martedì 23 giugno 2020
Il premier britannico Boris Johnson ha finalmente accolto la richiesta di cattolici, anglicani, ebrei e islamici per la riapertura al culto di chiese, sinagoghe e moschee. Riti col popolo dal 4 luglio
La cattedrale cattolica di Westminster a Londra

La cattedrale cattolica di Westminster a Londra

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«So che molti hanno trovato difficile la chiusura dei luoghi di culto e quest'anno la Pasqua cristiana e quella ebraica e anche la fine del Ramadan sono cadute durante il lockdown. Per questo sono felice di annunciare che le funzioni religiose possono finalmente riprendere». Con queste parole il premier britannico Boris Johnson ha annunciato in Parlamento che da sabato 4 luglio sarà possibile per i cristiani e i fedeli di altre religioni riprendere a frequentare i riti settimanali in chiese, sinagoghe e moschee.

La riapertura fa parte di una serie di misure di rimozione del lockdown tra le quali, dopo tre mesi, la riapertura di musei, cinema, pub, ristoranti, parrucchieri, hotel e campeggi. Potranno uscire di casa anche milioni di anziani e malati, fino a oggi considerati a rischio, dal momento che i morti di Covid-19 sono in continuo calo e hanno raggiunto il minimo di 15 nel fine settimana. Le riaperture sono dovute anche alla riduzione a un metro – dai due precedenti – della misura di distanziamento sociale dopo che imprenditori e sindacati avevano protestato dicendo che sarebbe stato impossibile lavorare a distanza di due metri.

A dare il benvenuto alla ripresa delle funzioni religiose con la presenza del popolo è stato per la Chiesa cattolica il cardinale Vincent Nichols, primate di Inghilterra e Galles. «Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato duramente per questo, tra loro gli altri leader religiosi che mi hanno accompagnato in questo cammino», ha dichiarato il leader di quasi cinque milioni di cattolici inglesi in un comunicato. Il cardinale ha ricordato l'importanza di osservare le nuove regole e di costruire «sulle grazie ricevute durante il lockdown» parlando di un «digiuno dall'Eucarestia che ha reso i nostri cuori più desiderosi del momento in cui potremo di nuovo ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo. Quel momento è molto vicino, e di questo ringraziamo Dio».

Anche l'arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby, guida della Chiesa d'Inghilterra, ha manifestato la sua gioia per la notizia. «Ci prepariamo a ritrovarci e lo facciamo sapendo che molti ritorneranno portandosi dietro nuovi carichi di dolore e ansia mentre altri saranno pieni di speranza ed entusiasmo», ha dichiarato in un tweet, aggiungendo che «nelle prossime settimane pregherò per pastori e fedeli, soprattutto coloro per i quali ritornare in chiesa non sarà facile». A ricordare che non tutte le chiese saranno in grado di riaprire è stato il vescovo anglicano di Londra Sarah Mullally, la donna alla guida del gruppo che ha collaborato con il governo per riaprire in sicurezza gli edifici di culto. La Chiesa metodista ha annunciato che trasmetterà online una funzione speciale per celebrare la riapertura delle chiese.

Secondo un'indagine condotta da Francis Davis, delle Università di Birmingham e Oxford, svolta in collaborazione con «Catholic Voices» – il gruppo di cattolici che promuove nei media britannici il punto di vista della Chiesa –, la maggioranza dei cattolici inglesi preferisce l'esperienza diretta, in presenza, rispetto a quella "tecnologica", che comunque ha consentito alla maggioranza di loro di partecipare alla liturgia eucaristica durante la lunga quarantena. Moltissimi pensano che i vescovi abbiano fatto bene a insistere con il governo per la riapertura delle chiese, anche se l'isolamento li ha fatti sentire «più vicini a Dio». I due terzi hanno smesso di sostenere economicamente la Chiesa e non hanno considerato l’impatto di tutto ciò.

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