mercoledì 14 febbraio 2024
Novità al servizio della liturgia e della vita pastorale alla fiera di prodotti e servizi per il mondo religioso svoltasi a Bologna. Tante le sfide della vita comunitaria affrontate nei convegni
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Nuove tecnologie a servizio della liturgia e innovazioni digitali per semplificare la vita a preti e volontari parrocchiali, spesso sommersi da attività pastorali e incombenze tecniche. Tra le principali novità di Devotio 2024, la fiera internazionale di prodotti e servizi per il mondo religioso che si è chiusa ieri a BolognaFiere, hanno trovato ampio spazio gli strumenti di supporto alla gestione quotidiana di beni e strutture ecclesiastiche.

Non è mancata la migliore produzione italiana e mondiale di articoli religiosi: paramenti, accessori per la liturgia, arte sacra, abbigliamento per il clero e “prodotti consumabili” come ostie e vino da Messa. Giunta alla quarta edizione, l’esposizione si è rivelata più di un semplice mercato. A partire dalle novità tecnologiche a servizio delle realtà ecclesiali: sistemi di amplificazione wi-fi per la diffusione audio delle celebrazioni, installazioni interattive per aiutare i bambini a vivere la Messa, impianti di automazione per l’illuminazione e la sicurezza degli edifici, visori immersivi per visitare chiese e beni culturali di non facile accesso. Tra le soluzioni hi-tech di Devotio sono stati presentati sofisticati sistemi per la scansione di opere d’arte sacra. Una statua o un crocifisso possono essere riprodotti ad alta risoluzione con stampanti 3D in più formati: a grandezza naturale (si può creare la copia della statua venerata in un santuario per una peregrinatio), oppure in scala ridotta sotto forma di oggetti devozionali o souvenir. È ciò che fa un’azienda romana leader nella creazione di statue, ricordini e riproduzioni museali, Lorenfa srl. «Un turista ammira un’opera unica in un museo oppure un devoto visita un santuario – dice il titolare Fabio Simeone – e si porta a casa una riproduzione. È un modo per fare propria la bellezza che ha gustato».

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Anche per la progettazione di nuovi spazi sacri la tecnologia è ormai insostituibile. «Attraverso il rendering – racconta l’ingegnera liturgista suor Josefina Saladdino, delle Pie Discepole del Divin Maestro – si ottiene la rappresentazione realistica di un progetto di adeguamento liturgico. Questo permette al celebrante e all’assemblea di visualizzarsi già nello spazio delle celebrazioni».

In fiera c’è stato anche spazio per gli effetti scenici, che creano meraviglia e stupore: applicazioni digitali capaci di proiettare giochi di luce e di immagini sulle facciate di chiese e cattedrali, magari per una festa liturgica o per il santo patrono. Le tecnologie digitali migliorano poi la diffusione audio delle celebrazioni, come pure sistemi di automazione per gestire a distanza, tramite una semplice app installata sullo smartphone, le campane o la videosicurezza di edifici religiosi, santuari e conventi.

L’evento bolognese, che in questi due giorni ha richiamato oltre quattromila visitatori, ha offerto anche opportunità di formazione. Il comitato scientifico di Devotio, composto da architetti, liturgisti e professionisti della cultura, ha pensato a una proposta culturale che rispondesse alla realtà che affronta oggi la Chiesa italiana. Nel periodo post-pandemico si è accentuata la disaffezione dei battezzati alla partecipazione alla liturgia. Lo spunto per nuove vie di incontro e di conformazione degli spazi ecclesiali ha particolare rilevanza, perché se ben concepiti, i luoghi fisici possono diventare opportunità di annuncio.

Diversi convegni e seminari hanno avuto in comune il tema “Edificare la comunità: i luoghi dell’annuncio e dell’incontro”. I rappresentanti di diverse realtà ecclesiali hanno condiviso spunti per una missione evangelizzatrice della Chiesa che coinvolga anche spazi e luoghi per accogliere la comunità e favorire l’incontro, anche con quanti non conoscono la bellezza del messaggio cristiano. Le chiese e i beni ecclesiastici devono essere spazi per costruire la fraternità. Alcuni edifici non sono più necessari come lo erano in passato, per mancanza di fedeli e di clero, e non si tratta di un cambiamento necessariamente negativo, ma va letto come un segno dei tempi. Quelle strutture possono essere una risorsa da mettere a disposizione della comunità. È ciò che ha illustrato padre Antonio Loffredo nella relazione sulle attività che hanno preso piede negli ultimi anni al Rione Sanità di Napoli. «I primi cristiani – ha sottolineato Loffredo – ritenevano che il corpo di Cristo fosse la comunità, al pari dell’Eucaristia. Creando spazi per l’incontro comunitario celebriamo nuove liturgie». È stato illustrato un esempio virtuoso. La chiesa di sant’Aspreno ai Crociferi era chiusa dal terremoto del 1980 ed è stata messa in sicurezza dopo decenni di abbandono per ospitare le opere del giovane artista Jago. Si è rivelata un’iniziativa di inclusione sociale per il quartiere: la valorizzazione del patrimonio storico-religioso ha permesso di abitare nuovamente quegli spazi sacri, che sono tornati ad essere anche il luogo di celebrazioni eucaristiche.

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