martedì 8 febbraio 2022
Cento anni fa l’arcivescovo di Milano, il cardinale Achille Ratti, venne eletto pontefice e si affacciò dalla loggia delle benedizioni di San Pietro. Un fatto clamoroso, non accadeva dal 1870
Pio XI. Achille Ratti prima di essere eletto Vescovo di Roma fu arcivescovo di Milano

Pio XI. Achille Ratti prima di essere eletto Vescovo di Roma fu arcivescovo di Milano - Archivio

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Era il 6 febbraio di 100 anni fa quando veniva eletto al Soglio di Pietro l’arcivescovo di Milano il cardinale Achille Ratti (1857-1939) che scelse di chiamarsi Pio XI, perché, disse, «Pio è un nome di pace». E come segno di apertura al mondo, quasi ad anticipare la chiusura della annosa Questione romana che si concluderà durante il suo pontificato con la firma dei “Patti Lateranensi” del 1929, il neo eletto Pio XI decise di affacciarsi dalla loggia delle benedizioni della Basilica di San Pietro. Un fatto clamoroso questo che non accadeva dalla “Presa di Porta Pia” nel 1870.

E proprio ieri papa Francesco è voluto tornare con la mente ai gesti “rivoluzionari” dell’inizio del Pontificato del suo predecessore che guidò la Chiesa dal 1922 al 1939 ricevendo in udienza nella Sala Clementina – un’Istituzione molto cara al papa brianzolo – come il Pontificio Seminario Lombardo dei Santi Ambrogio e Carlo che ha la sua sede a Roma. A guidare la delegazione era l’attuale rettore del “Lombardo” l’ambrosiano monsignor Ennio Apeciti.

Bergoglio ha voluto rammentare nel suo discorso che appena eletto, per impartire la sua benedizione, «Pio XI scelse di affacciarsi non più all’interno della Basilica di San Pietro, ma dalla Loggia esterna », volgendosi così, più direttamente, «alla città di Roma e al mondo intero». «Quel gesto di Pio XI valse più di mille parole» sono state le parole di Francesco. Tutto questo deve spingere ad «aprirsi, dilatare l’orizzonte del ministero alle dimensioni del mondo, per raggiungere ogni figlio, che Dio desidera abbracciare con il suo amore». Come significativo è stato l’accenno di Francesco a un dato singolare che la sede del “Lombardo” si trovi non distante dalla Basilica di Santa Maria Maggiore dove è custodita l’icona mariana tanto cara al Pontefice la «Salus Popoli Romani». Nel suo intervento il Vescovo di Roma ha voluto rifarsi al magistero di Pio XI (con un particolare riferimento all’enciclica “Quadragesimo anno”) e ha invitato a «sognare la bellezza della Chiesa».

Rivolgendosi agli studenti del Lombardo li ha esortati ad essere «segni e strumenti della comunione degli uomini con Dio e tra di loro». Ha poi invitato a non dimenticare mai i poveri «nei quali Gesù è presente». Di qui l’esortazione: «Siate perciò tessitori di comunione, azzeratori di disuguaglianze, pastori attenti ai segni di sofferenza del popolo. Anche attraverso le conoscenze che state acquisendo, siate competenti e coraggiosi nel levare parole profetiche in nome di chi non ha voce».

Francesco ha voluto ricordare alcuni tratti singolari del lungo magistero di papa Ratti: l’importanza che diede all’impulso missionario come alla formazione dei sacerdoti e la sua indiretta lotta ad ogni forma di carrierismo in seno alla Chiesa. «Non preoccupiamoci dei piccoli orticelli di casa, – è stata l’esortazione rivolta alla comunità del Lombardo – c’è un mondo intero assetato di Cristo».

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