mercoledì 28 ottobre 2020
Annunciata la canonizzazione del sacerdote napoletano. Tra i nuovi beati il modenese don Luigi Lenzini, torturato e ucciso dai partigiani comunisti nel luglio del '45
Don Giustino Russolillo, ora santo

Don Giustino Russolillo, ora santo - Archivio Avvenire

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A pochi giorni dalla festa di tutti i santi, la Chiesa aggiunge nuovi nomi all'albo dei testimoni dell'Agnello. Si tratta in particolare di un santo, sei beati – di cui quattro martiri – e due venerabili.

L'annuncio è stato dato ieri dopo l'udienza che il Papa ha concesso al vescovo Marcello Semeraro nella sua nuova veste di prefetto della Congregazione delle cause dei santi e fresco di nomina cardinalizia, udienza in cui Francesco ha concesso l'autorizzazione a pubblicare una serie di decreti.

Il primo riguarda il miracolo attribuito all'intercessione del beato Giustino Maria Russolillo (1981-1955), sacerdote napoletano fondatore della Società delle Divine Vocazioni (i Vocazionisti) e della Congregazione delle Suore delle Divine Vocazioni. Come dice il nome della sua opera, don Russolillo si spese a servizio delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, di cui sentì fin da giovanissimo il valore inestimabile per la Chiesa. Dopo essere passato per numerose prove e incomprensioni in vita, ora sarà canonizzato.

Guarigioni ritenute miracolose portano sugli altari come beate due religiose, la spagnola Lorenza Requenses in Longo (1463-1539), fondatrice dell'Ospedale degli Incurabili a Napoli e delle Monache Cappuccine, e la polacca Elisabetta Czacka (1876-1961), fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Ancelle della Croce.

Gli altri che saranno proclamati beati sono stati uccisi in odium fidei nel corso dell'ultimo secolo. Leonardo Melki (1881-1915) e Tommaso Saleh (1879-1917), frati cappuccini libanesi, furono assassinati in Turchia durante il genocidio degli Armeni, che registrò anche stragi di cristiani di altri riti.

Cristina Mrad Campos (1962-1982) era invece una laica brasiliana. Nata e cresciuta a Barbacena, nello Stato del Minas Gerais, in una famiglia molto credente, lei stessa si era distinta per la sua fede, la sua generosità e la sua delicatezza d'animo. Trasferitasi a Juiz de Fora per gli studi di medicina, fu assassinata da un giovane operaio che venne un giorno a montare dei mobili nel suo appartamento e cercò di violentarla. La volontà di Cristina di sacrificare la vita fisica piuttosto che cedere al male, la morte subita stringendo la coroncina del Rosario che portava al dito, l'esempio luminoso che aveva lasciato, crearono attorno alla sua figura un culto che non si è mai arrestato.

Il quarto martire è un sacerdote emiliano e richiama alla memoria un altro martire e beato della stessa terra, il seminarista e beato Rolando Rivi. Don Luigi Lenzini (1881-1945) era infatti parroco a Crocette di Pavullo, provincia di Modena e arcidiocesi di Modena-Nonantola. Guida amata dal suo piccolo popolo, di nessuna simpatia fascista, si era però inimicato i partigiani comunisti per la sua fermezza di fronte ai soprusi e alle violenze di costoro. Nonostante la guerra fosse terminata da ormai tre mesi, una notte alcuni partigiani fecero irruzione nella canonica, prelevarono don Lenzini, lo torturarono e lo finirono con un colpo alla nuca in una vigna poco distante. Il suo corpo fu trovato una settimana dopo.

Infine i servi di Dio di cui sono state riconosciute le virtù eroiche e che diventano venerabili sono il brasiliano Roberto Giovanni, fratello professo della Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (1903-1994), e la spagnola Maria Teresa del Cuore di Gesù (al secolo Celia Méndez y Delgado), cofondatrice della Congregazione delle Ancelle del Divino Cuore di Gesù (1844-1908).

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