venerdì 30 gennaio 2009
Dopo l’annunciata rinuncia al summit con la Santa Sede di marzo le autorità religiose d’Israele definiscono molto bella e importante la lettera del cardinale. Paglia: sulla Shoah la posizione espressa dal Papa è inequivocabile.
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Il dialogo tra la Santa Sede e il Rabbina­to di Israele prosegue. E anche se do­vesse essere cancellato l’incontro di mar­zo, ciò non andrebbe interpretato come un segnale negativo, perché comunque si trat­terebbe solo di un rinvio di data. Quel che è certo è che le inequivocabili parole con cui mercoledì il Papa aveva condannato ogni forma di oblio, negazione o riduzionismo della Shoah hanno colto nel segno. E sono state accolte anche a Gerusalemme come un «importante passo avanti». È questo in sintesi il senso di una giornata, quella di ieri, che ha visto uno scambio epi­stolare tra il cardinale Walter Kasper, presi­dente della Pontificia Commissione per i rapporti con l’ebraismo, e il Rabbinato i­sraeliano, proprio in merito al già program­mato incontro di marzo. Il porporato, dopo aver ricordato l’intervento del Papa, nella sua lettera ha proposto di mantenere la da­ta del summit, che quest’anno ha per tema la collaborazione tra cattolici ed ebrei a di­fesa del creato. E in serata una prima rispo­sta è arrivata tramite una dichiarazione del direttore generale del Rabbinato, Oded Wie­ner, secondo cui la lettera della Santa Sede è «importante, molto bella e molto seria». Quanto poi alla richiesta del cardinale Ka- sper di confermare che «l’incontro fissato per l’inizio di marzo abbia luogo nella data prestabilita», l’esponente ebraico ha detto che essa «verrà valutata la prossima setti­mana in maniera approfondita, congiunta­mente con il testo del discorso pronunciato mercoledì da Benedetto XVI». Un discorso, ha aggiunto Wiener parlando con l’Ansa, «pure molto importante non solo per gli e­brei ma per il mondo intero perché ha re­spinto i negazionisti della Shoah. Quel di­scorso ha rappresentato un passo avanti per la soluzione della vicenda». Ad ogni modo, ha concluso il direttore generale, «è possibi­le che anche in seguito all’esame di questi documenti il Rabbinato necessiti di ulterio­ri chiarimenti per l’incontro». La lettera di Kasper e le dichiarazioni di Wiener sono per il momento gli ultimi atti di una vicenda cominciata qualche giorno fa, proprio con un’altra missiva, firmata da quest’ultimo, in cui veniva espressa al por­porato tutta la preoccupazione e il dolore della comunità ebraica, in seguito alla re­missione della scomunica ai vescovi ordi­nati da monsignor Marcel Lefebvre (e dun­que anche al vescovo Williamson, autore di pesanti e inaccettabili dichiarazioni volte a negare, o quanto meno a ridimensionare fortemente, la Shoah). Tale gesto, che come ha spiegato il Papa era un atto di paterna misericordia, è stato interpretato invece co­me una riammissione nella Chiesa cattoli­ca (che invece non è perché, ha ricordato sempre mercoledì Benedetto XVI, ci sono ancora altri passi di compiere per giunge­re alla piena comunione) e comunque gra­vemente lesivo del dialogo. Di qui l’inten­zione manifestata nella lettera inviata a Ka­sper di sospendere l’incontro di marzo. Che però potrebbe ancora essere mantenuto, se verranno giudicati sufficienti i gesti com­piuti dal Papa e dalla Santa Sede in queste ultime ore. Le parole di Benedetto XVI, riguardo agli e­brei e ai lefebvriani, ha fatto notare il cardi­nale Dionigi Tettamanzi, «sono state chiare ed esplicite», tanto da spegnere ogni inter­rogativo al riguardo. L’arcivescovo di Mila­no, ieri a Roma per la presentazione di un suo libro, interpellato a margine dai giornalisti, ha ribadito che «il Santo Padre ha fatto chia­rezza su tutto» e che «ogni cosa può essere superata. Il dialogo, se andrà avanti nella ve­rità, darà sicuramente dei frutti». Anche per monsignor Vincenzo Paglia, ve­scovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione episcopale Cei per l’e­cumenismo e il dialogo interreligioso, «la po­sizione espressa dal Pontefice ha suscitato u­nanimi reazioni positive, sia negli esponen­ti laici dell’ebraismo, sia nei rappresentanti religiosi, come ad esempio il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni». «È su questo cli­ma – ha aggiunto il presule – che si deve con­tinuare a lavorare anche nelle prossime set­timane. Le vicende ultime, volendo guar­darle anche su un versante spirituale, ci spin­gono a stringerci ancor più saldamente gli u­ni agli altri, per contrastare insieme i gravi rigurgiti di antisemitismo e negazionismo diffusi in Europa». Benedetto XVI, ha con­cluso Paglia, «ha ribadito le convinzioni or­mai salde della Chiesa cattolica nei confronti dell’ebraismo». Agosto 2005: il Papa nella sinagoga di Colonia
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