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L’idea è venuta pensando alle Porte sante di Roma aperte in occasione del Giubileo: realizzare una mostra di chiavi, provenienti da tutto il mondo, per dire che ogni persona è chiamata a trovare la chiave della propria vita. È l’originale iniziativa, l’ultima di una lunga serie di successo, messa in campo a Feltre dalla Cooperativa sociale Arcobaleno 86 onlus, della Comunità di Villa San Francesco di Facen, in provincia di Belluno. Il posto che l’accoglie è quel casolare a suo tempo acquistato grazie alla mano della Provvidenza e dov’è stato collocato quello che è stato chiamato il Museo dei sogni: “Le chiavi della porta della tua vita”, questo il titolo dell’esposizione, ne raccoglie già più di 150 arrivate da una trentina di Paesi in rappresentanza di ogni continente. Ogni chiave è accompagnata da una didascalia o da una storia. «L’Anno Santo apre alla speranza, come ci indica papa Francesco. Allora troviamo la chiave per spalancare la porta della nostra esistenza a un futuro se possibile migliore, fatto di prossimità, impegno, perdono, responsabilità», dice il direttore di Villa San Francesco, Aldo Bertelle, una vita spesa ad accogliere persone disabili, fragili e bisognose: casa, lavoro, una prospettiva di vita per chi concretamente rischiava di rimanere scartato. La mostra, non a caso, parte da una porta che simbolicamente dev’essere varcata. Dopo s’incontrano chiavi di ogni tipo. C’è quella di Montecitorio donata dal presidente della Camera Lorenzo Fontana che invita i visitatori a un cammino condiviso. C’è la chiave del vescovo di Belluno Renato Marangoni che ha voluto donare un passepartout, la chiave universale per definizione: «Nuova e dunque ancora da definire, come la nostra vita, che è sempre inedita e da costruire giorno per giorno. E una chiave che apre tutta quanta la vita. Di recente lo psicanalista Massimo Recalcati ha ricordato che la parola che più richiama il ministero di Gesù è “effatà”, che vuole dire “apriti”: è proclamata in tutti i battesimi perché è l’invito ad aprirsi alla bellezza di ogni vita».

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Visitare la mostra è sorprendente. Ci sono le chiavi degli studenti delle scuole medie di Vedelago, i primi ad aderire al progetto. Quella che il compianto don Edy Savietto, scomparso improvvisamente in missione in Brasile, aveva donato a un confratello. Del Gruppo Dolomiti Veneto Italia alla grotta di Lourdes. Dell’auto a bordo della quale è morta una giovane: i genitori non si sono arresi al dolore straziante del lutto, ma l’hanno trasformato in testimonianza. Ancora: c’è la chiave di santa Giuseppina Bakhita quando prestava servizio in portineria nella comunità canossiana di Schio (Vicenza). Di un bambino paziente dell’Oncologia di Padova. Della valigia di don Luis Canal, missionario da 30 anni. E poi dei 60 anni di matrimonio di una coppia. Degli scout di Follina per i 100 anni di Franco Basaglia che col celebre Marco Cavallo spezzò le catene dei malati di mente, rompendo barriere, confini, pregiudizi all’ospedale San Giovanni di Trieste e in tutta Italia. Di una casa distrutta a Longarone dalla tragedia del Vajont. Quella fatta di sassi, degli alpini, in memoria della Grande guerra e della strage di Marzabotto. La chiave in bronzo dello scultore Giancarlo Frison a ricordo di san Giovanni XXIII e dell’apertura del Concilio, con un’allusione al discorso alla luna. La chiave del brolo di papa Albino Luciani. E quella del primo oratorio di don Luigi Orione a Tortona, dapprima chiuso per le intemperanze dei giovani che lo frequentavano, poi inizio di una storia di educazione straordinaria, dopo che il santo l’aveva affidata alla mano della Madonna. Ora ce n’è in arrivo una che apparteneva a Dino Buzzati, amante delle Pale di San Martino: «Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno?», si chiedeva il celebre scrittore. Bertelle sogna le chiavi più attese: da Gaza e da Israele, mentre la tregua prende corpo. «La mostra sarà aperta fino a Pasqua. Poi chissà che non possa diventare itinerante in quest’anno giubilare. A chi viene a vederla vorremmo lasciare un messaggio di speranza e di pace: una chiave può aprire o può chiudere, a ciascuno di noi la scelta».