martedì 4 ottobre 2022
A Roma il convegno sulla santità oggi Con Semeraro, Forte, Piazza, Tarquinio «La santificazione scopo e frutto dell’azione dello Spirito nella Chiesa come partecipazione alla vita del Dio trinitario
I relatori del convegno di studi “La santità oggi”

I relatori del convegno di studi “La santità oggi” - Guerrieri

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Memoria e tradizione, ma anche comprendere cosa significhi «l’eroicità cristiana » nel mondo di oggi e la «fama di santità» in epoca digitale. Partendo comunque dalla consapevolezza che «la santità è il più alto dei frutti dello Spirito», la realizzazione della «sua missione nel tempo». È nella «polifonia di voci», come l’ha definita il prefetto del Dicastero delle cause dei santi, il cardinale Marcello Semeraro in apertura del convegno di studi La santità oggi, che va impostata la riflessione «periodica su un argomento di particolare rilevanza». Affinché possa fare da stella polare per gli addetti ai lavori nell’avviare cause di beatificazione e canonizzazione.

Una riflessione che si rende ancor più necessaria alla luce dei nuovi mezzi di comunicazione. Da qui la volontà di un momento di incontro, apertosi ieri all’Istituto Patristico Augustinianum a Roma che si concluderà giovedì con l’udienza da papa Francesco. Il punto di partenza è che «l’eroicità cristiana», continua ancora il porporato, è fatta di «azioni nel quotidiano» che avvicinano alla “perfezione”. Anche perché, gli fa eco l’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte nella sua prolusione La Santità frutto dello Spirito, la santificazione va intesa come «scopo e frutto principale dell’azione dello Spiri-to Consolatore nella Chiesa, quale partecipazione alla vita del Dio trinitario, uno nell’eterno Amore».

La santità insomma va concepita come una triplice opera dello Spirito nel tempo: lo Spirito come «memoria di Dio», come «l’oggi di Dio» e come «l’avvenire di Dio». Questo vuol dire, spiega monsignor Forte, che «lo Spirito agisce nella storia anzitutto attraverso la Parola del Dio vivo, verso cui dispone i cuori e da cui fa scaturire i fiumi di acqua viva che rendono possibile la santità».

Ma l’ascolto della Parola è anche fatto di liturgia, concepita come «la tradizione nel suo più alto grado di potenza e di solennità», così come non va dimenticato che il luogo dell’azione dello Spirito è la Chiesa «in quanto inseparabilmente “ kenosi” e splendore della Trinità». Alla memoria di Dio, tuttavia, non può che coniugarsi la consapevole assunzione del presente, che parte dal discernimento attraverso tre passaggi: «l’assunzione della complessità, il confronto con la Parola e l’indicazione di piste provvisorie e credibili». L’azione dello Spirito nella storia perciò, non solo rende «presente il mistero dell’avvento compiutosi nel Signore Gesù, trasformando l’oggi degli uomini nell’oggi della salvezza – ricorda l’arcivescovo di Chieti-Vasto – ma tira anche nel presente del mondo l’avvenire della promessa di Dio, di cui è pegno e caparra». In questo contesto dunque la Chiesa va intesa come « semper reformanda », dunque relativa e in cammino, ma con la necessità di mantenere «viva la riserva escatologica », «nella speranza gioiosa del Signore che viene».

Ma quali sono gli elementi che definiscono la santità oggi? La santità è «lievito vitale» e «trasparenza di Dio» in un rapporto di «mutualità», sottolinea il vescovo di Sessa Aurunca monsignor Orazio Francesco Piazza, e cioè «il santo è l’uomo come Dio lo vuole» quindi oltre alle doti virtuose personali, occorre «il miracolo di una esistenza autentica e fedele che corrisponde all’agire provvidenziale di Dio». La santità infatti non è altro che «la carità pienamente vissuta». Ogni gesto perciò va letto in senso escatologico, ricorda il presule, «non semplice risposta alle urgenze del presente ma segno della fecondità con cui l’opera salvifica di Dio si manifesta». Nella santità infatti si manifesta «la congiunzione, incarnata, tra la gloria di Dio e il peso del quotidiano. Nella conformazione all’umanità di Cristo l’uomo è reso vivente».

Un concetto ancor meglio rappresentato dall’immagine – usata a chiusura del suo intervento da monsignor Piazza, citando don Tonino Bello – dell’essere uomini «non fermandosi a mezza costa: la santità non sopporta misure discrete ». Ad affrontare il tema degli elementi che caratterizzano l’esser santi oggi anche il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, che ha concluso la prima giornata di lavori del Dicastero delle cause dei santi, il cui intervento riportiamo integralmente a pagina 3.

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