venerdì 8 dicembre 2023
Parla il presidente nazionale Enzo Petrolino. "Siamo oltre 4.800 in tutto il Paese e il numero cresce ogni anno". Oggi sei ordinazioni nella Chiesa di Vicenza
I sei diaconi permanenti ordinati l'8 dicembre 2023 a Vicenza

I sei diaconi permanenti ordinati l'8 dicembre 2023 a Vicenza - .

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Per il diaconato permanente «è davvero un momento ecclesiale importante e anche stimolante». È ottimista Enzo Petrolino, presidente nazionale della Comunità del Diaconato in Italia sul futuro dei diaconi permanenti. «Siamo oltre 4.800 in tutto il Paese e siamo in crescita. Ora davvero le diocesi in cui non siamo presenti si contano sulle dita di una mano». Ovviamente non si tratta di una presenza uniforme e di una situazione unitaria, ma «siamo una presenza significativa nel contesto ecclesiale nazionale».

Proprio oggi - 8 dicembre - a Vicenza il vescovo Brugnotto ordina sei nuovi diaconi permanenti in Cattedrale alle 15. Dunque il diaconato permanente in Italia gode di buona salute?

Direi proprio di sì, anche se ribadisco che abbiamo un panorama variegato lungo la nostra Penisola. Si potrebbe parlare di differenze legate anche alle diverse aree geografiche in cui è divisa l’Italia.

Qualche esempio?

Diciamo che in molte realtà abbiamo un diaconato permanente “in uscita”, come chiesto tra l’altro dallo stesso papa Francesco. Un servizio attento agli ultimi e ai più bisognosi, andando per le strade delle nostre città. Vi è anche un diaconato che viene utilizzato nella gestione diocesana di alcuni servizi, come la Caritas o la pastorale della salute. E in tanti svolgono un servizio pastorale nelle carceri. Non mancano anche casi nei quali il servizio di diaconato limitato alla mera pastorale liturgica.

Quali progetti state mettendo in campo per dare una maggior uniformità alla presenza del diaconato permanente?

Un progetto avviato nei mesi scorsi riguarda il tema del discernimento e quello della formazione all’interno delle comunità. Penso all’esperienza di Reggio Emilia dove l’opera di discernimento è fatta all’interno e dalla comunità parrocchiale. Proprio quest’ultima arriva a proporre - quasi a votare - chi potrà accedere al ministero del diaconato. Ovviamente si tratta di un esempio, ma stiamo puntando molto sull’aspetto familiare del diaconato

Si riferisce alle mogli dei diaconi?

Certamente. Del resto si sa che un candidato al diaconato non può accedervi senza il consenso della moglie. Anche per questo abbiamo cercato di creare una sorta di rete tra le mogli dei diaconi e ogni due anni ad Assisi riserviamo loro un convegno nel quale possano confrontarsi. Insomma puntiamo molto sull’aspetto delle famiglie diaconali.

La carenza di sacerdoti e diverse comunità prive della presenza di un prete ha aumentato i casi di comunità parrocchiali affidate a diaconi. Come vivete questa nuova responsabilità?

È senza dubbio una delle emergenze che dobbiamo affrontare. La presenza di un diacono permanente permette a quelle comunità di poter almeno celebrare alla domenica la Liturgia della Parola, con la possibilità di ricevere la Comunione. Non si tratta della celebrazione di una Messa, ma almeno viene garantito l’ascolto della Parola. Tra le sfide che dobbiamo affrontare vi sono anche le unità pastorali, cioè l’unione di più parrocchie in una realtà ecclesiale unitaria. Un passaggio complesso e difficile, ma che può rappresentare un frutto dell’attuale Cammino sinodale della Chiesa italiana.

Come la vostra realtà sta partecipando a questo Cammino?

Principalmente vivendolo all’interno delle comunità nelle quali operiamo. Come Comunità abbiamo pubblicato un sussidio per il Cammino sinodale con lo sguardo rivolto in particolare alla famiglia. È cresciuta la consapevolezza del nostro legame prioritario con il vescovo, che ci consacra e ci destina nei luoghi dove ritiene più utile il nostro servizio.

Papa Francesco ai diaconi di Roma ha proposto d dare vita a delle diaconie. Che ne pensa?

Una sfida interessante, perché vuol dire che su un territorio non opererà più un solo diacono, ma un gruppo. Questo permetterà di mettere in campo progetti più significativi per quel territorio denominato “diaconia”.

In questi ultimi anni il Papa ha potenziato alcuni ministeri come il lettorato, l’accolitato e il catechista. Quale ruolo pensa debba svolgere in questo frangente il diacono permanente?

Quello di animare la diaconia, la ministerialità di tutti i battezzati. Del resto i nostri primi interlocutori sono i laici. Noi siamo degli ordinati, ma viviamo nel mondo, lavoriamo come qualsiasi fedele laico. Credo proprio che per questo dobbiamo essere coloro che aiutano i laici ad avvicinarsi a questi nuovi ministeri e ad assumersi responsabilità all’interno delle proprie comunità parrocchiali, proprio perché battezzati e portatori a loro volta di una ministerialità.


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