giovedì 10 dicembre 2015
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Visibilità, concretezza, dialogo. È un protestantesimo che vuole essere più presente nello spazio pubblico, desideroso di far sentire maggiormente la sua voce, quello fotografato dalla XVII Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) appena conclusasi a Pomezia, alle porte di Roma. Un impegno che punta su progetti e scelte concrete, da realizzare il più possibile in modo ecumenico. Scenari, priorità, che emergono con chiarezza nelle parole del pastore battista Luca Maria Negro, eletto martedì scorso alla presidenza della Federazione. «Faccio due esempi – sottolinea –. In tema di rifugiati e migranti molto spazio è stato dedicato al progetto "Mediterranean hope" che prevede un Osservatorio permanente avviato nel 2014 a Lampedusa, una "Casa delle culture" a Scicli, in provincia di Ragusa, e che adesso si avvia all’istituzione di "corridoi umanitari" realizzati in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio». A breve infatti è prevista la firma di una convenzione con il ministero degli Esteri e dell’Interno. I primi progetti di "corridoi umanitari" riguarderanno Libano e Marocco e saranno gestiti appunto dalla Fcei assieme a Sant’Egidio. Uno scenario ecumenico, che fa da cornice, anche all’altro tema centrale nell’assise di Pomezia, cioè la libertà religiosa in Italia. «Durante i lavori dell’Assemblea è stato sottolineata in modo molto positivo la volontà della Chiesa cattolica di assicurare una normativa che superi la legge dei culti ammessi del 1929. In particolare è stato citato più volte l’intervento del segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino al Convegno promosso nel febbraio scorso dalla Fcei in collaborazione con la Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers)». Esempi che evidenziano come si respiri nel protestantesimo storico italiano un nuovo ottimismo "ecumenico", una rinnovata fiducia, legata soprattutto ai gesti, alle parole di papa Francesco. «In effetti si moltiplicano i segnali di apertura verso le Chiese evangeliche. Mentre in passato abbiamo avuto la sensazione che venisse privilegiato il dialogo con l’ortodossia o con l’anglicanesimo, oggi possiamo riferirci a gesti molto concreti. Penso all’incontro del Papa con il pastore Giovanni Traettino, alla visita al Tempio Valdese di Torino, davvero un momento "alto", a quella più recente alla Chiesa luterana di Roma dove Francesco ha detto cose importanti sul tema delle coppie interconfessionali e dell’ospitalità eucaristica». Il 22 giugno 2015 a Torino nel Tempio Valdese, il Pontefice chiese perdono «per gli atteggiamenti non cristiani, persino non umani» avuti nella storia contro i protestanti. «Una richiesta che il Sinodo valdese ha accolto con gratitudine – osserva Negro – anche se una parte dei media ha cercato di minimizzare la portata di quell’accoglienza, cavillando un po’ su una frase della lettera di risposta. È evidente invece che quella visita apre una nuova pagina nella storia dei rapporti reciproci. Indietro non si torna, il passato non si può cancellare, però oggi vogliamo costruire insieme nuove relazioni». E le occasioni di testimonianza certo non mancano. Il 2015 è stato, ad esempio, l’anno di un appello comune delle Chiese sulla violenza contro le donne, un’iniziativa partita dalla Fcei e subito appoggiata dalla Conferenza episcopale italiana. Più arduo, probabilmente, sarà dare una risposta agli incubi che nascono dal terrorismo targato Daesh, capire le cause di tanta violenza criminale. I cristiani sono chiamati a interrogarsi sulle motivazioni che, in nome di una fede "bestemmiata", armano contro l’Occidente giovani che pure in quello stesso Occidente sono nati. La sensazione è che, soprattutto l’Europa non sappia più rispondere alle domande di senso dei suoi figli. «Per le Chiese credo che il problema non sia tanto quello di lanciare appelli per un ritorno ai valori cristiani– aggiunge il presidente della Fcei – ma che la sfida sia invece testimoniare insieme la vitalità del messaggio del Vangelo. Non caso al Tempio Valdese di Torino sia il moderatore Bernardini sia il Papa hanno parlato di evangelizzazione comune. Dove evangelizzare non significa un richiamo moralistico per il ritorno a un antico "status" che forse non c’è mai stato ma vuol dire portare a queste società secolarizzate tutta la gioia di un Evangelo che dischiude orizzonti nuovi di senso». Come detto, Luca Maria Negro è stato eletto presidente della Fcei, lo scorso 8 dicembre durante gli "stati generali" del protestantesimo storico italiano, che per cinque giorni hanno riunito a Pomezia 120 delegati da tutt’Italia. Direttore del settimanale "Riforma" Negro vanta una vasta esperienza in campo ecumenico, soprattutto internazionale. Nel nuovo incarico, di durata triennale, subentra al pastore metodista Massimo Aquilante. «Credo – conclude Negro – che qualunque organismo ecumenico, e la Federazione lo è, debba essere attento a far convivere al suo interno una tensione creativa tra il piano del cristianesimo pratico, della testimonianza comune nella società, e quello più teologico della ricerca dell’unità, che comprende anche la dimensione della spiritualità. Per quanto mi sarà possibile vorrei cercare di trovare un equilibro positivo tra questi due aspetti. Ma estremamente importante, certamente prioritaria, come emerge dai lavori dell’Assemblea e come chiede l’attualità che ci sta di fronte, sarà anche l’attenzione al dialogo interreligioso».
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