
Due giovani in piazza San Pietro poco dopo la notizia della morte del Papa - Ansa
Un gruppo di ragazze è in piedi, accanto all’obelisco di piazza San Pietro. Sono in cerchio e pregano, con il rosario in mano e attorno c’è un silenzio più forte delle parole. «Stamattina non volevamo crederci - dice Mia, studentessa della California, smettendo per un attimo di concentrarsi sulla preghiera -, eravamo uscite per una passeggiata ma quando abbiamo saputo della sua morte siamo corse in piazza». Mia è a Roma con le sue colleghe, per uno scambio universitario. «Siamo legate a Papa Francesco perché ha cercato di unire tutti, ha avuto una visione davvero lungimirante della Chiesa, ha tentato di avvicinare tutti alla fede. Penso che la parola “Speranza” sia assolutamente quello che lo contraddistingue» ha aggiunto con gli occhi ancora increduli, mentre suonano a lutto le campane della Basilica.
La notizia della scomparsa del Papa in piazza San Pietro non fa percepire l’allegria della primavera inoltrata. Anche i tanti turisti si fermano in silenzio davanti alla Basilica, e per un attimo diventano pellegrini in preghiera per Papa Francesco. «È stato un vero padre spirituale per me - racconta Susanna, che non trattiene le lacrime dietro agli occhiali da sole -. Vengo da Cagliari e sono grata a Dio per essere qui in vacanza proprio in questi giorni. In maniera particolare durante il periodo del Covid ho sentito il Papa vicino a tutti noi, mi ha dato tanta forza in quei mesi, ho pregato per lui ogni giorno. Non posso pensarci, non posso pensarci».
Barbara e Paolo, in viaggio a Roma da Spoleto, abbracciano i loro tre figli, e gli indicano la finestra sui Palazzi Apostolici da cui hanno sempre visto Papa Francesco affacciarsi in televisione. «Siamo qui con tutta la nostra famiglia perché lui ci ha davvero insegnato a non perdere mai la speranza. Ha messo sempre al primo posto la ricerca della verità e l’annuncio del Vangelo, amando tutti, indistintamente». A dire ai suoi genitori che il Papa era morto questa mattina presto è stato Giovanni, il loro figlio di 13 anni, che fra pochi giorni sarà raggiunto in città dai suoi amici per vivere il Giubileo degli adolescenti. «Gli volevo bene, sento molta tristezza» ha commentato il ragazzo.
Nelle ore sospese di questa mattina sugli schermi dei telefoni la notizia che scorre è sempre la stessa. Erika e Antonio, due fidanzati di Roma, cercano di capire se ci sarà un momento di preghiera in piazza per tutti. Intanto sul sagrato della Basilica, a poco a poco, i giardinieri mettono via i fiori colorati ancora lì dalle celebrazioni pasquali di ieri. «Francesco ha aperto la Chiesa al mondo - ha raccontato la ragazza - ha avvicinato anche i non credenti, facendosi anche molti nemici internamente. Lo stimo moltissimo, per questo siamo voluti passare a fare una preghiera da qui».
Costantino invece, scout romano di 17 anni, parla con suo papà e guarda il balcone della Loggia delle Benedizioni. «Ci ho tenuto molto a venire in piazza questa mattina con mio padre - spiega -. Ero alla Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona e non posso dimenticare le parole di Francesco. Di lui più di tutto mi rimane nel cuore la sua fede e il fatto che credesse anche molto in noi giovani. Mi ha fatto credere di poter cambiare il mondo, di poter sognare un futuro migliore per me e per gli altri».