sabato 26 settembre 2015
​All'Incontro mondiale di Filadelfia nuovi spunti di speranza. Dagli esperti idee preziose per un nuovo modo di guardare al ruolo dei nuclei familiari. Per una società più giusta. Oggi la chiusura con la Santa Messa nel Franklin Parkway.
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Prendersi cura della famiglia significa costruire una società più equilibrata, più giusta, più vivibile. Prendersi cura della famiglia significa non trascurare nessuno degli aspetti, delle situazioni, degli ambienti in cui la famiglia vive. Nulla è estraneo alla famiglia. E nulla la famiglia può escludere dal suo orizzonte. È la grande lezione che arriva dal Congresso teologico-pastorale che si è chiuso ieri sera Filadelfia. Un evento vastissimo, che ha saputo concentrare in quattro giorni decine e decine di argomenti, non solo ecclesiali. Ma è giusto così. La partecipazione straordinaria – complessivamente oltre ventimila persone – non solo alle due relazioni principali della giornata, ma anche a tutti gli oltre cinquanta workshop giornalieri, ha dimostrato una volta di più che l’interesse cresce in modo proporzionale alla capacità di entrare nel vivo non solo dei problemi delle coppie, dei genitori, dei rapporti intergenerazionali, ma anche di tutto il fitto intreccio di impegni e di incombenze che coinvolge i nuclei familiari oltre la porta di casa.  Se questo non fosse vero, perché mai un convegno ecclesiale avrebbe dovuto occuparsi, come ha fatto l’economista della Harvard University, Mary Hirschfeld, di suggerire un modo più oculato di scegliere gli acquisti? Oppure di dare spazio a un supermanager come Robert Jazwinski, che ha spiegato in modo semplice, quasi divertente, come 'guarire' i bilanci familiari. O ancora, di ascoltare una psicologa dell’infanzia come Melissa Anderson che ha tracciato, tra luci e ombre, il futuro di una famiglia sempre più “on line”? Certo, la maggior parte degli approfondimenti – al di là delle riflessioni pastorali – si sono concentrati sul rapporto di coppia, sull’educazione, sulle ferite della famiglia, sulla difficoltà del perdono. Un tema affrontato da monsignor Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, che ha sottolineato come, attraverso la riconciliazione, le relazioni si rinnovano diventando fonte di nuova vita, e le famiglie divengono luoghi di misericordia.  Il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas Internazionale, davanti a più di ottomila persone, ha parlato delle situazioni difficili in cui si trovano a vivere le famiglie oggi, come la solitudine, la povertà, la malattia. Per guarire da queste ferite, il ruolo fondamentale rimane quello delle famiglie stesse, ma anche la Chiesa, «ospedale da campo per le guarigioni», dev’essere sempre pronta a rispondere alle situazioni di emergenza.  Sofferenza, dolore e misericordia si sono intrecciati anche nella relazione di Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento nello Spirito e della Fondazione vaticana “Centro internazionale Famiglia di Nazareth” che, parafrasando Bernanos, ha affermato che «chi cerca la verità della famiglia deve farsi padrone delle sofferenze che la animano». Martinez ha spiegato che «nella sofferenza c’è tutta la grammatica della nostra vita, la più concreta, credibile, attraente liturgia che si celebra ogni giorno nella piccola chiesa domestica che è la famiglia». Il Centro internazionale Famiglia di Nazareth, affidato al Rinnovamento nello Spirito per volontà del Pontificio Consiglio per la famiglia, si propone proprio di essere segno concreto di sollievo e di vicinanza concreta per le famiglie del Medio Oriente e della Terra Santa, troppo spesso «sottomesse al male e alla morte». Famiglie ferite, ma allo stesso tempo anche strategie per dare tregua alle relazioni più sofferte, nei contributi di Sue Muldoon, psicologa e di Christauria Welland, terapeuta di San Diego, che ha messo in luce con chiarezza la tragedie delle violenze domestiche, soprattutto quando in famiglia ci sono figli piccoli. Molta curiosità per la partecipazione di Gianna Emanuela Molla, quarta figlia di santa Gianna Beretta Molla – patrona dell’Incontro insieme a Giovanni Paolo II – che ha spiegato come il dolore dell’infertilità sia una croce pesante da portare, ma l’amore coniugale e la vicinanza della comunità rappresentino un sollievo spesso decisivo. La crescita di queste case illuminate da relazioni solidali all’insegna della misericordia e delle comprensione reciproca, sono facilitati anche dalla presenza della figura dei nonni. Ne hanno parlato Catherine Wiley, fondatrice dell’Associazione Nonni Cattolici, Philip Butcher, direttore presso il Centro internazionale dell’Associazione Nonni Cattolici, e Michael La Corte, il direttore della stessa associazione negli Stati Uniti. i tre esperti hanno approfondito il tema della trasmissione della fede attraverso le generazioni, ribadendo il ruolo degli anziani nella cura, anche spirituale, della famiglia, che diventa così progetto di futuro.
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