giovedì 14 aprile 2011
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Piena sintonia tra il presidente della Re­pubblica, Giorgio Napolitano, e il ver­tice della Chiesa italiana e della segre­teria di Stato vaticana nel sollecitare un’Eu­ropa più solidale al suo interno e verso le po­polazioni che al suo esterno sono in emer­genza, in particolare quelle del Nord Africa. Ieri il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha definito «necessaria» una «con­vergenza d’azione» che sia «rapida e concre­ta » dell’Europa nelle vicende migratorie di questi giorni. Il problema migratorio, ha sot­tolineato Bagnasco è «in crescita», ma «do­vrebbe e deve essere l’occasione perché l’I­talia abbia una sola voce verso l’Europa» e, da parte della Ue, l’occasione per dimostrare di es­sere «una realtà con un cuore u­nico che affronti i problemi in si­nergia e con re­sponsabilità». Costituire «una voce unitaria» in un «momento di emergenza», ha argomentato il porporato, è necessario «non solo per l’Europa e per il Paese, ma per tan­ta gente che in condizioni disperate arriva sulle nostre coste». Per quanto riguarda più in generale la situazione della politica italia­na, il presidente della Cei ha affermato che «al di sopra di tutto ci deve essere il deside­rio e la meta concreta del bene comune, che è fatto di tanti aspetti che devono essere af­frontati in un clima di maggiore serenità, al­trimenti non si va da nessuna parte». Parlando da Praga, dove sta svolgendo una visita di Stato, Napolitano ha definito «alta­mente apprezzabili» le preoccupazioni e­spresse poco prima dal presidente della Cei, e dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che martedì ha lan­ciato un monito al Vecchio Con­tinente affinché «ritrovi la sua a­nima, un’anima di grande soli­darietà e gene­rosità » verso le popolazioni che sono in emer­genza e «non la­sci sola l’Italia». «La libera circolazione delle persone – ha det­to il Napolitano dopo il colloquio a porte chiuse con il presidente della Repubblica Ce­ca Vaclav Klaus – è una delle principali con­quiste dell’integrazione europea». Possono crearsi delle situazioni «impreviste, come quella che stiamo vivendo» a seguito della crisi libica e tunisina che pongono «la co­munità internazionale e l’Unione europea di fronte a dilemmi difficili» anche rispetto al­la libertà di circolazione. «La politica di ac­coglienza – ha rimarcato il capo dello Stato – non deve mai essere in contrasto con l’esi­genza di fissare delle regole» di fronte ad on­date di flussi illegali e tenuto conto che la no­stra economia e le nostre imprese hanno bi­sogno di manodopera. «Di fronte ad emer­genze così difficilmente gestibili», ha ag­giunto, occorre perseguire degli accordi con i paesi di provenienza, in questo caso la Tu­nisia, e inoltre bisogna tenere conto che en- trare in territorio italiano significa entrare in territorio europeo. Sono perciò «preoccupa­zioni altamente apprezzabili», per Napolita­no, quelle espresse dai cardinali Bertone e Bagnasco. Secondo il presidente «le autorità di Tunisi, in questa fase di trapasso della gestione po-­litica, non sono state in grado di rispettare l’accordo già stipulato con l’Italia che preve­de il rimpatrio di chi arriva illegalmente». Ma dal 5 aprile vale un nuovo accordo, perciò ha aggiunto: occorre vedere come in sede eu­ropea si deciderà di considerare i per­messi temporanei di ingresso rila­sciati dall’Italia. E in serata Napolitano, nel pranzo di Stato offerto da Vaclav Klaus, ha in­viato un monito contro ogni isola­zionismo: «Non illudiamoci di con­servare i benefici allentando i legami di interdipendenza. Non lasciamoci trarre in inganno». Questa Europa «è certamente perfettibile, deve mo­strare capacità di adattarsi alle circo­stanze sopravvenute, ma è la base di cui i nostri popoli oggi non potreb­bero fare a meno». L’instabilità nel Mediterraneo, i flussi mi­gratori, le violazioni dei diritti umani, sono questioni che gli Stati membri non posso­no affrontare da soli. Perciò «cedere alle lu­singhe di anacronisti­che chiusure nazionali e di sterili particolari­smi », significa condan­narsi tutti all’«irrile­vanza ».
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