sabato 10 dicembre 2022
L’arcivescovo Tisi: un lungo lavoro che ci restituisce una Cattedrale ricca di luce, colori e tante opere d’arte. In programma anche l'atto di affidamento alla Madonna
Un'immagine dei lavori di restauro della Cattedrale di Trento

Un'immagine dei lavori di restauro della Cattedrale di Trento - Gianni Zotta

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Sarà l’arcivescovo trentino di Perugia-Città della Pieve, Ivan Maffeis, a presiedere oggi alle 15 in Duomo con l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, l’Eucaristia per festeggiare con i fedeli da ogni valle la riapertura della Cattedrale di San Vigilio dopo un restauro per tanti aspetti esemplare, durato 5 anni. «Il risultato va al di là di ogni attesa – ha detto Tisi, presentando alla stampa i lavori progettati dieci anni fa per iniziativa di monsignor Luigi Bressan, arcivescovo emerito – vedendo tanta luce che ora invade le navate auspico che la riapertura suoni come una ripartenza post-Covid per le nostre comunità. Una Chiesa chiamata ad essere, in questi tempi bui, prigioniera della speranza, anziché terreno del lamento».

Durante la Messa sarà pronunciato l’atto di affidamento dell’arcidiocesi a Maria davanti all’affresco della “Madonna in trono con Bambino e santi”, nascosto per secoli dietro a una tomba e ora svelato e restituito ai colori originali del 1300, così come altre 25 opere d’arte (per un totale di 200 metri quadrati affrescati e restaurati) che offrono ora ai tanti visitatori della Cattedrale romanica una sequenza pittorica quasi cinematografica, a partire dalla leggenda di San Giuliano.

I restauri, avviati con la guida di Cesare Chierzi e diretti poi da Ivo Maria Bonapace e Edoardo Iob, hanno richiesto 21mila metri cubi di ponteggio per raggiungere tutti i paramenti lapidei e le superfici voltate fino ai 32 metri dell’altezza.

Il costo totale di 8 milioni e mezzo di euro è dovuto in parte anche alle urgenti opere di consolidamento anti-sismico che consentiranno ora un monitoraggio costante della struttura edificata nel 1200 dai Maestri Comacini, guidati da Adamo D’Arogno. L’aveva voluta il vescovo Federico Vanga sul luogo di culto in cui erano conservati dal quarto secolo i resti dei primi evangelizzatori, i tre Martiri Anauniesi e il vescovo Vigilio, patrono della diocesi.

«La bellezza ottenuta da questo intervento delicato sul nostro Duomo è un pregevole elemento culturale, che favorisce il senso di appartenenza e la coesione sociale, oltre al richiamo turistico», ha osservato Franco Marzatico, sovrintendente della Provincia autonoma di Trento che ha coperto il 75% della spesa dei restauri. «Alla città spetta ora vivere questo gioiello artistico – ha detto l’assessore comunale alla cultura, Elisabetta Bozzarelli –, per ritrovarsi attorno a quei valori che possono infondere fiducia e speranza collettiva».

Ogni zona pastorale porterà oggi nel Duomo “ritrovato” una candela e un fiore, simbolo di tanti emigranti, profughi e reduci di guerra giunti pellegrini e di fedeli illustri come Antonio Rosmini, Alcide De Gasperi, Chiara Lubich e la santa Paolina Visintainer. «Come in una macchina del tempo – usa dire il decano del Capitolo, monsignor Lodovico Maule – qui in Cattedrale troviamo le tracce della vita e della presenza di chi ci ha preceduti. Dob

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