sabato 31 ottobre 2020
Il 1° novembre la solennità che è un'occasione per conoscere più da vicino l’umanità, il travaglio terreno di chi ha già raggiunto il cielo. Ultimo beato: lo statunitense Michael J.McGivney
Il 10 ottobre scorso ad Assisi la beatifcazione di Carlo Acutis

Il 10 ottobre scorso ad Assisi la beatifcazione di Carlo Acutis - Archivio Avvenire

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La cosa bella della santità è la fantasia. Tra le vite di chi la Chiesa indica come modelli non ce n’è una uguale all’altra. Parliamo delle esistenze vere, fatte di sacrifici e gioia, di lacrime e sorrisi, storie dinamiche, non imbalsamate, come spesso succedeva invece nelle vecchie agiografie. La solennità di “Tutti i Santi” che si celebra questo 1 novembre, diventa allora occasione per conoscere più da vicino l’umanità, il travaglio terreno di chi ha già raggiunto il cielo.

Un aspetto, quello dell’ordinario che diventa straordinario, sottolineato da Francesco sin dall’inizio del suo pontificato. «I santi – disse il 1° novembre 2013 – non sono superuomini, né sono nati perfetti. Sono come ognuno di noi, persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale». Li ha cambiati l’amore di Dio, seguito «con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie».

Significa unire contemplazione e azione, trovare nella preghiera la forza per spendersi nel servizio agli altri, sopportando sofferenze e avversità senza odiare e anzi «rispondendo al male con il bene». Un cammino di “perfezione normale” verrebbe voglia di dire giocando con i contrasti, che segue il filo rosso tracciato da Bergoglio nell’Esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” dedicata appunto alla santità nel mondo attuale.

Un tempo, il nostro, in cui il Signore, accanto ai «mezzi di santificazione» che già conosciamo, dalla preghiera all’accostarsi con frequenza all’Eucaristia e ai Sacramenti, chiede a chi voglia imitarlo una grande capacità di sopportazione, pazienza e mitezza. E insieme l’impegno a fare comunità, audacia e fervore nel seguire il Vangelo, gioia e senso dell’umorismo. Requisiti magari difficili da esercitare con costanza, però alla portata di ciascuno, perché Dio non chiede a nessuno l’impossibile o meglio, lo rende possibile a tutti.

«Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e donne che lavorano per portare a casa il pane, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere!». Questa, annota il Papa nella “Gaudete et exsultate” è «tante volte la santità della porta accanto». Uno stile di vita che ritroviamo, con sottolineature differenti, in chi più di recente è salito agli onori degli altari.

Il 2019 ad esempio ha consegnato alla Chiesa cinque nuovi santi e 15 cerimonie di beatificazione mentre l’anno che sta per concludersi, tristemente segnato dalla pandemia e quindi dal rinvio dei riti, non ha visto canonizzazioni. Cinque invece i nuovi beati tra cui, proprio oggi, lo statunitense Michael J.McGivney fondatore dei Cavalieri di Colombo, mentre a novembre sarà la volta di quattro martiri della guerra civile spagnola: i frati minori cappuccini Benet de Santa Coloma de Gramenet con due compagni e Joan Roig i Diggle un laico ucciso a 19 anni e le cui ultime parole rivolte a chi lo ammazzava innocente furono di misericordia: «Che Dio vi perdoni, come io vi perdono».

Ben più lungo, ci si augura, l’elenco del prossimo anno in cui dovrebbero confluire anche le celebrazioni posticipate a causa del Covid. I santi, ebbe a dire papa Francesco il 13 ottobre 2019, sono «luci gentili nel buio del mondo». Significa che guardare a loro, vuol dire vedere più chiara la strada che ci porta fuori dal tunnel, che potrebbe essere la rabbia per una punizione ingiusta, una malattia, un lutto e, oggi, l’incertezza legata al virus. I santi come indicatori della strada e guide sicure dunque, uomini e donne che ritmano il cammino verso la libertà ma senza cedere alla presunzione.

«Il comportamento del cristiano – diceva il cardinale John Henry Newman santo dal 2019 – è talmente lontano dall’ostentazione e dalla ricercatezza che a prima vista si può facilmente prenderlo per una persona ordinaria». La sua forza infatti consiste nel farsi abitare dal Signore, nel dimenticare il più possibile se stesso per fargli spazio.

«Dio costruisce sul nulla. È con la sua morte che Gesù ha salvato il mondo; è con il niente degli apostoli che ha fondato la Chiesa» sottolineava Charles de Foucauld beato prossimo alla canonizzazione. Un uomo diventato grande quando si rese conto della sua piccolezza. Com’è nella logica del Padre che giudica secondo il parametro dell’amore, che gioisce nel perdonare, che è disposto ad aprire le porte del cielo anche all’ultimo momento. Non a caso il primo santo “sicuro”, portato in Paradiso da Gesù stesso era un malfattore: il buon ladrone, capace di rubarsi il cielo.

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