La nuova evangelizzazione richiede anzitutto una “comunità evangelizzante” rigenerata “nel proprio rapporto vitale con Cristo”; una “comunità testimoniante che, in nessun modo, può essere surrogata o data per presupposta”. Lo ha detto ieri pomeriggio a Venezia, nella basilica di S. Marco, mons. Francesco Moraglia, nella sua prima omelia da patriarca durante la cerimonia di insediamento che ha concluso un percorso iniziato sabato 24 marzo con l‘ingresso in diocesi dalla porta di Mira, lungo la Riviera del Brenta, e durante il quale il neopatriarca ha incontrato diverse comunità della terraferma. Arrivato a Venezia, mons. Moraglia ha percorso il Canal Grande a bordo della grande gondola chiamata “Dodesona”, seguita da un centinaio di imbarcazioni a remi delle società remiere cittadine, fino a raggiungere il molo di S.Marco. “Ogni cammino d’evangelizzazione - ha spiegato il neopatriarca - ha inizio non con l’elaborazione di piani pastorali o progetti accademici delle facoltà teologiche, e neppure attraverso un’auspicabile copertura del territorio da parte dei media”; strumenti che “concorrono all’opera evangelizzatrice” ma non ne costituiscono il fondamento. “Fondamento dell’evangelizzazione”, ha precisato, sono “i discepoli, intesi personalmente e comunitariamente, che vengono prima degli uffici pastorali, prima delle facoltà teologiche, prima della rete mediatica”.
Facendo quindi riferimento all’episodio dei discepoli di Emmaus, mons. Moraglia ha osservato che l’eucaristia dev’essere “evento privilegiato del realismo cristiano”, sempre “rispettoso della molteplicità e delle distinzioni, ossia della sacralità come della laicità”. Nel richiamare l’anno della fede indetto da Benedetto XVI, il neopatriarca ha sottolineato che “l’evangelizzazione della chiesa stessa” deve “crescere nella consapevolezza della fede per educarsi e porsi, senza arroganza ma anche senza timori e complessi d’inferiorità, in una testimonianza dialogica con le culture del nostro tempo”. Per mons. Moraglia “il realismo cristiano si riflette su quanto appartiene all’uomo, innanzitutto include il rispetto della vita sempre, senza condizioni; poi l’accoglienza/integrazione, la promozione della famiglia, cellula fondamentale della società umana, l’educazione che mira alla pienezza della libertà, il lavoro come diritto e dovere che tocca la dignità stessa dei lavoratori e delle loro famiglie soprattutto oggi, il bene comune con il contributo specifico della dottrina sociale della chiesa”. Questa sera a Mestre il primo impegno ufficiale e pubblico del neopatriarca, che nel Duomo di S. Lorenzo guiderà una veglia di preghiera per la vita promossa dal Movimento per la vita e dal Centro di aiuto alla vita di Venezia - Mestre insieme al vicariato di Mestre e alle varie realtà del patriarcato.