mercoledì 28 ottobre 2020
In “Il mio nome è Satana” il vaticanista Ragona fa parlare chi è stato preda del demonio e noti esorcisti. Sì, il maligno esiste davvero
La copertina del libro di Fabio Marchese Ragona

La copertina del libro di Fabio Marchese Ragona - Edizioni San Paolo

COMMENTA E CONDIVIDI

Si dice che il più grande inganno del diavolo è quello di farci credere che non esista. Ma chi ancora avesse dei dubbi può leggere il libro di Fabio Marchese Ragona, vaticanista del Gruppo Mediaset, intitolato Il mio nome è Satana, che come recita il sottotitolo racconta «storie di esorcismi dal Vaticano a Medjugorie » (San Paolo, 255 pagine, 16 euro). Nessuna volontà scandalistica, in queste pagine, tutto rigorosamente documentato e narrato attraverso le testimonianze di esorcisti e testimoni (lo stesso Autore, tra l’altro, conclude il suo viaggio “rispolverando” un impressionante episodio di liberazione dalla possessione diabolica cui aveva personalmente assistito anni prima).

Protagonisti sono, da un lato le vittime del demonio, gente semplice, operai, studentesse, madri e padri di famiglia, mentre dall’altra parte della barricata, quella di chi il diavolo lo combatte con gli esorcismi, ci sono i sacerdoti famosi per questo loro ministero (padre Gabriele Amorth, ad esempio, o fra Benigno, autore anche della bella prefazione), accanto a Papi e cardinali. Due nomi per tutti: san Giovanni Paolo II, che in numerosi esorcismi lo spirito immondo chiama «il vecchiaccio», perché sia in vita, sia ora dal cielo è stato ed è uno fra i più strenui oppositori del demonio; e Ernest Simoni, il porporato albanese con un passato di 28 anni di prigionia sotto i comunisti del suo Paese, che a 92 anni (compiuti pochi giorni fa) opera ancora esorcismi e preghiere di liberazione di quanti si rivolgono a lui.

Il racconto di Marchese Ragona, le sue interviste, i fatti narrati scorrono pagina dopo pagina e impressionano, tengono incatenati alla lettura. Ma senza ricorrere agli effetti speciali di celebri film, quanto piuttosto con la semplice e dolorosa verità. C’è il caso di Sara (i nomi, dichiara l’autore, sono di fantasia, ma le persone del tutto reali), che «durante le preghiere esorcistiche si contorceva, cercava di farsi del male, urlava e faceva il verso del cane, offendeva l’esorcista, minacciava azioni violente». O quello di Teresa che «sentiva voci che le dicevano di non andare più in chiesa» e a un certo punto vede comparire graffi sul corpo, insieme a «croci rovesciate e sanguinanti». O quello di un bimbo che «si alzava di notte a spostare mobili pesantissimi, trasudava una sostanza rossastra che non era sangue, bestemmiava e voleva stare sempre nudo anche in inverno ».

Uno dei pregi del lavoro di Marchese Ragona è che comunque simili episodi non vengono narrati per una sorta di compiacimento horror fine a se stesso, ma sempre per riaffermare la forza della preghiera e della fede in Cristo che scaccia il demonio, come Egli stesso faceva secondo i racconti evangelici. Tutte le testimonianze degli esorcisti concordano su questo punto, sottolineando anche come potentissima sia l’intercessione dei santi e soprattutto il “manto” cioè l’aiuto della Vergine Maria, che il demonio stesso odia profondamente.

Infine, come evidenzia fin dalla prefazione fra Benigno, questo libro è un invito a recedere dalla posizione razionalista secondo cui il diavolo non esisterebbe. Anche san Paolo VI sottolineava che «esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscere la realtà del diavolo come esistente». Come si diceva, questo è anzi il suo inganno più grande. Smascherarlo è contribuire a rendere vera l’affermazione di don Amorth che Marchese Ragona pone all’inizio del volume: «Il demonio può vincere delle battaglie. Anche importanti. Ma mai la guerra».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: