martedì 14 marzo 2023
Nel decimo anniversario dell'elezione del Papa, il cardinale segretario di Stato Parolin e la premier Meloni alla presentazione del libro di padre Spadaro su Vaticano e politica internazionale
Da sinistra: la premier Meloni, il cardinale Parolin e padre Spadaro

Da sinistra: la premier Meloni, il cardinale Parolin e padre Spadaro

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Fari puntati sulla diplomazia e sulla politica internazionale di Francesco. Proprio nel giorno in cui, giusto dieci anni fa, veniva eletto il Papa che i cardinali erano andati a scegliere quasi alla fine del mondo. Ne hanno parlato ieri il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo nella sede di Civiltà Cattolica alla presentazione del libro di padre Antonio Spadaro (il direttore della più antica rivista italiana) dal titolo “L’atlante di Francesco”, edito da Marsilio e inserito nella Universale economica Feltrinelli.

Due punti di vista espressi pubblicamente davanti a un’ampia platea di autorità, ambasciatori, intellettuali e giornalisti e poi approfonditi in un doppio faccia a faccia (prima e dopo la conferenza). «Abbiamo parlato di regolarizzazione dei flussi dei migranti, una esigenza che si può tradurre nei corridoi umanitari. Su questo condividiamo la posizione», ha detto il cardinale ai giornalisti. «Occorre passare dalle politiche di contenimento e di respingimento alle politiche più aperte di accoglienza». E anche nell’Ue «si vede che l’orientamento è sempre frenare». E in quanto a un eventuale viaggio del Papa a Cutro «non so - ha detto - ma può darsi che intenda andare».

Questione migratoria anche al centro dell’intervento di Giorgia Meloni, con un accenno alle accuse piovutele addosso dopo la tragedia di Cutro, sulle quali riferiamo a parte. Per il resto, ha sottolineato la premier, «l’Africa non è povera, ma sfruttata». E dunque c’è la necessità di «una cooperazione allo sviluppo non predatoria e improntata alla misericordia». Di qui la ricetta proposta dal suo governo: «Fermare i trafficanti, garantire flussi regolari, accogliere chi viene nel nostro Paese dandogli le stesse opportunità dei nostri cittadini». «Non è vero - ha sostenuto - che abbiamo bisogno di immigrati per fare quei lavori che i nostri cittadini non vogliono più fare. Piuttosto non li vogliono fare a certe condizioni che invece gli immigrati accettano. E anche questo è un problema da raddrizzare». Infine sulla Ue, la presidente del Consiglio ha detto: «Non può essere solo un gigante burocratico o un club. Per questo è stato un errore omettere le sue radici cristiane».

Precedentemente, Parolin aveva parlato di pace. «La Santa Sede sarà sempre disponibile a collaborare con quanti si impegnano a fermare i conflitti», ha detto il porporato. Il dialogo, infatti, va promosso «anche nelle situazioni più difficili». Per l’Ucraina, in particolare, ha aggiunto Parolin, «la parola pace è la grande assente, mentre c’è la «voce troppo alta e tonante delle armi». Invece «la soluzione dei conflitti non giunge polarizzando il mondo tra chi buono e chi è cattivo». E se si parte dal fatto che «nessuno è l'incarnazione del demonio, è possibile lasciare aperta una porta».

Sul piano diplomatico, dunque, «la Santa Sede opera favorendo un vero dialogo anche quando nel dialogo è presente chi è scomodo» perché «l’unica soluzione realistica di fronte alla minaccia di una guerra è il negoziato». Per questo «la Santa Sede dialoga con tutti e crede fermamente nel multilateralismo», in un momento in cui invece «stiamo purtroppo assistendo alla sua erosione».

Sul punto anche Meloni ha riconosciuto: «La Santa Sede è la più idonea per aprire un negoziato in Ucraina. In questo sforzo può contare sull’aiuto dell’Italia», perché «è vera la teoria di papa Francesco di una guerra mondiale a pezzi». Tuttavia, rispondendo a padre Spadaro, secondo cui «la pace non può essere confusa con la vittoria», il presidente del Consiglio ha notato: «Vero, ma non possiamo confondere l'aggressione con la pace. Se ci voltassimo dall'altra parte e non aiutassimo l'aggredito a difendersi, non avremmo pace». Inoltre «sostenere chi si sta difendendo serve anche affinché non passi il principio che il diritto del più forte è più forte della forza del diritto». Il confronto, svoltosi in un clima dai toni pacati e con applausi per tutti, non ha risparmiato dunque anche qualche diversità di vedute. Padre Spadaro, che in apertura aveva ricordato come «il Pontefice in un mondo a puzzle è l'unico riferimento morale» e che «la base della sua politica internazionale è la fratellanza (mentre di solito in diplomazia si parla di alleanze, vicinanza e persino di amicizia)», al termine ha sottolineato: «Ognuno trarrà le sue conclusioni».

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