martedì 23 luglio 2013
​È semplicemente una borsa da lavoro di pelle nera, leggermente usurata, simile a quelle che si portano dietro i medici condotti, o i viaggiatori di commercio. È semplicemente una valigetta come se ne vedono a migliaia, ma che effetto ha fatto vederla in mano al Papa...
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È semplicemente una borsa da lavoro di pelle nera, leggermente usurata, simile a quelle che si portano dietro i medici condotti, o i viaggiatori di commercio. È semplicemente una valigetta come se ne vedono a migliaia, ma che effetto ha fatto vederla in mano al Papa, che è salito sulla scaletta dell’aereo tenendosela stretta – e, immaginiamo, dopo aver gentilmente ma fermamente rifiutato l’aiuto di chi si offriva di portargliela.Ci sono piccoli gesti che bucano la nostra abitudine di iper-consumatori di immagini, e quello di Francesco sulla scaletta dell’Airbus che lo portava in Brasile è uno di questi: una cosa da niente, e che però proprio chi guarda non si aspetta. Involontario, certo, quel gesto di non affidare ad altri la borsa gonfia di carte importanti e delicate, da consultare nelle lunghe ore del viaggio; eppure, quanto si può comunicare anche un piccolo gesto.Dice, quell’uomo in bianco con la valigetta nera, di una persona che in questi mesi non si è abituata e non ha voluto abituarsi a essere servita in tutto, e vuole restare fedele almeno ai piccoli oneri della vita della gente normale: reggere da sé una borsa gonfia, anche se pesante, nulla cedendo alle consuetudini del cerimoniale. Gesti come, all’indomani della elezione, l’andare di persona a pagare il conto dell’albergo, cosa che aveva strabiliato tutti; o anche il volersi tenere le proprie care vecchie cose, l’orologio da polso, le scarpe nere e grosse e non propriamente eleganti che gli si vedono spuntare da sotto la veste candida. O ancora, ieri all’arrivo all’aeroporto di Rio, rifiutare l’automobilona di lusso per salire su una semplice utilitaria del seguito. Gesti, soltanto, e minimi, e però capaci di testimoniare una forma mentis. Quell’ostinato voler restare Bergoglio, anche sul soglio di Pietro, uomo fra gli uomini; tenacemente attaccato alle piccole cose e oneri che mantengono la memoria di come vivono gli altri, fuori. Forse perché perfino quei gesti da nulla allontanano, per chi li fa e per chi li guarda, l’immagine di un sovrano, e ricordano invece che l’uomo vestito di bianco vuole restare uno di noi. Vuole restare fedele, per quanto può, a quello che a Buenos Aires si faceva da mangiare da solo, e girava in metrò. Il salire la scala dell’Airbus di un Papa con la valigia, immagine che ha fatto il giro del mondo, avrà lasciato qualcuno, anche fra i distratti e lontani, meravigliato; a dirsi fra sé, «che cosa strana», e ad ascoltare con un filo di più di attenzione quell’uomo, quando parla.Sull’aereo che volava verso il Brasile Francesco non ha concesso interviste, e se ne è con semplicità scusato: «Mi stancano molto». Però ha salutato uno per uno i settanta giornalisti di tutto il mondo, concludendo con un sorriso: «Questi leoni non sono poi così cattivi...». E un collega di un’agenzia di stampa ha annotato nel suo "lancio" che qualcuno, nel gruppo, era parecchio commosso. Chi fa il giornalista da trent’anni spesso non si commuove più di niente. Francesco, riesce a commuovere perfino loro.E in quanti magari gli vorrebbero chiedere come fa a conquistare così, qual è il segreto. Ma l’unico segreto, sospettiamo osservando quest’uomo, la sua faccia, i suoi occhi, non è un metodo, ma il rapporto stretto, costante, in ogni momento, con la persona di Cristo.Almeno questo ci dice lui, da quattro mesi, e certo molti fra chi non crede penseranno: «Parole». E tuttavia restano a guardarlo incuriositi, inclini a consentire a un’affezione spontanea, che non avrebbero immaginato; lo guardano, meravigliati, perché qualcosa nella sua persona riverbera una diversa bellezza – come un’altra luce.
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