martedì 4 ottobre 2011
​Sulla parabola dei vignaioli infedeli la riflessione del Papa all’Angelus di domenica scorsa.
Una presenza singolare e necessaria di Alessandro Zaccuri
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Sulla parabola dei vignaioli infedeli la riflessione del Papa all’Angelus di domenica scorsa. Al ter­mine, il Papa ha ricordato la beatificazione, a I­vrea, di suor Antonia Maria Verna e la missione «Gesù al centro» promossa dal servizio di pasto­rale giovanile della diocesi di Roma. Parlando ai fedeli polacchi inoltre, il Pontefice ha ricordato il II Congresso internazionale della Divina Miseri­cordia in corso a Cracovia-Lagiewniki. Tanti co­me sempre i pellegrini italiani in piazza San Pie­tro dove Benedetto XVI, tornato sabato pomerig­gio da Castel Gandolfo ha guidato la preghiera. In particolare il Papa ha salutato i fedeli provenien­ti da Corte Madama in Castelleone e da Sant’Ar­cangelo di Romagna, come pure gli arcieri della Federazione italiana tiro con l’arco. Dal Papa i­noltre un incoraggiamento alle istituzioni e alle associazioni di volontariato per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Di seguito le paro­le del Pontefice prima della preghiera mariana. Cari fratelli e sorelle! Il Vangelo di questa domenica si chiude con un monito di Ge­sù, particolarmente severo, rivolto ai ca­pi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un po­polo che ne produca i frutti» ( Mt 21,43). Sono pa­role che fanno pensare alla grande responsabi­lità di chi, in ogni epoca, è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo. Egli è «la pietra che i costruttori hanno scartato» (cfr Mt 21,42), perché l’hanno giudica­to nemico della legge e pericoloso per l’ordine pubblico; ma Lui stesso, rifiutato e crocifisso, è risorto, diventando la «pietra d’angolo» su cui possono poggiare con assoluta sicurezza le fon­damenta di ogni esistenza umana e del mondo intero. Di tale verità parla la parabola dei vignaioli infedeli, ai quali un uomo ha affidato la propria vigna, perché la coltivino e ne raccolgano i frut­ti. Il proprietario della vigna rappresenta Dio stes­so, mentre la vigna simboleggia il suo popolo, co­me pure la vita che Egli ci dona affinché, con la sua grazia e il nostro impegno, operiamo il bene. Sant’Agostino commenta che «Dio ci coltiva co­me un campo per renderci migliori» ( Sermo 87, 1, 2: PL 38, 531). Dio ha un progetto per i suoi a­mici, ma purtroppo la risposta dell’uomo è spes­so orientata all’infedeltà, che si traduce in rifiu­to. L’orgoglio e l’egoismo impediscono di rico­noscere e di accogliere persino il dono più pre­zioso di Dio: il suo Figlio unigenito. Quando, in­fatti, «mandò loro il proprio figlio – scrive l’e­vangelista Matteo – … [i vignaioli] lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero» ( Mt 21,37.39). Dio consegna se stesso nelle nostre mani, accetta di farsi mistero insondabile di de­bolezza e manifesta la sua onnipotenza nella fe­deltà ad un disegno d’amore che, alla fine, pre­vede però anche la giusta punizione per i malvagi (cfr Mt 21,41). Saldamente ancorati nella fede alla pietra ango­lare che è Cristo, rimaniamo in Lui come il tral­cio che non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite. Solamente in Lui, per Lui e con Lui si edifica la Chiesa, popolo della nuova Al­leanza. Ha scritto in proposito il servo di Dio Pao­lo VI: «Il primo frutto dell’approfondita coscien­za della Chiesa su se stessa è la rinnovata sco­perta del suo vitale rapporto con Cristo. Notissi­ma cosa, ma fondamentale, ma indispensabile, ma non mai abbastanza conosciuta, meditata, celebrata» (Enc. Ecclesiam suam , 6 agosto 1964: AAS 56 [1964], 622). Cari amici, il Signore è sempre vicino e operan­te nella storia dell’umanità, e ci accompagna an­che con la singolare presenza dei suoi angeli, che oggi la Chiesa venera quali «custodi», cioè mini­stri della divina premura per ogni uomo. Dall’i­nizio fino all’ora della morte, la vita umana è cir­condata dalla loro incessante protezione. E gli angeli fanno corona all’Augusta Regina delle Vit­torie, la beata Vergine Maria del Rosario, che nel­la prima domenica di ottobre, proprio a que­st’ora, dal santuario di Pompei e dal mondo in­tero, accoglie la fervida Supplica, affinché sia sconfitto il male e si riveli, in pienezza, la bontà di Dio. Benedetto XVI
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