giovedì 30 dicembre 2021
L’arcivescovo Nosiglia ha offerto l’ostensione del Lino ai ragazzi che partecipano all’avvio del Pellegrinaggio promosso dalla Comunità in vista dell'incontro di luglio
Giovani davanti alla Sindone

Giovani davanti alla Sindone - Ansa

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Una grande emozione, concentrata in pochi minuti. La preghiera in diretta tv e social dalla Cattedrale di Torino ha proposto in Italia, e in tutto il mondo, quel "silenzio" della Sindone che lascia il segno nel cuore di chi la contempla, da vicino o da lontano. È toccato giovedì 30 dicembre ai giovani torinesi che partecipano alla "anteprima" del Pellegrinaggio di fiducia sulla terra. Una tappa controversa quella torinese: doveva svolgersi a dicembre 2020, si farà il 7-10 luglio 2022, con questo prezioso anticipo del momento di contemplazione che l’arcivescovo Nosiglia ha voluto offrire alla Comunità di Taizé e ai giovani - torinesi soprattutto, con qualche delegazione dal resto d’Italia - che stanno partecipano agli incontri, organizzati dalla Pastorale giovanile di Torino guidata da don Luca Ramello (che ha condotto anche la diretta tv e social).

La trasmissione di TV2000 per l’Italia è stata rilanciata in tutto il mondo dai segnali del Centro televisivo vaticano - Vatican News, e si è aperta con le parole del Papa affidate al cardinale Parolin, Segretario di Stato. «Quali responsabilità dobbiamo assumere per garantire – ha scritto il Papa – la sua salvaguardia e rendere abitabile la terra? Mentre le polarizzazioni aumentano, come possiamo noi diventare artigiani dell’unità?».

Sul tema dell’impegno dei giovani è tornato frère Alois, il priore di Taizé, che in questi giorni a Torino partecipa agli Incontri e che ha voluto essere presente anche in Duomo. «Cristo Gesù, vorremmo portare a te il tesoro della pace sulla terra – ha detto il priore parlando ai giovani e alle autorità torinesi riuniti in Duomo – ma dobbiamo confessare che da soli non ci arriviamo. In un mondo sempre più interconnesso, ci accorgiamo che vecchie e nuove spaccature rendono difficile una solidarietà profonda e un’armonia con l’insieme del Creato. Ma sappiamo anche che in te si trova il segreto della vera unità, e perciò il dono più importante che possiamo regalarti è una sete profonda di comunione. Vogliamo conoscere la gioia nel ricevere da te quest’oro prezioso». L’oro, perché nel corso della preghiera sono stati deposti ai piedi del presepe i tre doni dei Magi: l’oro del cuore, l’incenso della preghiera, la mirra della sofferenza del Cristo che vediamo nei poveri e nei bisognosi, e che siamo chiamati a risanare.

L'arcivescovo Nosiglia

L'arcivescovo Nosiglia - Ansa

Di questa sofferenza parla la Sindone, ha ricordato il Custode l’arcivescovo Cesare Nosiglia: «Dal suo silenzio la Sindone suscita parole, nelle nostre teste e nei nostri cuori. Parole che ci parlano di un mistero di salvezza che è capace di raggiungere altre persone. Un mistero, verrebbe da dire oggi, contagioso più di un virus. Ma la presenza della Sindone, che per noi significa il silenzio del Cristo morto, suscita anche quelle domande che, se siamo onesti, sappiamo che non ci abbandonano mai, ogni giorno: le domande sulla morte e sulla vita, nostra e del mondo intero. La grande domanda su Dio, sulla sua presenza, sui suoi progetti». Ma nella Sindone, ha concluso Nosiglia, noi «abbiamo visto l’amore», quello che non solo ci tiene vivi ma ci fa vivere in pienezza. La preghiera si è chiusa con un gesto che era una immagine forte: il vescovo di Torino inginocchiato di fronte alla teca che custodisce il Telo, con le mani e la fronte appoggiate, quasi a toccare quell’immagine.


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