giovedì 14 marzo 2024
Create su indicazione della beata Madre Speranza presso il Santuario dell'Amore misericordioso, erano state chiuse con il Covid. La gioia di migliaia di pellegrini
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È una piccola Lourdes. A Collevalenza, nel cuore dell’Umbria in provincia di Perugia, non è apparsa la Vergine, ma un nodo la lega al Santuario francese. Anzi due: una sorgente e le piscine. Dopo quattro anni di stop imposto prima dall’emergenza pandemica e poi da un intervento di ristrutturazione, sabato scorso sono riprese le immersioni dei pellegrini nelle vasche in cui scorre l’acqua della fonte dell’amore misericordioso. Una data significativa, perché il 1° marzo 1979 venivano inaugurate e benedette alla presenza di madre Speranza di Gesù (1893-1983), la fondatrice del Santuario, beatificata nel 2014. Fu lei a ricevere una chiara ispirazione di carattere soprannaturale e a individuare la sorgente nel 1960. Un’impresa apparentemente impossibile: trovare acqua in cima a una collina argillosa. Eppure, a 122 metri di profondità fu rinvenuta una vena idrica abbondantissima, un fiume sotterraneo del livello di 6 metri. Accanto alla Basilica e al crocifisso dell’amore misericordioso, icona principale del Santuario, scaturisce un’acqua che alimenta le fontanelle e le piscine per l’immersione di quanti giungono in cerca di conforto, segnati da sofferenze fisiche e morali. «Dall’Antico al Nuovo Testamento – dice il rettore del Santuario padre Aurelio Pérez – l’acqua è un simbolo unico e forte nelle Scritture. L’acqua in cui Naaman il lebbroso si bagna 7 volte secondo le indicazioni del profeta Eliseo, l’acqua che Gesù promette alla samaritana e con cui comanda al cieco nato di lavarsi nella piscina di Siloe: è un segno visibile della misericordia del Signore». A Collevalenza i pellegrini fanno esperienza dell’abbraccio di Dio, che madre Speranza descriveva «non come un giudice severo, ma come un Padre che dimentica gli errori dei suoi figli e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro».

​Il primo Santuario dedicato all'Amore misericordioso

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Nel primo Santuario al mondo dedicato all’amore misericordioso, l’esperienza della tenerezza di Dio si compie anche accostandosi alle fontanelle, bevendo l’acqua «con fede e amore» e immergendosi. «Un significato antropologico potente – prosegue padre Aurelio – che ci avvicina a Gesù nel Giordano, fa memoria del nostro Battesimo e fa sperimentare al pellegrino l’amore del Padre». Un gesto premuroso che si avverte anche dalla temperatura dell’acqua. Non fredda, ma riscaldata: madre Speranza voleva che i pellegrini si sentissero avvolti anche fisicamente dal calore di un abbraccio. Prendendo il nome dal Santuario, la funzione di quest'acqua è strettamente unita al messaggio spirituale che qui si proclama: l’amore misericordioso raggiunge tutti e guarisce da ogni forma d’infermità spirituale. L’acqua non è magica, ma simbolo di grazia e strumento di misericordia. Per questo le immersioni sono precedute dalla “Liturgia delle acque”, un momento di ascolto della Parola di Dio cui segue la preghiera e il cammino processionale verso le piscine. I Figli e le Ancelle dell’Amore misericordioso che animano il Santuario invitano i pellegrini a compiere un’immersione spirituale nel sacramento della riconciliazione e nell’Eucaristia, passo fondamentale per vivere appieno l’ingresso nelle vasche. A volte si registrano casi di guarigioni da malattie che piagano il corpo, anche se non è il benessere fisico ciò che spinge le persone ad andare alla fonte. La salute esteriore è simbolo della guarigione spirituale.

​L'attesa di migliaia di pellegrini per le piscine e le fontanelle

«La riapertura delle piscine – dice Marina Berardi, responsabile della comunicazione del Santuario - è stato un momento grandemente atteso. I pellegrini lo desideravano e lo manifestavano a voce, con email e telefonate. Confidavamo che questo giorno sarebbe arrivato, ma è stato necessario essere pazienti». Del resto lo fu per prima madre Speranza. Anche se l’edificio che ospita le vasche fu ultimato alla fine del 1960, la Chiesa fu prudente e solo 18 anni dopo autorizzò il Santuario a svolgere questa singolare forma di apostolato. Le piscine sono state benedette e re-inagurate lo scorso 8 febbraio, nel giorno della festa liturgica della beata Speranza. Da quando nella Messa solenne è stato annunciato che avrebbero riaperto meno di un mese dopo, si è susseguito un numero incredibile di richieste di immersioni, che oggi si cerca di accogliere grazie al prezioso servizio offerto dai volontari.

All’arrivo di madre Speranza a Collevalenza nel 1951, la collina era un solo roccolo per uccellatori. Oggi la postazione di caccia è stata trasformata dalla misericordia di Dio in un luogo dove il Signore attende e “cattura” ogni persona perché sperimenti il suo abbraccio di “Padre buono e di tenera Madre”.


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