venerdì 7 agosto 2015
Francesco incontra 1500 giovani del Movimento eucaristico giovanile: "Un giovane senza coraggio è un giovane annacquato, è un giovane vecchio"
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​Grande festa questa mattina nell’Aula Paolo VI in Vaticano, dove 1500 ragazzi del Meg, il Movimento Eucaristico Giovanile promosso dai Gesuiti, hanno incontrato Papa Francesco nelle centenario di fondazione. Il Meg, a Roma per il suo incontro mondiale sul tema "Perché la mia gioia sia in voi", è il ramo giovanile dell'Apostolato della Preghiera, nato a Lourdes dall'intuizione di un gesuita francese e oggi presente in 56 Paesi. Il Papa risponde alle domande poste da sei giovani.
Francesco è partito da due parole: tensione e conflitto. “Sono parole – ha detto - che si vivono nella vita quotidiana, sia nella società, sia nella famiglia”. “Ma cosa sarebbe – pensiamo – una società, una famiglia, un gruppo di amici, senza tensioni e senza conflitti? Sapete cosa sarebbe? Un cimitero. Perché non ci sono le tensioni e non ci sono i conflitti soltanto nelle cose morte. Quando c’è vita, c’è tensione e c’è conflitto”.  “Per questo – ha proseguito - è necessario sviluppare questo concetto e cercare, nella mia vita, quali sono le vere tensioni, come vengono queste tensioni, perché sono tensioni che dicono che io sono vivo; e come sono questi conflitti. Ma soltanto in Paradiso non ce ne saranno! Tutti saremo uniti nella pace con Gesù Cristo. E ognuno deve individuare le tensioni della sua vita. Le tensioni ti fanno crescere, sviluppano il coraggio. E un giovane deve avere questa virtù del coraggio! Un giovane senza coraggio … è un giovane annacquato, è un giovane vecchio. Alcune volte mi viene di dire ai giovani: ‘Per favore, non andare in pensione!’, perché ci sono giovani che se ne vanno in pensione a 20 anni: hanno tutto sicuro, nella vita, tutto tranquillo e non hanno la tensione. Ma le tensioni sono nella famiglia, è chiaro. Come si risolve una tensione? Con il dialogo. Quando in una famiglia c’è il dialogo, quando in una famiglia c’è questa capacità di dire spontaneamente cosa uno pensa, le tensioni si risolvono bene”. Di qui l’esortazione: “non avere paura delle tensioni. Ma anche, essere furbi, eh?, perché se tu ami la tensione per la tensione, questo ti farà male e tu sarai un giovane” che “ama sempre essere in tensione. No: questo no. La tensione viene per aiutarci a fare un passo verso l’armonia, ma l’armonia pure provoca un’altra tensione per essere più armonica. Per dirlo in modo chiaro: primo, non avere paura delle tensioni perché ci fanno crescere; secondo, risolvere le tensioni con il dialogo, perché il dialogo unisce, sia in famiglia sia nel gruppo di amici e si trova una strada per andare insieme, senza perdere la propria identità. Terzo, non attaccarsi troppo a una tensione perché questo ti farà male. Chiaro? Le tensioni fanno crescere, le tensioni si risolvono con il dialogo e essere attenti a non attaccarsi troppo a una tensione, perché questo alla fine distrugge. Ho detto che un giovane senza tensione è un giovane in pensione, un giovane ‘morto’; ma un giovane che soltanto sa vivere in tensione, è un giovane ammalato, eh? Questo lo si deve distinguere”.
Riferendosi a quanto detto da Gregorius che ha parlato dei conflitti in una società come l’Indonesia, “dove si respira una grande diversità interna di culture” ha detto che “anche i conflitti possono farci bene, perché ci fanno capire le differenze, ci fanno capire come sono le cose diverse e ci fanno capire che se non troviamo una soluzione che risolva questo conflitto, ci sarà una vita di guerra. Il conflitto, per essere bene assunto, deve essere orientato verso l’unità, e in una società come la tua che ha una cultura con tante culture diverse dentro, deve cercare l’unità ma nel rispetto di ciascuna identità. Il confitto si risolve con il rispetto dell’identità. Noi vediamo, quando guardiamo la tv o sui giornali, conflitti che non si sanno risolvere, e finiscono in guerre: una cultura non tollera l’altra. Pensiamo a quei fratelli nostri dei Rohinja: sono stati cacciati via da un Paese e da un altro e da un altro, e vanno per mare … Quando arrivano in un porto o su una spiaggia, danno loro un po’ d’acqua o un po’ da mangiare e li cacciano via sul mare. Questo è un conflitto non risolto, e questa è guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere. E’ vero: se io ho un conflitto con te e ti uccido, è finito il conflitto. Ma quello non è il cammino. Se tante identità – culturali, religiose – vivono insieme in un Paese”  - ha aggiunto – non ci saranno conflitti “soltanto con il rispetto dell’identità dell’altro. E con questo rispetto si risolve il conflitto. Le tensioni – in famiglia, tra amici – ho detto che per risolverle era necessario il dialogo; i veri conflitti sociali, anche culturali, si risolvono con il dialogo, ma prima con il rispetto dell’identità dell’altra persona. In Medio Oriente stiamo vedendo che tanta gente non è rispettata: le minoranze religiose, i cristiani … non solo non sono rispettati, ma tante volte sono uccisi, perseguitati  … Perché? Perché non si rispetta la loro identità. Nella nostra storia, sempre ci sono stati conflitti di identità religiosa” causati dal “non rispettare l’identità dell’altra persona. ‘Ma, questo non è cattolico, non crede in Gesù Cristo …’ – ‘Rispettalo. Cerca che cosa buona ha. Cerca nella loro religione, nella loro cultura, i valori che ha. Rispetta’. Così i conflitti si risolvono con il rispetto dell’identità altrui. Le tensioni  - ha ribadito - si risolvono con il dialogo”.
Rispondendo alla domanda su quale sia stata la più grande sfida o difficoltà che lui abbia affrontato nella sua missione come religioso, ha detto: “Io direi, trovare sempre la pace nel Signore, quella pace che soltanto Gesù ti può dare. Nei lavori, nei compiti, la sfida è trovare quella pace che significa che il Signore ti accompagna, che il Signore è vicino. E anche c’è un’altra sfida: saper distinguere la pace di Gesù da un’altra pace che non è di Gesù: capito? E questo è una cosa che voi dovete imparare bene e chiedere al Signore la grazia di saper discernere la vera pace dalla falsa pace. Discernere. E’ una sfida, quella. E la vera pace viene sempre da Gesù. Anche, alcune volte viene incartata in una croce. Ma è Gesù che ti dà la pace in quella prova. Non sempre viene come una croce, ma sempre la vera pace è di Gesù. Invece, l’altra pace – quella superficiale – quella pace che ti fa contento, ti accontenta un po’ ma è superficiale, viene dal ‘nemico’, dal diavolo e ti fa contento: ‘Ma, io sono contento, io non mi preoccupo di questo, sono in pace’. Ma dentro dentro dentro c’è un inganno! E qui è necessario chiedere questa grazia, di saper distinguere, di saper conoscere qual è la pace di Gesù e qual è la pace che viene dal ‘nemico’, che ti distrugge: sempre, il nemico distrugge! Ti fa credere che questa è la strada e poi, alla fine, ti lascia solo. Perché, ricordate questo: il diavolo è un mal pagatore, mai paga bene. Sempre ti truffa! E’ un truffatore! Ti fa vedere le cose truccate e tu credi che quello sia buono, che ti dia la pace, vai di là e alla fine non trovi la felicità. Cercare sempre la pace di Gesù: questa è una sfida, una sfida che ho avuto io, che ho io e che avete tutti voi. E qual è il segno della pace di Gesù? Come so che questa pace la dà Gesù? Il segno è quella gioia, quella gioia profonda: il diavolo mai ti dà la gioia. Ti dà un po’ di divertimento, fa un po’ di circo, ti fa felice un attimo ma mai ti dà quella gioia. Quella gioia soltanto può darla Gesù dandoti lo Spirito Santo. E la sfida di tutti noi – anche la mia – è cercare sempre la pace di Gesù. Anche nei brutti momenti, eh? Ma la pace di Gesù. E saperla distinguere da quell’altra pace truccata, che alla fine è una truffa, finisci male e non ti pagano bene. E Gesù è un buon pagatore, paga bene: paga molto bene!”.
Papa Francesco ha poi risposto al giovane che gli ha chiesto se vede segnali reali di gioia nella Chiesa nel mondo per questo XXI secolo: “Ma, i segnali ci sono” e un “segnale di speranza” è “vedere i giovani come voi che credono che Gesù sia nell’Eucaristia, che credono che l’amore sia più forte dell’odio, che la pace sia più forte della guerra, che il rispetto sia più forte del conflitto, che l’armonia sia più forte delle tensioni … Questo è una speranza, questo a me dà gioia!”. “In questo mondo” – ha detto – “ci sono tante guerre. Siamo in una guerra: io mi ripeto tanto dicendo che questa è la terza guerra mondiale, a pezzi, no? Ma siamo in guerra. E questo è negativo. Ma ci sono segni di speranza e ci sono segni di gioia…
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