Papa Francesco durante il rito di creazione dei 21 nuovi cardinali nella Basilica di San Pietro - Siciliani
In una società «ossessionata dall’apparenza e dalla ricerca dei primi posti», il Papa chiede ai 21 nuovi cardinali, tra i quali cinque italiani, cui ha consegnato la berretta, di essere «un segno luminoso» e diverso. «Il Signore vi chiama a essere testimoni di fraternità, artigiani di comunione e costruttori di unità». Evitando invece la competizione e gli onori. «Tra voi non sia così», ha detto ripetendo un’espressione di Cristo.
Risplende nella Basilica Vaticana, durante il decimo concistoro di Francesco, il rosso delle porpore nuove e “vecchie”, segno della fedeltà a Cristo e alla Chiesa fino all’effusione del sangue. Ma ancora di più risplende la cattolicità della Chiesa (testimoniata dalla provenienza dei neoporporati da tutti i continenti) e risuonano forti le parole del Pontefice che richiamano a mettersi sulla strada di Gesù. Il che significa «ritornare a Lui e rimettere Lui al centro di tutto», «coltivare la passione dell’incontro» e «essere costruttori di comunione e di unità».
Sono le tre parti che hanno scandito l’omelia di papa Francesco, apparso in buona forma, anche se con un vistoso ematoma sotto il mento, frutto di una contusione di venerdì mattina (ha battuto sul comodino, ha fatto sapere la Sala Stampa).
Fondamentale, in particolare, è l'invito a non percorrere la strada da soli. Gesù stesso non la fa mai. «Il suo legame con il Padre – spiega il Pontefice – non lo isola dalle vicende e dal dolore del mondo. Al contrario, proprio per curare le ferite dell’uomo e alleggerire i pesi del suo cuore, per rimuovere i macigni del peccato e spezzare le catene della schiavitù, proprio per questo Egli è venuto. E, così, lungo la strada, il Signore incontra i volti delle persone segnate dalla sofferenza, si fa vicino a coloro che hanno perduto la speranza, solleva quanti sono caduti, guarisce chi è nella malattia. Le strade di Gesù sono popolate di volti e di storie e, mentre passa, Egli asciuga le lacrime di coloro che piangono, risana i cuori affranti e fascia le loro ferite». «L’avventura della strada, la gioia dell’incontro con gli altri, la cura verso i più fragili: questo deve animare il vostro servizio di cardinali», sottolinea ancora il Papa.
All'inizio della celebrazione il primo dei nuovi cardinali, Angelo Acerbi, ha rivolto al Papa, a nome di tutti, un indirizzo di omaggio e di ringraziamento. «Ora, purtroppo, la famiglia umana è sconvolta e sfigurata da disuguaglianze, guerre e povertà in tante parti del mondo - ha detto -. Ci piacerebbe guardare al futuro con speranza e vedere un mondo finalmente pacificato. Siamo sicuri, Santo Padre - ha aggiunto il più anziano dei neoporporati -, che resterà sempre vivo il ricordo dei Suoi incessanti ed accorati appelli per la pace, contro ogni guerra. Essi diventano oggi il nostro augurio e la nostra preghiera». «Come segno ed espressione di riconoscenza a Vostra Santità, vogliamo unirci alla Sua preghiera al Signore Gesù perché dal suo Cuore scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per rafforzare la nostra capacità di amare e servire», ha concluso Acerbi.
Il Pontefice aveva annunciato l’elenco dei nuovi porporati - che comprende venti cardinali elettori, cioè con meno di 80 anni e un solo non elettore, l’italiano Angelo Acerbi, 99 anni, ex nunzio apostolico, probabilmente il più anziano porporato mai nominato - lo scorso 6 ottobre, all’Angelus. Successivamente, il 22 ottobre, uno dei 21 nominati, il vescovo indonesiano di Bogor, il francescano Paskalis Bruno Syukur, ha chiesto al Papa di non essere creato cardinale per «crescere ancora nella vita sacerdotale, nel servizio alla Chiesa e al popolo di Dio». E il Papa ha accolto la sua richiesta. Lo stesso Francesco ha infine annunciato, il 4 novembre scorso, la nomina a cardinale dell’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, riportando così a 21 il numero delle nuove porpore. L’elenco abbraccia tutti e cinque i continenti e porta a 253 il numero dei componenti del Collegio cardinalizio. Fra questi, 140 sono quelli con diritto di voto, numero più alto mai registrato da quando Paolo VI stabilì in 120 il numero massimo degli infraottantenni (anche se nel 2025 in 14 raggiungeranno questa età).
I nuovi cardinali italiani sono cinque. Oltre a Battaglia e Acerbi, ci sono il vicario di Roma, Baldassare Reina, l’arcivescovo di Torino, Roberto Repole e il sottosegretario per la sezione migranti del dicastero per lo Sviluppo umano integrale, padre Fabio Baggio. Con loro la presenza dei porporati “tricolori” votanti arriva a 19 (compresi il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e l’ordinario della Mongolia Giorgio Marengo, che però vengono computati in quota asiatica). Si tratta del gruppo nazionale di gran lunga più numeroso, ma molto meno del passato anche recente. Il resto dell’Europa è rappresentato dall’arcivescovo di Belgrado Ladislav Nemet (58 anni, appartenente alla minoranza ungherese della Voivodina; per la Serbia si tratta della prima porpora in assoluto nella storia), dal lituano Rolandas Makrickas (52) da marzo arciprete coadiutore della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, e dall’inglese Timothy Radcliffe (79), il teologo - già maestro generale dei domenicani - che ha tenuto gli esercizi spirituali ai padri e le madri sinodali. Il Vecchio Continente quindi conterà in totale 55 porporati elettori.
A proposito di prime volte anche l’Iran fa il suo esordio nel collegio cardinalizio. L’arcivescovo di Teheran, Dominique Joseph Mathieu (che però è di origine belga) è uno dei quattro nuovi cardinali del continente più grande e popoloso del mondo. Gli altri sono Tarcisio Isao Kikuchi, 66 anni, arcivescovo di Tokyo, nonché presidente di Caritas Internationalis, Pablo Vigilio Siongo David, 65, nella diocesi di Kalookan nelle Filippine e - un po’ a sorpresa - il monsignore indiano George Jacob Koovakad, 51, officiale della Segreteria di Stato dal 2021 responsabile dell’organizzazione dei viaggi papali. Complessivamente quindi, l’Asia salirà a 26 cardinali (di cui tre nati in Europa: Pizzaballa, Marengo e Mathieu).
L’Africa avrà invece due nuovi cardinali: il missionario francese Jean-Paul Vesco, 62 anni, ad Algeri, e Ignace Bessi Dogbo, 63, ad Abidjan in Costa d’Avorio. Entrambe le arcidiocesi hanno già avuto un porporato alla guida. Il Continente “nero” avrà quindi complessivamente 18 cardinali (ma tre sono “bianchi”: oltre a Vesco, il salesiano spagnolo Cristobal Lopez Romero a Rabat e Stephen Brislin a Città del Capo in Sudafrica).
L’America Latina è rappresentata in questo concistoro da cinque nuovi cardinali. La porpora arriva in diocesi che l’hanno ricevuta più volte - con Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio (74 anni) a Lima e Fernando N. Chomali Garib (67) a Santiago del Cile - o una sola volta - con Luis Gerardo Cabrera Herrera (69) a Guayaquil in Ecuador (ma il precedente riguardava un emerito) e Jaime Spengler (64, è anche presidente del Celam) a Porto Alegre in Brasile. Novità assoluta il cardinalato all’arcivescovo di Santiago del Estero (Vicente Bokalic Iglic, 72), ma in questo caso il terreno era stato già preparato dalla recente decisione di spostare da Buenos Aires a questa sede il titolo di primate dell’Argentina. Complessivamente l’America Latina conterà 24 cardinali (di cui uno, l’emerito di Santiago del Cile Celestino Aos Braco, nato in Spagna).
Nell’emicontinente nordamericano, invece, arriverà una sola berretta cardinalizia, quella dell’arcivescovo di Toronto, Francis Leo, 53 anni. Un nuovo cardinale anche per l’Oceania: Mykola Bychok, vescovo dell’eparchia Saints Peter and Paul di Melbourne degli ucraini, che a 44 anni diventerà il più giovane membro del Collegio cardinalizio (“spodestando” Marengo). Per la prima volta la Chiesa greco-cattolica ucraina avrà un cardinale senza che lo sia, come da tradizione, l’arcivescovo maggiore. Complessivamente il Nord America avrà 14 elettori e l’Oceania 4.
A ognuno dei nuovi porporati il Papa (che l'8 dicembre celebrerà insieme con loro nella Basilica Vaticana la Messa nella solennità dell’Immacolata) ha inviato lo scorso 12 ottobre una lettera in cui scriveva tra l’altro: «Ti incoraggio a far sì che il tuo cardinalato incarni quelle tre attitudini con cui un poeta argentino (Francisco Luis Bernárdez) descriveva San Giovanni della Croce, ma che si addicono anche a noi: “occhi alti, mani unite, piedi nudi”». «Occhi alti - spiegava -, perché il tuo servizio richiederà di allungare lo sguardo e dilatare il cuore, per poter guardare più lontano e amare più universalmente con maggiore intensità. Mani giunte, perché ciò di cui la Chiesa ha più bisogno - insieme all’annuncio - è la tua preghiera per pascere bene il gregge di Cristo. Piedi nudi - proseguiva -, toccando la durezza della realtà di tanti angoli del mondo frastornati dal dolore e dalla sofferenza per la guerra, la discriminazione, la persecuzione, la fame e molte forme di povertà che esigeranno da Te tanta compassione e misericordia. Ringraziandoti per la generosità - concludeva papa Francesco -, prego per Te affinché il titolo di “servo” (diacono) offuschi sempre più quello di “eminenza”».