martedì 12 dicembre 2023
Il caso dell'autore del romanzo fantasy pubblicato dalle Edizioni Studio Domenicano
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undefined - Lorenzo Cavazzuti

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«In una lontanissima galassia a forma di aquila, nella costellazione di Iris, distante 16 milioni di anni luce dalla terra, sorgeva un grande impero galattico. Il centro era il pianeta dominante di un sistema planetario di 8 pianeti. Questo pianeta era il quinto incominciando a contare da epsilon, una splendente stella di un’intensa luce rossa, fonte di vita e calore per il pianeta Kronos». Comincia così un romanzo di fantascienza speciale pubblicato dalle Edizioni Studio Domenicano, Gli ultimi giorni di Fetonte, quinto pianeta del sistema solare, a firma di Giuseppe Calandrino (Pagine 512, euro 25). Ciò che lo rende speciale è il nome dell’autore e il suo vissuto. Calandrino, 79 anni, ha infatti alle spalle una vita tormentata, buona parte della quale spesa in strada, da senza dimora. Una condizione da cui oggi è uscito grazie all’aiuto determinante degli uomini e delle donne di “Fratelli Tutti Gaudium”, associazione di volontariato di Bologna. Calandrino li incontrò un giorno del 2010, nei pressi del binario 8 della stazione felsinea dove lui allora “alloggiava”. Un incontro da cui, col tempo, sbocciarono fiducia e amicizia. E da cui uscì anche una sorpresa letteraria. «Giuseppe non ci ha parlato subito di questa sua passione per la scrittura – racconta Monica Riccelli, presidente di “Fratelli Tutti Gaudium” – noi vedevamo che portava in giro un borsone pesantissimo con molti lucchetti. Col tempo abbiamo capito che conteneva dei quaderni, su cui aveva lavorato per anni. Era un romanzo fantasy. Il suo sogno incoffesato era di pubblicarlo. Sogno che lo abbiamo aiutato a realizzare».

Il libro si avvale della prefazione del cardinale Matteo Zuppi, che non è estraneo alla vicenda umana dell’autore e ha partecipato alla presentazione de Gli ultimi giorni di Fetonte avvenuta martedì scorso a Bologna, insieme ai domenicani Giorgio Carbone e Davide Pedone. «Conobbi Giuseppe Calandrino nel 2017 – scrive Zuppi – mi colpì subito la sua riservatezza e la sua discrezione e oserei dire che da allora è nata una bella amicizia. In stretta collaborazione con l’Associazione “Fratelli Tutti Gaudium” che lo ha accompagnato da vicino nel suo percorso e che mi ha aggiornato passo passo, ho seguito tutte le sue tappe di crescita. Dalla ricerca di aiuto presso i servizi locali, alla casa, alla sua situazione di salute e ai progressi del suo libro. Un giorno, di ritorno da un viaggio dalla sua amata terra natia siciliana, di cui sentiva mancanza, ha chiesto di vedermi per regalarmi un’immagine della Madonna delle Lacrime di Siracusa in pergamena pregiatissima e per chiedermi di fare la prefazione del suo libro Fetonte che aveva appena terminato di trascrivere al computer. Dissi subito di sì. Lessi nei suoi occhi grande commozione ed ebbi l’impressione che vedesse in me quel “padre” che gli mancava, uno sguardo che richiamava la sete di un Padre più gran de di cui stava facendo esperienza forse da una vita, vissuta alla ricerca della felicità, per sentirsi “figlio amato” come il Figliol prodigo che rientra alla casa dal Padre».

Oggi Giuseppe Calandrino vive appunto in un’abitazione tutta sua a Monghidoro, sull’Appennino bolognese, assistito discretamente dai volontari di “Fratelli Tutti Gaudium”. E sulla soglia degli 80 anni sorride della sua nuova identità di scrittore.

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