venerdì 14 novembre 2008
Un «accordo aspettato e desiderato» perché assicura la libertà d'azione dei sacerdoti, sinora garantita da un semplice statuto.
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Ventiquattro minuti di colloquio privato e poi il rituale scambio di doni preceduto da un caloroso saluto in italiano di Benedetto XVI al presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva per la prima volta in Vaticano: «Molte grazie per l'accordo che sarà firmato tra poco». Colloqui, precisa una nota della Santa Sede, che hanno portato a un «fruttuoso scambio di opinioni» su temi di attualità internazionale per soffermarsi poi «su alcuni aspetti della situazione in Brasile, in particolare sulle politiche sociali» a favore delle tante persone che vivono ancora nel disagio e nell'emarginazione. Il Papa ha regalato al presidente brasiliano una penna preziosa e, come di consueto, medaglie del pontificato e rosari ai membri della delegazione. Da parte sua, il presidente del Brasile Luiz Inacio da Silva ha regalato al Pontefice delle statuine in terracotta che raffigurano una famiglia di emigranti del Brasile settentrionale. Lula era accompagnato, tra gli altri, dalla moglie, Marisa Leticia, vestita con una mantella nera, l'ambasciatrice presso la Santa Sede Vera Barrouin Machado e il ministro degli Esteri Caleso Amorim. Alcuni minuti più tardi nella Sala del Trattato, il presidente brasiliano e il suo ministro degli Esteri, Celso Amorin, hanno firmato, con il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e con il segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, l'Accordo sullo statuto della Chiesa cattolica in Brasile. L'accordo difende la personalità giuridica della Chiesa per il pieno svolgimento della sua missione apostolica e pastorale e rappresenta un passo chiarificatore nei rapporti fra Stato e Chiesa in Brasile. Una visita «storica» perché si firma «un accordo aspettato e desiderato», ha affermato a Radio Vaticana il nunzio apostolico in Brasile, monsignor Lorenzo Baldisseri che ha ricordato come il capo di Stato brasiliano sia cresciuto in ambienti cattolici e «apprezza profondamente la Chiesa cattolica». L'accordo tra Santa Sede e Stato brasiliano è definito dal nunzio «necessario perché risponde principalmente ad un'esigenza della Chiesa» perché esprime una certezza giuridica. La Chiesa cattolica in Brasile ha libertà di espressione nel compiere la propria missione, ma «è retta fino ad oggi soltanto da uno statuto. Uno statuto che deriva da un decreto del 7 gennaio 1890, riferito a tutte le Chiese esistenti in quel tempo, per le quali tale statuto conferisce personalità giuridica». «La Chiesa cattolica " ha aggiunto " si è retta da quella data fino ad oggi, con questo decreto. Dopo 118 anni, dopo tanto tempo segnato da richieste e dal desiderio da parte della Chiesa e della Conferenza episcopale di mettere per iscritto molteplici aspetti , possiamo avere la certezza giuridica che la Chiesa gode della libertà di espressione». Da un punto di vista pratico questo significa che i sacerdoti e tutti gli agenti pastorali potranno avere la libertà, secondo le leggi del dipartimento e dello Stato, di poter entrare nelle strutture sanitarie, strutture penitenziarie, scolastiche e in tutti gli altri luoghi dove la Chiesa può portare il suo messaggio spirituale. «Un messaggio da diffondere per contribuire, naturalmente, alla crescita integrale dell'uomo. Questo lo vediamo soprattutto per quello che riguarda l'insegnamento religioso. L'insegnamento sarà sempre un servizio facoltativo, non da parte dello Stato che deve prestare il servizio, ma da parte dell'utente», ha concluso il nunzio Baldisseri.
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