domenica 3 aprile 2016
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Il 1900 si apriva con l’aria spensierata della Belle Époque che si diffondeva sulle note di Sul bel Danubio blue con l’ottimismo dell’Esposizione universale. Presto, tuttavia, il rombo dei cannoni della prima Guerra mondiale segnava una brusca inversione di tendenza cui facevano seguito l’«inutile strage» deprecata da Benedetto XV e la diffusione nell’antico continente di un insensato odio fratricida. Contemporaneamente, come antidoto a questa cieca follia, Dio rendeva nota la sua volontà attraverso un’umile suora. Disse il Signore a santa Faustina Kowalska: «Oggi mando te a tutta l’umanità con la mia misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla nel mio cuore misericordioso». Di umili origini, Elena Kowalska nacque in Polonia nel 1905. Fin dalla giovinezza provò il desiderio di dedicarsi completamente a Dio nella vita religiosa. Vincendo la resistenza dei genitori, alla metà degli anni Venti Elena entrò nel convento delle suore di Nostra Signora della Misericordia a Varsavia dove ricevette il nome di Faustina. Già nei primi anni di vita religiosa assimilò pienamente la spiritualità della sua congregazione. Pregava suor Faustina: «Desidero trasformarmi tutta nella Tua misericordia ed essere il riflesso vivo di Te, o Signore. Che il più grande attributo di Dio, cioè la sua incommensurabile misericordia, giunga al mio prossimo attraverso il mio cuore e la mia anima. Aiutami, o Signore, a far sì che i miei occhi siano misericordiosi… che il mio udito sia misericordioso… che la mia lingua sia misericordiosa… che il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo. A nessuno rifiuterò il mio cuore». Nel 1931 ebbe la prima visione nella quale le apparve Gesù vestito di una tunica bianca. Dalla veste aperta sul petto si staccavano due grandi raggi, uno rosso e l’altro chiaro. Dalla cappella della comunità questi raggi raggiungevano e abbracciavano il mondo intero. Quindi Gesù le ordinò di far dipingere un’immagine della visione e di chiedere alle autorità religiose di istituire una festa in onore della misericordia di Dio. «Io sono il Re della misericordia. Io desidero che questa immagine sia esposta pubblicamente la prima domenica dopo Pasqua. Questa domenica è la festa della misericordia». Non era facile il compito che Gesù assegnava alla giovane suora che dovette far fronte ai molti che, all’interno come all’esterno della congregazione, accolsero le sue rivelazioni con scetticismo. Nel 1934, tuttavia, con l’aiuto del confessore riuscì a contattare un pittore per commissionargli l’immagine desiderata. Il risultato non fu all’altezza della visione e suor Faustina pianse perché Gesù non era così bello come lei lo aveva visto. Nello stesso tempo si offrì al Signore per i peccatori, in particolare per quelli che avevano perso la fiducia nella sua misericordia. Tra i tanti spostamenti causati dalle precarie condizioni della sua salute, nel 1936 suor Faustina giunse a Cracovia, la città di Karol Wojtyla, dove morì nel 1938. Di qui prese il largo la spiritualità della misericordia che, attraverso Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco, sta effettivamente giungendo a tutto il mondo. Per essa Dio sembra rispondere non solo all’anelito dei suoi fedeli ma anche alle imprecazioni di chi, come Giobbe, lo chiama in giudizio per i mali del mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla santa polacca si deve l’intuizione della festa liturgica che si celebra oggi
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