venerdì 29 marzo 2013
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Papà Francesco. Non solo Papa per questi ragazzi. La loro emozione è fortissima, come anche quella di chi dentro la cappella del carcere minorile di Casal del Marmo. Seduti. Nessun rialzo. Poche parole d’omelia. Servono i gesti qui, adesso, oggi, nella Messa nella Cena del Signore. Il Papa si piega e poggia entrambe le ginocchia a terra. Lava i piedi dei ragazzi, li asciuga. Li bacia. Poi si rialza e guarda un istante dritto nei loro occhi: «Vi abbiamo visto il suo amore, tutti l’hanno visto».
Chinato per servirliRipete tutto questo sei volte. Perché sei volte, a capo scoperto, s’inginocchia e scende fino a terra per la lavanda dei piedi alle coppie di ragazzi vicini. Il grande che va giù fino a baciare i piedi degli, increduli, ultimi. Dei "piccoli". Dei peccatori. Di chi è stato un delinquente ed ora paga e deve «non farsi rubare la speranza» dagli altri e neppure da se stesso. Ragazzi ai quali la vita ha graffiato e ghiacciato il cuore che adesso non frenano le lacrime. Quell’uomo vestito di bianco, un potente, è chinato in ginocchio davanti a loro, bacia i loro piedi, non soltanto non li considera reietti, ma li «serve». Vuole «custodirli».Non frenano le lacrime nemmeno alcuni volontari, alcune guardie penitenziarie che partecipano al rito. Mai un Papa il Giovedì Santo era venuto a fare questo in un carcere minorile. Lo stesso padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, più tardi, raccontando la celebrazione, deve fermarsi un attimo. «È stato impressionante – riprende – veder ripetere quel gesto che per un uomo di settantasette anni è anche impegnativo fisicamente».Sono seduti in prima fila quei dodici ragazzi. Fra loro ci sono anche musulmani e due ragazze, di modo che potessero rappresentare un po’ tutti quanti sono "ospiti" dentro queste mura, che sono alte e dall’interno mozzano la vista e il fiato. Una ragazza è italiana, cattolica. L’altra serba, islamica. E mai un Papa durante la Messa nella Cena del Signore aveva lavato i piedi a una donna.
I ragazzi musulmani commossiAl momento dello scambio del segno di pace, Francesco torna da loro per stringerli e baciarli, uno per uno. L’incredulità lentamente, inesorabilmente sta cedendo il passo all’emozione. Un’altra lacrima, anche ora, anche per questo abbraccio, scivola in silenzio su qualche giovanissima guancia.Sono rapiti forse più di tutti proprio loro, i ragazzi musulmani. Commossi. Loro che prima dell’arrivo del Papa ostentavano distacco. Mostravano quasi disinteresse. Loro che adesso si sentono amati dal successore di Pietro. Che capiscono quanto non faccia distinzioni.Un papà che si è inginocchiato davanti ai suoi figli più reietti e colpevoli e così ha mostrato loro la via del riscatto: «Ragazzi, avanti e non lasciatevi rubare la speranza». Il volto di padre Gaetano Greco, il cappellano del carcere minorile di Casal del Marmo è radioso, è lo stesso suo sguardo a sorridere di gioia, rivolto al Papa e ai "suoi" ragazzi. «So che stasera andranno a dormire sereni», confida dopo averci parlato a cena.Uno dei dodici ragazzi scelti per la lavanda dei piedi non aveva retto l’emozione, non ce la faceva, e prima della Messa si era dovuto sostituirlo, come avrebbe rivelato solamente più tardi il Capo del Dipartimento per la giustizia minorile, Caterina Chinnici:« La visita del Papa e il suo gesto ha provocato in tutti loro una grande emozione». Poi lo ripete, convinta, sicura: «È stata un’esperienza che non dimenticheranno, un’esperienza che certamente segnerà il loro percorso e il loro futuro».
«Perché sei venuto qui?»Dopo la celebrazione, tutti nella palestra, di modo che anche gli altri ragazzi (quarantanove in tutto) possano salutare papa Francesco. Si scambiano gli auguri e i doni: il Santo Padre ad ognuno di loro ha portato un uovo di Pasqua e una colomba, loro gli regalano una Croce ed un inginocchiatoio in legno che hanno costruito nei laboratori del carcere. Ognuno va a turno dal Papa, che li saluta, li abbraccia e li bacia. «Un’altra scena forte, emozionante», dice padre Lombardi. C’è il discorso del ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino, rivolto al Papa e ai ragazzi: «Santità, la sua presenza qui, oggi, rappresenta un dono straordinario. Sia lei il primo custode di questi ragazzi e delle loro speranze». Molti lo chiamano papà: «Spesso questi ragazzi non hanno un padre – spiega infine la Severino – . Credo che questa giornata resterà quindi nel cuore di tutti loro».Infine tocca ai ragazzi. Uno va al microfono. Ci si aspetta rivolga a papa Bergoglio saluti e ringraziamenti. Pronuncia una sola frase: «Perché sei venuto qui da noi?». E neanche il Papa se l’aspettava: «So – risponde – che mi è venuto dal cuore...».
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