sabato 9 dicembre 2023
Parla l’autore, Alessandro Serena, che lavora assieme al figlio Michelangelo: vi racconto il mio approccio all’opera della Natività
Alessandro Serena al lavoro sui mosaici

Alessandro Serena al lavoro sui mosaici - Palmucci

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L’artista lavora assieme al figlio Michelangelo. La rappresentazione mostra, accanto ai personaggi tradizionali, anche san Francesco e santa Chiara in omaggio al primo presepe realizzato 800 anni fa a Greccio «Se il mondo fosse grato per il Dio che si fa uomo per tutti noi, ciascuno, riconoscente, porterebbe i suoi doni migliori». I doni che Alessandro Serena porta sono statue con cui allestisce presepi particolarmente luminosi, perché interamente realizzate con tessere di mosaico trasparente. È dal 2019 che, assieme al figlio Michelangelo, abbellisce la piazza del Duomo di Spilimbergo (in provincia di Pordenone) con “Il presepio di mosaico” che, di anno in anno, si arricchisce di nuovi personaggi, anche inconsueti, come le tre Virtù teologali, i profeti con i rotoli dell'Antico Testamento, gli arcangeli Gabriele, Raffaele e Michele, le rappresentazioni al femminile dei cinque continenti, gli angioletti musicanti, i quattro evangelisti e, quest'anno, san Francesco, omaggio al santo che, otto secoli fa, a Greccio (in provincia di Rieti), realizzò il primo presepe della storia. Tanta bellezza non poteva non essere notata. Così, Serena ha avuto l’incarico dalla società veneziana Fondaco Italia, coordinatrice del progetto “Admirabile Signum” (che riprende il titolo della Lettera apostolica con cui papa Francesco ha dato il via alle celebrazioni in ricordo degli ottocento anni da Greccio, ndr), di realizzare un presepe per l’Aula Paolo VI, per “accompagnare” papa Francesco durante le udienze del periodo natalizio. «Un grande privilegio, ma anche una grande responsabilità », afferma.

In Vaticano arriverà un “blocco” di 3,70 metri di larghezza, per 1,95 di altezza con, oltre alla Sacra Famiglia, anche il Poverello d’Assisi inginocchiato, umile, le mani aperte ad accogliere il Cristo che nasce, e santa Chiara, invece, a mani giunte, orante. Tutte figure alte 1,90 metri, e tutte con l'aureola. Più di 32mila le tessere in vetro utilizzate, provenienti dalla Orsoni, ultima fornace storica veneziana, nata nel 1888, oltre 500 ore di lavoro per realizzare questo manufatto, che sarà inaugurato oggi alle 10, durante un'udienza privata con il Papa. « L’Aula Paolo VI, realizzata dall’ingegnere Pier Luigi Nervi, è meravigliosa ed il presepe lì allestito dev'esserne all'altezza - spiega Serena -. La bellezza è linguaggio di Dio, cioè forma dello Spirito Santo. Quale altro modo abbiamo per approcciare la trascendenza, se non alzare gli occhi al cielo? E, così ispirati, cercare a nostra volta di produrre bellezza. Il mosaico consente di farlo. Ma dev'essere al servizio del sacro, altrimenti è solo decorazione di lusso. Convinto di questo, nel 2022, con la mia Associazione Cultura Imago Musiva, oggi Fondazione, abbiamo promosso un convegno che intendeva proprio far dialogare l'arte musiva con la religione».

Serve avere fede? «Per me, sì. Io realizzo anche manufatti - chiamiamoli “laici” -, ma il mio approccio all’opera è diverso, non tanto sul piano tecnico, ma su quello spirituale. Davanti al progetto di una Madonna, nutro una sorta di riverenza che invece non sento se devo costruire un semplice pastore. Mentre realizzo un Gesù Bambino, mi approccio con grande rispetto, quasi devozione. Non dimentico che sto rappresentando Dio che si incarna nella quotidianità della vita, che viene ad illuminare tutti coloro che attraversano le tenebre della sofferenza. E poi c'è tutta la parte di studio, direi teologico. Il modo in cui rappresento ogni figura ritrova la sua essenza nei Testi Sacri. Per esempio, delle virtù teologali parla san Paolo. Gli evangelisti Matteo e Luca descrivono, invece, la nascita di Gesù. Traggo spunto ma, siccome voglio dare maggior solennità al Bambino, non lo appoggio a terra, o nella classica mangiatoia, lo pongo in alto, ben visibile, dono di Maria e Giuseppe al mondo, speranza per tutti. Quando progetto una Natività, lo faccio sì perché venga ammirata, ma anche perché ispiri il raccoglimento e la preghiera. Anche i colori concorrono a questo. Gesù è bianco e oro, a sottolinearne la regale divinità. San Giuseppe ha i colori della terra. Maria ha il mantello blu, ovvero la sapienza divina manifestata attraverso lo Spirito Santo su di lei». Nato praticamente sotto il campanile del duomo di Spilimbergo, Serena oggi settantenne, la passione per il mosaico l'ha respirata in casa. Il padre Gino, infatti, nel 1948, aveva fondato l'Industria rivestimenti mosaici artistici (Irma), che impiegava trecento persone, per lo più donne. Probabilmente non è un caso che, alla realizzazione delle statue del Natale 2023, con Alessandro e il figlio Michelangelo, abbiano collaborato dieci mosaiciste. Alessandro, che cosa dirà oggi al Papa? «Che bello Santità, stare qua con lei».

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