sabato 16 dicembre 2023
Il rito nel Santuario mariano di Lujan alle porte di Buenos Aires. A presiederlo il cardinale Vérgez Alzaga, che fu suo segretario. Il ricordo del Papa nella prefazione di un libro sul nuovo beato
Il francobollo vaticano dedicato al cardinale Pironio

Il francobollo vaticano dedicato al cardinale Pironio - undefined

COMMENTA E CONDIVIDI

Oggi nel Santuario di Nostra Signora di Lujan nei pressi di Buenos Aires, in Argentina, si svolgerà la celebrazione durante la quale sarà proclamato beato il cardinale Eduardo Francisco Pironio, presidente emerito dell’allora Pontificio Consiglio per i laici (dal 1984 al 1996). Lo scorso 8 novembre papa Francesco ha autorizzato la pubblicazione del riconoscimento del miracolo attribuito all’intercessione del porporato argentino, che di fatto ha aperto le porte alla beatificazione del cardinale morto a Roma il 5 febbraio 1998, a 77 anni compiuti. La beatificazione, presieduta dal cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato e per molti anni segretario particolare di Pironio, avviene nel Santuario mariano dove è sepolto il futuro beato. Pubblichiamo ampi stralci della prefazione che papa Francesco ha concesso a Gianni La Bella autore di un libro biografico proprio sul cardinale argentino. Una testimonianza in prima persona quella scritta dal Papa che conobbe e frequentò il cardinale Pironio, imparando «ad apprezzarne la fedeltà nella sequela di Cristo», ma anche «nella disponibilità e nell’attenzione all’altro».

Francesco: fu un pastore capace di indicare la via della santità

Ho conosciuto Pironio in anni lontani, quando ero provinciale dei Gesuiti e lui vescovo ausiliare di La Plata. Le nostre vite si sono incontrate e frequentate in tanti momenti, sino a quando ci ha lasciato, e ho avuto modo di conoscerlo da vicino e di apprezzare la fedeltà della sua sequela al Signore, incarnata in un’umanità sempre disponibile e attenta all’altro, che aveva nel sorriso del suo volto l’immagine della Resurrezione. Questo figlio di emigrati friulani di Percoto, una piccola frazione vicino a Udine, che è sempre rimasto molto legato alle sue antiche origini e che ha appreso i rudimenti della fede «in dialetto», ha fatto dell’amicizia e della disponibilità la sua strada personale verso la santità, non chiudendo mai le porte a nessuno, non escludendo dalla sua vita neanche coloro che sapeva non essere del tutto in sintonia con il suo essere e il suo operare.

Pironio è stato considerato, come si diceva nel linguaggio dell’epoca, un «vescovo progressista», che ha sofferto essendo stato vittima, in tante circostanze, di incomprensioni e di calunnie, a cui ha però sempre risposto con il silenzio, rinunciando a qualsiasi contrapposizione, considerando ogni polemica una cosa inutile. Un’umanità che ti colpiva perché, come ho già ricordato in altre occasioni, quando parlavi con lui ti dava sempre la sensazione che si sentisse il peggior uomo del mondo, il peggior peccatore. Ti apriva un panorama di santità dalla sua umiltà.

Il suo Testamento spirituale ci aiuta a confrontarci con gli orizzonti che hanno orientato tutta la sua vita, a misurarci con il suo vocabolario religioso, a penetrare il suo sentire, che ruota attorno a una serie di presenze che hanno popolato la sua vita: il Padre, Maria Santissima e la Croce. Se dovessi trovare una definizione sintetica, direi che la vita di Pironio è tutta incentrata attorno alla «Spiritualità del Magnificat» e a una grande gioia. Maria è, probabilmente, l’argomento rispetto al quale il cardinale ha parlato e scritto di più, come documenta questo volume, avendo con la Vergine una devozione tenera e delicata, segnata dalla consapevolezza di ricevere immeritata protezione, consolazione e sostegno, accanto al tema della speranza cristiana, la virtù evangelica che più ha permeato la sua spiritualità e il suo pensiero teologico. Il cardinale ha raccolto la sfida, come scrive di lui il padre Diego Fares che l’ha conosciuto da vicino, a fare di questa speranza teologale una speranza storica, attiva, creativa, inventando vie concrete e storicamente percorribili verso un mondo più umano.

Pironio è stato tante cose nella sua lunga vita e ha ricoperto molti incarichi: professore, rettore di Seminario, vescovo diocesano, prefetto di dicasteri nella Curia Romana, ma ciò che più gli dava gioia evangelica era predicare la Parola di Dio, aiutare gli uomini a incontrare il Signore. A questo ministero ha dedicato tanto tempo ed energie. Quando lo sentivi parlare con passione, avevi la sensazione che il primo destinatario della sua predica fosse lui stesso. Il suo parlare non era mai retorico, ma orientato a confortare, illuminare, a indicare a tutti la strada per arrivare al Signore. Il suo amore per la Parola di Dio è sempre stato legato a quello per i poveri. Non lasciava mai a mani vuote chiunque lo avvicinasse e, soprattutto, si rivolgeva a tutti con grande cordialità, fermandosi quotidianamente con i tanti poveri che incontrava nel tragitto che percorreva ogni giorno, dalla piazza del Sant’Uffizio dove abitava, alla Congregazione dei religiosi, non avendo mai avuto alcun interesse verso il denaro.

La vita di Pironio, come scrive il professor La Bella, si articola attorno a due poli geografici distinti: l’America Latina e Roma, dove ha vissuto ininterrottamente, sino alla sua morte, dopo che il papa san Paolo VI lo ha nominato pro-prefetto della Congregazione dei religiosi e degli Istituti Secolari, nel settembre 1975. Negli anni del suo lungo ministero latinoamericano, in cui la Chiesa era attraversata da grandi fermenti e polarizzazioni, prima come segretario e poi come presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, ha accompagnato l’episcopato a uno degli appuntamenti decisivi della sua storia post-conciliare, la Conferenza di Medellín del 1968, rivelandosi una guida sapiente e autorevole, capace di unire e di riconciliare le differenze, essendo sempre attento a che nessuno rimanesse escluso. Anni per lui non sempre facili, a causa della situazione incandescente che viveva il cattolicesimo argentino e latinoamericano, che gli sono costati accuse financo para- dossali, come quella di essere montonero (un’organizzazione guerrigliera argentina).

C’è un altro aspetto che mi preme ricordare, in questa occasione, alla luce del mio recente viaggio a Lisbona, ad agosto 2023, per incontrare i giovani: Pironio, come presidente del Pontificio Consiglio per i laici, mise a punto l’idea del papa san Giovanni Paolo II, di un grande raduno che avrebbe coinvolto ragazzi e ragazze di tutto il mondo, una piccola idea sviluppatasi nel tempo, tanto da divenire uno degli eventi più significativi della missione della Chiesa cattolica verso le nuove generazioni: le Giornate Mondiali della Gioventù, che hanno permesso a milioni di giovani di vivere un’esperienza unica, di incontro con Gesù.

Pironio ha scelto di attendere il giorno del ritorno del Signore, nel Santuario di Nuestra Señora de Luján, in Argentina, ai piedi della Vergine, dove era stato ordinato prete e vescovo e dove attualmente riposa. (...)

Sono convinto che questo libro, curato con passione dal professor Gianni La Bella, permetterà a tanti di scoprire la vita di un grande testimone della fede, che tra le tante cose che ci ha lasciato in eredità, ha quella della gratitudine e della riconoscenza nei confronti di un Signore che ci ha tratti gratuitamente dalle tenebre alla vita e ci ha insegnato a sperare sempre contro ogni forma di avversità.


La copertina del libro su Eduardo Francisco Pironio, di Gianni La Bella con a prefazione di papa Francesco

La copertina del libro su Eduardo Francisco Pironio, di Gianni La Bella con a prefazione di papa Francesco - Guerini e Associati

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI