sabato 5 ottobre 2013
​La scelta di Francesco accompagna il laboratorio della Chiesa italiana. Un cammino pastorale che coinvolge tutte le diocesi e le parrocchie. (Mimmo Muolo)
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Pastorale di prossimità e di cura, specie dei più bisognosi, riflessione sulle forme della collegialità, revisione del numero delle diocesi e piena disponibilità alle indicazioni del magistero pontificio. Continua all’interno della Conferenza episcopale italiana l’approfondimento dei temi che maggiormente stanno a cuore al Pontefice e sui quali si è stabilita fin dai primi giorni del suo insediamento sulla Cattedra di Pietro una precisa sintonia. La visita che il Papa ha compiuto ieri ad Assisi ne è una ulteriore conferma, dato che Francesco è stato accompagnato sulla tomba del Poverello da tutta la Chiesa italiana con la preghiera e da numerosi vescovi della Penisola anche fisicamente, sotto la guida del cardinale presidente Angelo Bagnasco.Da questo punto di vista anche la notizia, giunta nei giorni scorsi, della proroga dello stesso Crociata nell’incarico che ricopre dal 20 ottobre 2008 si iscrive nella medesima scia. E lo aveva sottolineato il diretto interessato subito dopo la pubblicazione della decisione del Pontefice: «Accolgo con gratitudine – si legge infatti nella breve dichiarazione diffusa mercoledì scorso – la scelta di papa Francesco assicurando, insieme all’impegno di continuare questo servizio con spirito di profonda appartenenza ecclesiale, la mia piena disponibilità».Le parole del sessantenne presule siciliano (che ha alle spalle una consolidata esperienza nell’insegnamento della teologia e anche una esperienza come vescovo diocesano) sono la traduzione dell’atteggiamento complessivo dell’episcopato italiano. Episcopato da sempre specialmente legato alla Sede Apostolica, come anche di recente ha ribadito il cardinale Bagnasco durante i lavori del Consiglio permanente della Cei. Si continuerà a lavorare dunque sui «laboratori» aperti e sugli scenari di fondo dell’azione pastorale. E in questo senso la proroga stabilita dal Pontefice assicura che non venga a mancare continuità di azione fino a quando verranno prese altre decisioni. Siamo infatti in un momento cruciale del decennio che i vescovi hanno deciso di dedicare al tema dell’educazione. Ed è già in avanzata fase di preparazione il convegno ecclesiale nazionale di Firenze, che nel 2015 dovrà fare il punto e rilanciare su un tema decisivo come l’umanesimo cristiano. Su questo argomento, ad esempio, papa Francesco ha già fornito imprescindibili spunti di riflessione, con la messa in guardia rispetto sia alla autoreferenzialità e alla non partecipazione anche responsabilmente «pastorale» di tutto il «popolo di Dio» (laici, religiosi e religiose, sacerdoti, vescovi) alla vita delle comunità parrocchiali e diocesane sia, su un piano più generale e "civile", con il capovolgimento della cosiddetta «cultura dello scarto», che tende a considerare gli uomini solo in virtù della loro "perfezione" e produttività, eliminando invece dall’orizzonte sociale la vita nascente, declinante o comunque più povera e debole. Così come pure l’accento posto in tutte le occasioni (e da ultimo proprio ieri ad Assisi) sullo spirito di accoglienza di ogni marginalità e dei disagi esistenziali fornirà ulteriori elementi per la definizione di quell’umanesimo. Una Chiesa discepola, missionaria, povera e per i poveri. La strada è dunque tracciata. Non resta che percorrerla.
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