mercoledì 21 marzo 2012
Parla il nunzio apostolico Pierre: qui troverà una comunità che malgrado le difficoltà non si stanca di educare alla pace.


Card. Bertone: Benedetto XVI porta un messaggio d'amore
Card. Ortega: la fede rompe i tabù
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​Un viaggio al cuore dell’America Latina, che mentre tocca Messico e Cuba in realtà abbraccia un continente intero. Benedetto XVI inizia venerdì prossimo una visita dai profondi significati religiosi, storici, culturali. Un pellegrinaggio lungo le strade di una realtà che cerca un nuovo protagonismo sullo scenario mondiale senza dimenticare il suo ricco patrimonio di fede. La prima tappa, come noto sarà il Messico dove il Pontefice resterà fino al 26 marzo quando volerà alla volta di Cuba. «Il Messico attende con ansia il Papa – sottolinea monsignor Cristophe Pierre, francese di Rennes, dal 2007 nunzio apostolico in Messico –. La sua visita aiuterà questa società a non perdere la sua anima. Un rischio concreto – aggiunge l’arcivescovo – in un Paese in cui la vita umana vale meno di 50 dollari. Tanto ricevono i sicari dei boss del narcotraffico per ogni nemico "eliminato". Negli ultimi cinque anni - da quando il governo ha schierato i militari per combattere i "signori della droga" - 60mila persone sono stata massacrate, una media di mille morti al mese, oltre trenta al giorno. Molti erano donne, bambini, anziani che niente avevano a che fare con la criminalità. Nessuno sa il numero di civili trucidati: appena il 2 per cento dei casi viene indagato e risolto». Monsignor Pierre conosce bene la violenza che lacera la nazione. Più volte è intervenuto per condannarla. E invitare i messicani a porre fine all’orrore».«Con la sua presenza capillare – sottolinea – la Chiesa non si stanca di diffondere un messaggio di pace. Attraverso il richiamo ai valori autentici, primo fra tutti il rispetto della vita umana».Che, purtroppo, negli ultimi tempi sembra valere meno delle pallottole usate per stroncarla…La violenza sta provocando danni indicibili. Sia per il numero di vittime sia perché suscita paura, sfiducia, odio e rischia di sgretolare il tessuto sociale. Il popolo sta perdendo la fiducia nelle proprie risorse materiali e spirituali e perfino nel futuro, come se non sapesse più in quale direzione andare. In questo contesto di disgregazione, è difficile trasmettere valori ai giovani. I genitori, gli insegnanti, i politici fanno fatica a esercitare il loro ruolo. Il compito educativo della Chiesa è dunque fondamentale contro la violenza.Come procede l’impegno per la "nuova evangelizzazione", uno dei punti centrali della quinta Conferenza dell’episcopato latinoamericano e caraibico del 2007?Dopo la Conferenza nel Santuario di Nossa Senhora Aparecida, in Brasile, ho potuto osservare nelle 91 diocesi messicane un reale slancio pastorale per la nuova evangelizzazione. Che procede lungo due direzioni complementari. La prima consiste nel permettere un incontro più cosciente con Cristo attraverso una vita comunitaria profonda e intensa. La seconda punta sul fatto che tutti nella Chiesa siano missionari, anzitutto nel proprio ambito quotidiano. Negli ultimi 10 anni, è diminuito il numero di cattolici. Molti parlano di una crisi di fedeli…Secondo il censimento del 2010, l’83,9 per cento dei messicani si professa cattolico. Questo, dunque, resta il secondo Paese al mondo per numero di fedeli alla Chiesa di Roma. È, però, vero che nel nuovo contesto di pluralismo e relativismo, alcuni - in particolare i giovani - rifiutano il legame con la tradizione cattolica, molto forte. E cedono all’attrazione della nuova Babele di religioni o, peggio, precipitano nell’indifferenza.Proliferano anche nuovi culti legati ai miti della violenza, come quello della "Santa Muerte"...Si osserva una moltiplicazione dell’offerta religiosa, intrisa di una buona dose di sincretismo e confusione. Il culto della "Santa Muerte" ha caratteristiche assai inquietanti. Da una parte, utilizza alcuni elementi della fede cattolica. Dall’altra, questi vengono distorti e combinati con elementi fuorvianti, al punto di arrivare a giustificare il crimine.Che cosa rappresenta per il Messico la visita di Benedetto XVI?I messicani hanno un affetto speciale per il vicario di Cristo. Desiderano vederlo, ascoltarlo, ma soprattutto sentirsi amati e fissati dal suo sguardo, allo stesso modo in cui milioni di persone passano con fede davanti all’immagine di Maria di Guadalupe per essere da Lei guardati, protetti, capiti. L’incontro tra Giovanni Paolo II e il popolo messicano è stato una sorpresa per entrambi. Il Papa ha conosciuto dei fedeli entusiasti, affettuosi, devoti. E i messicani hanno trovato nel beato papa Wojtyla una guida preziosa. Ora, quelle stesse persone, desiderano conoscere meglio Benedetto XVI, nella segreta speranza che si realizzi di nuovo il prodigio di un incontro che le aiuti a non perdere la speranza in mezzo a tante difficoltà.
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