giovedì 21 marzo 2024
Cinque anni fa terminava il suo pellegrinaggio terreno una figura di rilievo nel panorama del monachesimo del nostro tempo. Un saggio ne analizza l'eredità spirituale
Anna Maria Cànopi

Anna Maria Cànopi - Siciliani

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Esattamente cinque anni fa, il 21 marzo 2019, terminava il suo lungo pellegrinaggio terreno una figura di particolare rilievo nel panorama, non solo italiano, del monachesimo del nostro tempo. Nel giorno in cui la grande famiglia benedettina celebra tradizionalmente la festa del transitus di san Benedetto da questo mondo alla gloria del cielo, la Madre Anna Maria Cànopi rispondeva all’ultima chiamata del Cristo e lasciava alle sue figlie e sorelle, le monache dell’Abbazia Mater Ecclesiae dell’Isola S. Giulio sul lago d’Orta, la ricca eredità della sua testimonianza di vita, del suo insegnamento e dei suoi scritti. La stessa comunità monastica, da lei fondata nel 1973 con la benedizione e il sostegno dell’allora vescovo di Novara Aldo del Monte, è senza dubbio la sua eredità più significativa, lascito vivente che ella ha generato in quasi cinquanta anni di opera formativa costante e di maternità spirituale.

La ricorrenza merita di essere ricordata per più motivi. Madre Cànopi (1931-2019), in un tempo nel quale la vita monastica ha segnato e tuttora segna una constante e generalizzata contrazione (tendenza che è di tutta la vita religiosa e della Chiesa intera in Europa), ha dato un segno di energica controtendenza: la fondazione di una nuova comunità che ha attratto numerose vocazioni e che è stata in grado, a sua volta, di generare e vivificare altre presenze monastiche femminili nell’Italia del Nord. Inoltre, il suo apporto di monaca alla vita ecclesiale, oltre che nella preghiera, si è espresso anche in collaborazioni importanti ad alcuni testi fondamentali, come la prima traduzione ufficiale della Bibbia Cei, il Messale Romano e il Catechismo della Chiesa Cattolica. La competenza culturale, acquisita con la sua formazione universitaria e con lo studio personale costante, le hanno permesso di tenere insieme «cultura umanistica e desiderio di Dio», come recita il titolo italiano dell’opera senz’altro più nota dello storico benedettino francese Jean Leclercq. Una personalità ricca e feconda, dunque, quella della Madre Cànopi, che merita di essere non solo ritualmente ricordata, omaggiandola, ma messa realmente a frutto per il presente.

Per questo va salutata con soddisfazione la pubblicazione, proprio in questi giorni, di un saggio a lei dedicato, che per la prima volta ricostruisce i caposaldi della sua visione della vita monastica, come lei l’ha sperimentata e vissuta in prima persona, come l’ha maturata attraverso l’opera di formazione della comunità da lei fondata e anche come l’ha trasmessa nei suoi numerosi scritti, che comunque travalicano, per temi e interessi, il perimetro del solo monachesimo. Ci riferiamo al saggio di Maria Samuela Cattaneo, dal titolo «Una vita per tutti». L’esperienza monastica in Anna Maria Cànopi, pubblicato dalle Edizioni La Scala, dell’Abbazia benedettina di Noci (Bari), che già in passato avevano pubblicato, della Cànopi, un ampio commento spirituale alla Regola di S. Benedetto, che ha avuto larga diffusione anche oltre gli ambienti monastici. Il volume della Cattaneo, monaca della comunità dell’isola di S. Giulio, inizia con una sintesi biografica, ricostruendo la maturazione cristiana e vocazionale della Cànopi nell’ambiente familiare, ecclesiale, universitario, lavorativo. La maggior attenzione viene tuttavia riservata alla concezione del monachesimo e della sua presenza nella Chiesa, racchiusa nel magistero della Madre.

La Cattaneo mette in luce i due versanti o accenti principali della vita monastica nella visione della fondatrice. In primo luogo la netta centralità di Cristo. Il secondo grande accento è la sensibilità e la collocazione ecclesiale, o semplicemente umana, del monachesimo, a cui è dedicata soprattutto l’ultima parte del saggio. Alla luce di queste ultime considerazioni si capisce il senso del titolo del libro – «Una vita per tutti» – una frase della Madre Cànopi che riassume il senso ultimo della consacrazione monastica: un’offerta esclusiva a Dio a vantaggio di ogni essere umano. Proprio a immagine del Cristo kenotico, che ha offerto se stesso per la redenzione di ogni creatura umana, la monaca e il monaco sono chiamati a questo respiro universale. Impreziosisce la pubblicazione una pertinente prefazione di padre Roberto Nardin, benedettino olivetano e teologo, che offre un ampio sfondo prospettico in cui contestualizzare l’opera della Madre Cànopi.

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