mercoledì 20 ottobre 2021
I 22 piccoli scrivono una lettera di ringraziamento: grazie, siamo tutti fratelli. I pacchi dono sono arrivati tramite l'Elemosineria e la nunziatura apostolica
I bambini dell'orfanotrofio ricevono i pacchi dono del Papa

I bambini dell'orfanotrofio ricevono i pacchi dono del Papa - Vatican Media

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Una lettera scritta a mano, tre fogli a quadretti, per ringraziare papa Francesco per aver inviato nel loro orfanotrofio Foyer Nazareth, alla periferia di Brazzaville (Repubblica del Congo), pacchi di farmaci per curare i piccoli malati dalla drepanocitosi, malattia genetica del sangue.

Una lettera firmata da tutti i 22 bambini dell'orfanotrofio e dalla responsabile suor Elise Vouakouanitou nella quale si esprime "un grande grazie" a Dio, al Papa e alla nunziatura per l'"illimitata attenzione" nei loro confronti.

"Attraverso questo gesto, ci rendiamo conto che il titolo della sua ultima lettera enciclica (Fratelli tutti, ndr) non è vano, ma un programma del lavoro e della missione che lei ha accettato in nome di Cristo dalla Chiesa. Sì, affermiamo che siamo tutti
fratelli".

Le letterine dei bambini dell'orfanotrofio del Congo al Papa

Le letterine dei bambini dell'orfanotrofio del Congo al Papa - Vatican Media

In mezzo alla fatica del vivere e a risorse limitate, senza però cedere alla disperazione, i piccoli del Foyer Nazareth avevano preso carta e penna e avevano chiesto aiuto al Papa. Che non ha fatto attendere troppo la sua risposta e, tramite il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski e la nunziatura apostolica, ha fatto recapitare i primi di ottobre alcuni pacchi contenenti i farmaci, con la scritta rossa "Dono del Santo Padre", alla responsabile dell'orfanotrofio.

Suor Vouakouanitou a Vatican News, non nasconde le difficoltà nel nutrire e curare ogni giorno più di venti bambini di diverse età, provenienti da diverse situazioni di vita: "Orfani, abbandonati o con genitori con disturbi mentali". Alcuni di questi sono malati di falcemia, una forma di anemia curabile con i farmaci ma che, nei casi più gravi, necessita del trapianto di cellule staminali o di midollo osseo. Cure difficili in un Paese, dove, spiega la suora, le medicine sono generalmente importate e l'alto costo le rende inaccessibili. Al momento, suor Elise riceve aiuti dalla sua famiglia religiosa e sta collaborando con un'associazione italiana che la sostiene nell'opera di scolarizzazione e nelle cure mediche per i piccoli ospiti.

Con suor Elise collaborano diversi volontari, tra questi Immaculee, ragazza che in passato ha beneficiato dei servizi della casa e che da qualche anno ha scelto di lavorare come aiuto nell'orfanotrofio in segno di gratitudine, perché il Foyer Nazareth è questo che è sempre voluto essere: "una casa" e "una famiglia" per chi ci abita e lavora, proprio come quella famiglia di Nazareth da cui ha preso il nome.

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