mercoledì 30 agosto 2023
Giovedì sera la partenza da Roma. Incontrerà una comunità cattolica composta da circa 1.500 fedeli Previsto anche un evento ecumenico e interreligioso
L’esterno della Cattedrale dei santi Pietro e Paolo a Ulan Bator, capitale della Mongolia, dove si recherà nei prossimi giorni papa Francesco

L’esterno della Cattedrale dei santi Pietro e Paolo a Ulan Bator, capitale della Mongolia, dove si recherà nei prossimi giorni papa Francesco - Ansa

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Per il suo 43° viaggio apostolico Francesco vuole incontrare da vicino una Chiesa nascente, spuntata da poco nel mezzo della vastità dell’Asia orientale tra la Russia e la Cina. E tutto è ormai pronto per la partenza giovedì verso Ulan Bator del primo Pontefice deciso a mettere piede nelle steppe mongole, sferzate da venti siderali, nella volontà di condividere, dopo quasi dieci ore di volo, tre giorni con una comunità giovane e minuscola di poco più che un migliaio di cattolici. Un piccolo gregge senza diocesi, dato che l’intera e immensa Mongolia, l’antico impero del condottiero Gengis Khan, è un’unica Prefettura Apostolica guidata oggi dal giovane cardinale missionario Giorgio Marengo.

Una piccola comunità rifiorita dal 1992, con l’approvazione della nuova Costituzione che garantisce libertà di espressione e di religione, dopo settant’anni di comunismo, e dopo che il cristianesimo, giunto con la Chiesa nestoriana nell’VIII secolo, era scomparso per centinaia di anni. Centro della visita apostolica sarà quindi l’incontro con la piccola comunità cattolica: «Il Papa si reca in Mongolia per rivolgere parole di incoraggiamento e di speranza a questa realtà che offre un importante contributo nei campi della convivenza umano» ha affermato il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni nel presentare le tappe del viaggio, ricordando anche i lavori per un accordo della Mongolia con la Santa Sede e l’opera di un frate inviato da papa Innocenzo IV in missione diplomatica alla corte del Gran Khan Guyuk già nel XIII secolo.

Dopo l’arrivo il 1° settembre, il secondo giorno sarà dedicato agli appuntamenti istituzionali: la mattina con le autorità civili, tra cui il presidente Ukhnaagiin Khürelsükh e il primo ministro, il pomeriggio con la realtà della Chiesa locale nella Cattedrale. Costruita in una struttura che ricorda le Ger – le tradizionali tende-abitazioni della popolazione nomade – è presente una statua della Madonna rivenuta da una donna nella spazzatura anni fa, poi venerata come Madre del Cielo e a cui il cardinale Marengo ha consacrato la Mongolia.

Il terzo giorno è dedicato alla celebrazione eucaristica a cui assisteranno circa 2.500 fedeli. Insieme ai 1.500 residenti in Mongolia, dei quali il 90% risiede nella capitale, parteciperanno pellegrini di altri Paesi dell’area. Saranno presenti anche fedeli provenienti dalla Russia, da Hong Kong, Macao e dalla Cina continentale.

Al mattino il Papa presiederà invece l’evento ecumenico e interreligioso nell’Hun Theatre della capitale con rappresentanti dello sciamanesimo, scintoismo, buddismo, dell’islam, dell’ebraismo, dell’induismo e altre confessioni. Un segno della vocazione all’armonia, alla convivenza pacifica, si è voluto sottolineare, che caratterizza il nomade popolo mongolo ed è il compito delle fedi religiose.

A riguardo i giornalisti hanno chiesto al direttore della Sala Stampa se il fatto che il Papa incontri i rappresentanti del buddismo tibetano, fede maggioritaria in Mongolia, possa creare problemi di rapporti, ad esempio con la Cina. Il portavoce Bruni ha spiegato che si tratta di un incontro interreligioso, quindi il Papa «incontra le comunità religiose presenti nel Paese e dunque incontra i rappresentanti del buddismo tibetano come quelli di altre fedi». L’ultimo giorno sarà dedicato agli operatori della carità e all’inaugurazione della Casa della Misericordia.

Illustrando nel dettaglio il programma del viaggio, Matteo Bruni ha infine riferito che il Papa partirà il 31 agosto alle 18.30 da Fiumicino e in nove ore e mezzo di volo sorvolerà, tra gli altri Paesi, Georgia, Azerbaigian e Cina. La rotta stabilita non contempla la Russia.

Anche al ritorno da Ulan Bator, il 4 settembre, sorvolerà nuovamente la Cina ma non la Russia. C’è attesa quindi per il telegramma che il Papa invierà al presidente Xi-Jinping al momento di sorvolare la Cina continentale. Per quanto riguarda quest’ultima circostanza «di solito si sceglie la rotta a seconda di quella che è più conveniente in un tale momento – ha detto Bruni rispondendo alle domande dei giornalisti – non sono al corrente che ci siano altre motivazioni».

IL PROGRAMMA




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