venerdì 20 marzo 2009
Da governi e mass media aggressione con pochi precedenti. Dal dissenso legittimo all’intimidazione e al ghigno offensivo e beffardo, l’escalation di molti giornali in occasione del viaggio in Africa, di cui è stata snaturata e ridotta la portata, puntando tutto sul profilattico Prima le accuse venute da alcune cancellerie. Poi da «Le Monde» al «Times» vignette volgari e blasfeme.
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«The pope is wrong» (il Papa sbaglia) nel riferirsi criticamente all’uso dei preservativi, sentenziano New York TimesWashington Post, in un singolare e significativo sincronismo che li porta a ribadi­re la «consistente» efficacia del profilattico nella lotta all’Aids, specialmente in Africa. Abbiamo detto «singolare e significativo sincro­nismo» perché è rara la coincidenza di giudizio fra le due maggiori testate statunitensi, due co­razzate della comunicazione che sparano, a suon di editoriali, sulla navicella di San Pietro, e sul Pa­pa in persona. Lasciamo ai margini la questione della discutibile e discussa efficacia del preservativo, soprattutto se presentato come strumento principe, per non dire unico, di prevenzione, e osserviamo invece, con preoccupazione crescente, come a ritmo cre­scente i media internazionali e gli stessi governi (ieri è stata la volta del primo ministro lussem­burghese, il popolare Jean-Claude Juncker che si è detto «allarmato» dalle dichiarazioni del Pon­tefice) e potentati, dei quali sono spesso espres­sione, letteralmente si impegnino nell’aggres­sione di Benedetto XVI, quasi mai argomentan­dola razionalmente, ma per il semplice motivo che egli è emblema della Chiesa cattolica e av­ventura incarnata di quell’emblema. Per dirla in altre parole, che egli fa il suo mestie­re, quello del Papa, memore, come ha detto il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, che «ciascuno svolge la sua missione ed è coe­rente con il suo ruolo». Scherzoso,l’'a parte' del leader della Lega Umberto Bossi, che dice: «Cer­to, se tutti facessero come me, che mi tengo mia moglie... l’Aids non si diffonderebbe». Tuttavia, l’aggressione mediatica e politica delle scorse settimane e di queste ore impressiona per inedita virulenza ed estensione, tanto da far so­spettare una strategia comune, concertata da par­te dei centri di potere e, parallelamente, di for­mazione del consenso laicisti, secolaristi, nichi­listi. La Francia, e non è una sorpresa, guida l’ag­gressione, tanto che il suo ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, non ha esitato a dire che il Pa­pa «rivela poca comprensione della reale situa­zione dell’Africa», mentre Le Monde, il paludato Le Monde, ha pubblicato una vignetta blasfema che vede la barca della Chiesa solcare un mare di africani, con a bordo Gesù che «dopo la molti­plicazione dei pani» realizza «quella dei preservativi», ac­compagnato da un rassegnato Benedet­to XVI. La volgarità, in quella che è diventata u­na vera battaglia mediatica, non è più un tabù, è anzi un must, come direbbero a Londra dove si stampa quel Times, un tempo signorile, che ora pubblica una vignetta raffigurante un Papa ghi­gnante con in capo un preservativo al posto del­la tiara. La satira deve essere libera, ma dovrebbe, cre­diamo, conoscere un limite nelle sensibilità altrui, tanto più quando questa satira, come, e più in generale, la libertà di espressione, si esercitano in un Paese-isola e in un continente che formal­mente avevano fatto del rispetto delle fedi un ob­bligo, come insegnano le (peraltro giustificate) levate di scudi ufficiali e ufficiose contro opere an­tisemite o anti-islamiche. Per la Chiesa cattolica e il suo Pontefice questo obbligo al rispetto evi­dentemente non vale più, come hanno dimo­strato in questi giorni non soltanto molti media europei, ma anche burocrati tedeschi, belgi e spa­gnoli. Abbiamo insomma un panorama intellettual­mente, umanamente devastato e devastante, do­ve molti media e potentati (segnaliamo, tra i re­centi critici del Papa, il Fondo monetario inter­nazionale) si esibiscono in una sorta di tiro al pic­cione cattolico, avendo sostituito la legittima pra­tica del dissenso con quella dell’intimidazione, quasi che si volesse (e forse è proprio così) che la Chiesa tacesse la verità, abdicando alla propria missione di salvezza. Con qualche eccezione (è il caso del Daily Tele­graph, che dà ragione al Papa) questa infame pra­tica si allarga, anche in Italia, accusando tra l’al­tro il Papa, di «attentato alla vita». Peccato che la predica venga dal pulpito dei sostenitori dell’a­borto inteso anche come forma di pianificazio­ne familiare, e di coloro che stanno riducendo a un solo aspetto, per giunta stravolgendolo, il viag­gio del Papa in Africa, ossia quello dei modi per combattere la diffusione dell’Aids. Chissà se l’Oc­cidente, quell’Occidente sazio ed egoista, anche stasera, invece di pensare alle sue gravi respon­sabilità nei confronti dell’Africa, andrà a letto con un solo pensiero, un solo sogno: il preservativo.
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