giovedì 20 agosto 2020
Il cardinale Bassetti apre l’inchiesta diocesana sulla fama di santità di Giampiero Morettini morto a 37 anni nel 2014 dopo il calvario in ospedale. Il postulatore: molti chiedono la sua intercessione
Il seminarista Giampiero Morettini morto a 37 anni nel 2014

Il seminarista Giampiero Morettini morto a 37 anni nel 2014 - Dalla copertina del libro delle Paoline

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Era il 21 agosto 2014 quando a Perugia moriva il seminarista del sorriso, Giampiero Morettini. Aveva 37 anni e il suo calvario in ospedale era iniziato a luglio, dopo una delicata operazione al cuore. Aveva avuto un malore in Seminario che aveva rivelato una grave malformazione congenita che necessitava di un intervento chirurgico urgente. A distanza di sei anni, la sua tomba è meta di un pellegrinaggio ininterrotto: non solo di parenti e conoscenti, ma anche di chi ha scoperto la sua “fama di santità” attraverso amicizie in comune, un libro a lui dedicato, testimonianze di “aiuti” celesti. «Molti chiedono la sua preghiera per la guarigione di bambini ammalati o anche per avere un figlio, altri riconoscono che la preghiera alla tomba di Giampiero è per loro fonte di profonda pace interiore, altri raccontano di grazie ricevute come il sollievo da un tormento, l’accompagnamento a una buona morte, la guarigione di un figlio, la conversione di una persona amata», scrive il postulatore, don Francesco Buono, nel libello consegnato all’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, per chiedere l’apertura della causa di beatificazione del giovane che sognava di essere prete. «Intorno alla sua tomba – si legge ancora – in maniera silente ma continua, vi è un flusso di persone che vi si reca perché la riconosce essere un luogo nel quale Dio si fa loro vicino e sentono Giampiero un amico vivo che è capace di essere ponte tra loro e Dio».


Adesso Bassetti dà il via libera all’inchiesta diocesana sulla vita e le virtù eroiche del seminarista. Di fatto, spiega il porporato nell’editto a sua firma, comincia la raccolta sia delle testimonianze di quanti hanno conosciuto Giampiero sia delle segnalazioni di grazie ottenute per la sua intercessione. «Non credevamo che nostro figlio fosse così benvoluto da tante persone che oggi affidano anche a lui le loro preghiere», hanno raccontato i genitori Caterina e Mario al settimanale diocesano La Voce. Per volontà dello stesso Bassetti, con la sua prefazione, è stato pubblicato il volume di suor Roberta Vinerba dal titolo Giampiero Morettini. Con lui Dio non si era sbagliato (edizioni Paoline) che ripercorre la sua vita a partire dalle parole di chi lo ha incrociato.

Il seminarista Giampiero Morettini morto nel 2014

Il seminarista Giampiero Morettini morto nel 2014 - Arcidiocesi di Perugia

«Vorrei regalare la mia vita a Dio»: così Giampiero si presenta al rettore del Pontificio Seminario Umbro, don Nazzareno Marconi (oggi vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia). È nato però in Sardegna nel 1977, ma con la famiglia si trasferisce vicino Perugia, a Sant’Angelo di Celle, due anni dopo. Dopo un’esperienza lavorativa nell’azienda agraria di famiglia, insieme alla madre apre un negozio di frutta e verdura a Castel del Piano. La sua è una vita lontana dalla fede. Finché il 13 marzo 2006 entra nel negozio una suora per la benedizione pasquale. E lei chiede a Giampiero di pregare. Con poca convinzione, il giovane dice sì. E la religiosa pronuncia una brevissima preghiera posandogli la mano sulla fronte e segnandolo con la croce. Un gesto che lo marcherà per sempre e che confiderà con pudore a pochi intimi. Dirà di aver sentito un fuoco interiore. Una svolta. Allora ecco il riavvicinamento al confessionale, gli incontri di catechesi, la partecipazione assidua all’adorazione eucaristica. E nel 2010 il Seminario «per essere un buon sacerdote», si legge nel libello. «Giampiero mi ha aiutata a pregare perché prima non pregavo, trascuravo la mia fede», ha confidato la mamma Caterina. Al termine del terzo anno la scoperta della malattia, il ricovero, l’intervento, il peggioramento delle condizioni che Giampiero affronta «con il sorriso» e «sempre con serenità, totalmente offerto alla volontà di Dio» e «nonostante le grandi sofferenze infonde pace e speranza a coloro che lo visitano». Ai funerali partecipa «una moltitudine di persone, giovani in particolare, molti che non avevano conosciuto in vita Giampiero» che si riversa nella chiesa di San Pio a Castel del Piano. «I sacerdoti che in quelle ore prestarono il servizio del sacramento della riconciliazione ricordano di aver confessato molti giovani e di aver constatato quanto l’abbandono a Dio di Giampiero durante la malattia avesse profondamente colpito tanti e fatti decidere per un ritorno al sacramento della penitenza e un riavvicinamento alla Chiesa», sottolinea il libello. Una missione che dal cielo il seminarista (per sempre) continua.

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