giovedì 22 agosto 2019
Il "generale" dei Gesuiti padre Sosa in un'intervista dice che «Il diavolo esiste come realtà simbolica». Il presidente degli esorcisti padre Bamonte replica: è un essere personale, lo dice la Chiesa.
L'Inferno nel celebre affresco di Buonamico Buffalmacco al Camposanto di Pisa (1336-1341)

L'Inferno nel celebre affresco di Buonamico Buffalmacco al Camposanto di Pisa (1336-1341)

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«Il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale». Detta dal preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa Abascal, la frase non poteva passare inosservata. In particolare a chi di demonio si occupa per ministero, come padre Francesco Bamonte, presidente dell’Associazione internazionale esorcisti (Aie). In un comunicato, il successore di padre Gabriele Amorth a nome dell’Aie ha definito le parole di Sosa «gravi e disorientanti», se prese alla lettera ed estraniate dalla situazione in cui sono state espresse.

Ed è per questo che è bene premettere che il "generale" dei Gesuiti al termine del suo intervento al Meeting di Rimini su «Imparare a guardare il mondo con gli occhi di Francesco» ha accettato di rispondere ad alcune domande di Tempi.it, esprimendosi su vocazioni, Sacre Scritture, Sinodo sull’Amazzonia, migranti, ideologie. Sull’ultima – «Il demonio esiste?», piuttosto sorprendente, viste le precedenti –, padre Sosa ha espresso un pensiero ovviamente più articolato, nei limiti di un colloquio "volante" a margine di una tavola rotonda: il diavolo, ha detto, c’è «in diversi modi. Bisogna capire gli elementi culturali per riferirsi a questo personaggio. Nel linguaggio di sant’Ignazio è lo spirito cattivo che ti porta a fare le cose che vanno contro lo spirito di Dio. Esiste come il male personificato in diverse strutture ma non nelle persone, perché non è una persona, è una maniera di attuare il male. Non è una persona come lo è una persona umana. È una maniera del male di essere presente nella vita umana. Il bene e il male sono in lotta permanente nella coscienza umana, e abbiamo dei modi per indicarli. Riconosciamo Dio come buono, interamente buono». Dunque, conclude il gesuita, «i simboli sono parte della realtà, e il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale». Il titolo col quale il sito ha pubblicato l’intervista – «Il diavolo esiste solo come realtà simbolica» – punta tutto su questa espressione, com’era prevedibile. E con questo "marchio" le riflessioni di Sosa hanno iniziato a circolare in Rete, con le immancabili polemiche.


L’Aie è dunque intervenuta pescando nel magistero della Chiesa e dello stesso papa Francesco – gesuita anch’egli –, del quale Sosa nella sua conferenza a Rimini ha spiegato con rigore gli insegnamenti. Nella nota diffusa ieri, l’Associazione degli esorcisti ricorda che «l’esistenza reale del diavolo, quale soggetto personale che pensa e agisce e che ha fatto la scelta di ribellione a Dio, è una verità di fede che fa parte da sempre della dottrina cristiana». Se in tempi recenti già Paolo VI affermava che il diavolo è «un agente oscuro e nemico» e che «il male non è più soltanto una deficienza, ma un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore», papa Francesco – come ben noto – del demonio come presenza reale ha parlato in innumerevoli occasioni.

«Il Papa – è la sintesi dell’Aie, che ne cita l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate del 2018 – precisa che quando si parla della lotta contro il demonio non si tratta di un contrasto con la mentalità mondana né con le inclinazioni personali verso il male, ma più puntualmente ci si riferisce a una lotta contro un essere reale, "che è il principe del male"». «Non essendo stato presente, non posso sapere che cosa esattamente padre Sosa abbia detto – riconosce Bamonte – e, soprattutto, che cosa egli effettivamente volesse dire». Ciò premesso, è per lui decisivo comprendere che «la questione più importante» è «il concetto di persona» che «risulta risolutivo, prima ancora che in ordine all’esserci o meno del maligno, all’idea che dobbiamo avere di Dio e della nostra realtà di uomini». Se la "persona" svanisce, l’effetto è di «non riconoscere lo statuto di persona al feto durante la sua gestazione, o di negarla a pazienti in stato vegetativo permanente; a fortiori, quindi, al demonio».

Bamonte rimanda infine a «ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e insegna, in particolare al Catechismo che parla chiaramente di Satana e degli altri angeli ribelli come di creature e di esseri personali, ossia intelligenti e responsabili delle loro scelte».

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