sabato 4 luglio 2020
Nella festa del beato la Messa presieduta dall’arcivescovo Nosiglia: ci insegna a non vivacchiare ma a prendere in mano la propria vita. E la pastorale giovanile gli affida la ripresa delle attività
L’esempio giovane di Frassati: puntare in alto, a ideali grandi

Andrea Pellegrini

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Festa e preghiera, ieri sera nella Cattedrale di Torino, per ricordare il beato Pier Giorgio Frassati. Nel giorno della memoria liturgica del giovane beato, morto a Torino il 4 luglio del 1925 a 24 anni, protagonisti i giovani e le tante realtà associative che lo hanno scelto come modello. A presiedere la Messa nel Duomo dove è sepolto e dove nel 2015 sostò in preghiera papa Francesco, che anche nella Christus vivit lo ha indicato come esempio per i giovani «per la sua gioia trascinante che superava anche tante difficoltà della sua vita» e per l’amore per i poveri, l’arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia.

La tradizionale celebrazione è stata anche occasione per affidare al beato la ripresa delle attività negli oratori: «La festa del beato Pier Giorgio Frassati quest’anno assume un valore tutto particolare – ha commentato don Luca Ramello direttore della pastorale giovanile –. La pandemia del Covid-19 ha infatti segnato tutta la società, con la sua carica di morte e di sofferenze. Ma in questo buio sono brillate tante stelle di prossimità a chi stava soffrendo. Con uomini e donne di ogni età, molti giovani si sono distinti per la loro pronta generosità, per la loro carità creativa, per la loro fede forte. In Pier Giorgio Frassati hanno trovato un modello straordinario, da cui attingere ispirazione e forza. Oggi è dunque l’occasione per tornare dal beato Pier Giorgio per invocare la sua intercessione, per rinnovare il legame con la sua amicizia, per affidargli la ripresa di tutte le attività di pastorale giovanile, in particolare la riapertura degli oratori». A concelebrare anche il superiore generale della Piccola Casa della Divina provvidenza padre Carmine Arice a testimonianza del legame tra lo spirito caritativo e concreto di san Giuseppe Benedetto Cottolengo e del giovane beato.

Pier Giorgio Frassati che veniva beatificato da Giovanni Paolo II il 20 maggio del 1990, quando lo definì «l’uomo delle beatitudini» era terziario domenicano, membro della Fuci e dell’Azione Cattolica, amante della montagna, mosso da una instancabile dedizione per i poveri. Una vita “piena” della quale monsignor Nosiglia ha voluto richiamare diversi elementi. «Di Pier Giorgio – ha sottolineato l’arcivescovo – ammiriamo la voglia di vivere, di salire in alto per conquistare le vette delle montagne, la gioia dell’amicizia e l’impegno dello studio fino a quello sociale e politico. Un ragazzo moderno, attivo, dinamico, trascinatore, ricco di iniziativa e mai pago dei traguardi raggiunti. Ricordiamo il suo invito a non vivacchiare, ma a prendere in mano la propria vita ogni giorno per trarne motivo di impegno e puntare in alto verso ideali grandi». «Pier Giorgio – ha aggiunto – non fa o pensa a cose straordinarie per puntare alla santità, ma vive l’ordinario di ogni giorno quale via che il Signore gli offre per trasformarlo in straordinario grazie alla intensità della sua fede e del suo amore».

Ecco dunque che la festa del beato è divenuta anche una occasione per richiamare proprio i giovani che hanno vissuto questi mesi con fatica, che si trovano in condizioni di precarietà a non abbandonarsi alla sfiducia, a non cercare vie effimere di felicità. «Ci vuole lo spirito delle Beatitudini di cui Pier Giorgio si è nutrito e ha imitato alla lettera – ha concluso Nosiglia – per vedere e vivere ogni esperienza anche le più dolorose nella luce di Dio, del suo amore perché “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” e ogni momento di vita va offerto a Lui per trarne motivo di gioia».

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