addetto alla cura degli ulivi e «ogni tanto in questo angolo di giardino mi fermo anche a pregare». L’idea di fondo è che questo spazio verde «non sia solo decorativo, ma che possa produrre frutti», osserva il parroco. Lo sguardo si allarga dalla cura dell’ambiente all’attenzione verso gli altri, per questo «curare il nostro giardino è anche un’esperienza di produzione comunitaria e consente a tutti di sentirsi a casa». Un messaggio di condivisione e di speranza che poi è anche un modello di sostenibilità economica, oltre che ambientale, che si può esportare. «Tutto questo – conclude don Alfio – non è solo un privilegio che si possono permettere parrocchie in una situazione economica più serena, perché per fare questo basta essere persone ed è sufficiente imparare dalla natura che quando ognuno si mette a disposizione dell’altro, tutti insieme fioriscono e formano bellezza». (Alessia Guerrieri)





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