Carlo Acutis - Agenzia Romano Siciliani
Pubblichiamo il testo del capitolo scritto da Andrea Acutis, padre del beato Carlo Acutis, contenuto nel libro «Nostro figlio Carlo Acutis. La scuola di fede del santo di internet» firmato dai genitori e Antonia Salzano e Andrea Acutis. Il contributo di Andrea Acutis è intitolato «Obbediente, eppure libero e vivace».
La libertà si colloca al vertice dei desideri dell’uomo, si può dire che sia una parte costituzionale della persona umana. Per i ragazzi la libertà ha poi un fascino tutto particolare perché sono stati soggetti sin dalla nascita all’autorità dei genitori e degli educatori e sono facilmente affascinati dalla possibilità di affrancarsene. È quindi quanto mai importante aiutarli a discernere sulla sua natura. Generalmente la libertà è intesa come assenza di costrizioni esteriori nella propria vita, cosa che riveste indubbiamente spesso grande importanza, specialmente se si tratta di essere liberi da costrizioni ingiuste. Consideriamo poi che politicamente, quali figli della Rivoluzione francese, la nostra società dedica ogni sforzo per costruire sistemi democratici in grado di mantenerci liberi da situazioni di tirannia, anche se così facendo si ricade a volte in nuove forme di dittatura.
Tuttavia, crescendo, i ragazzi scoprono presto che questa libertà, intesa come assenza di costrizioni materiali, trova continuamente ostacoli che si rivelano spesso insormontabili. Innanzitutto ci troviamo inseriti nel cosiddetto spazio-tempo. Il tempo scorre ineluttabilmente in un’unica direzione: possiamo vivere solo nell’istante del presente e il tempo perso non potrà mai essere recuperato. Alle conoscenze attuali della fisica risulta poi che qualsiasi oggetto dotato di una massa si possa spostare da un luogo all’altro solo con grande dispendio di energia e per distanze sostanzialmente nulle rispetto alle distese infinite dell’universo. Le vicissitudini della vita, dalla nascita sino alla morte, sono poi soggette a un’infinità di elementi che non dipendono dalla nostra volontà. Non abbiamo scelto di darci la vita e nemmeno dove nascere, in quale Paese del mondo e in quale famiglia, quali persone incontreremo, in quali situazioni dovremo giostrarci, e così via.
Se illudiamo i ragazzi con la speranza di poter essere liberi da tutte queste ineluttabili costrizioni, facciamo di loro dei falliti dalla nascita che non cercheranno altro se non la possibilità di evadere da questo mondo con distrazioni più o meno lecite. Ma com’è possibile che l’animo umano abbia un così forte desiderio di una cosa irraggiungibile? La felicità dipende dalla certezza di poter raggiungere ciò che desideriamo. Siamo allora forse costituzionalmente condannati all’infelicità? O forse riponiamo i nostri desideri su cose che non ci sazieranno mai?
Perché diciamo ai nostri ragazzi «l’importante è che ti diverti», oppure «l’importante è la salute», oppure «devi studiare perché se non hai successo nel lavoro sei un fallito»? Il divertirsi in modo sano, la salute, un lavoro giustamente remunerato, sono tutte cose buone per le quali dobbiamo ringraziare Dio se ci sono, ma non è affatto detto che ci siano e se sono presenti potrebbero non durare, anzi, diciamo pure chiaramente che sappiamo per certo che finiranno. Carlo usava di tutte le cose buone di questo mondo, ma il mondo non era il suo tesoro. Ecco, questo è il problema: che siamo troppo abituati a cercare tesori dove non ci sono. E la libertà dalle costrizioni materiali è uno di questi falsi tesori.
Ora noi sperimentiamo che effettivamente siamo esseri dotati di una libertà, libertà che siamo continuamente chiamati a esercitare con le nostre scelte. Ancor prima di essere illuminati dalla fede, ognuno di noi sa che esiste una libertà che in quanto immateriale non può essere soggetta a costrizioni da parte di nessuno: la libertà di desiderare o di amare ciò che vogliamo. Quindi, anche solo con le nostre facoltà umane, possiamo intuire che l’essenza stessa della vita umana deve essere legata a questa libertà e che, conseguentemente, l’uso che ne faranno i nostri ragazzi determinerà il grado di successo della loro vita.
Lasciamoci ora illuminare dalla nostra fede. Tutto si farà chiaro, semplice e meraviglioso. Dio stesso, l’Onnipotente, l’Amore, il Sommo Bene, bussa alla porta del nostro cuore e ci dice: io sono l’Amore; ti ho creato per amare e per essere amato; vuoi desiderare l’Amore? Se rispondiamo di sì, sappiamo con certezza che potremo essere esauditi perché è una sua promessa. Ecco svelati l’essenza e il motivo della nostra libertà. Come potrebbe Dio proporci di ricevere il suo amore se non ci avesse prima donato un’anima spirituale capace di libertà, della capacità di poter dire di sì all’Amore, allo stesso modo in cui diciamo di sì alla persona amata nella celebrazione del sacramento del matrimonio. La libertà di amare è legata alle facoltà della nostra anima spirituale: l’intelletto e la volontà. L’intelletto ci propone la cosa buona e con la volontà scegliamo di amare la cosa buona. Dobbiamo poi avere l’umiltà di capire, non senza l’aiuto della grazia, che Dio ha disposto che veniamo inseriti nella sua vita divina mediante i sacramenti che Lui stesso ha istituito. Allora il compito dei genitori è immensamente semplificato. La salute dei figli, il loro futuro lavoro, tutte le cose buone della vita, non sono più la meta desiderata, ma vengono declassati a meri mezzi per raggiungere la Meta che è Dio. Dobbiamo insegnare ai nostri figli che, diversamente dai desideri di questo mondo che possono realizzarsi ma molto spesso portano anche a fallimenti, e che quindi ci lasciano sospesi in uno stato di paura che fuggiamo con distrazioni varie (ecco l’origine della frase «l’importante è che ti diverti»), diversamente dicevo dai desideri di questo mondo, un sincero e fermo desiderio di Dio non può assolutamente fallire appunto perché l’unico requisito è di desiderarlo fermamente e di comportarsi di conseguenza dicendo di sì a tutte le cose buone che ci propone il Signore, con l’aiuto della grazia che Egli non ci negherà mai se non ci opponiamo a essa. Se c’è riuscito il buon ladrone, ci possiamo riuscire anche noi e i nostri figli. Il problema è che questi sì ci costano cari perché non vogliamo rinunciare ai falsi tesori. Ecco allora come dobbiamo impegnare il tempo della nostra vita: in una continua ricerca di un sì detto con sempre maggiore amore, decisione e fermezza, e un no a tutto ciò che si oppone al raggiungimento del nostro tesoro in Cielo. E il Signore curerà di donarci tutte le cose materiali e spirituali di cui abbiamo bisogno nel nostro cammino.
Per una particolare provvidenza del Signore, Carlo ha potuto beneficiare sin da piccolo di una speciale unità e armonia interiori che venivano continuamente rinnovate dalla sua scelta di mettere Dio al primo posto e, conseguentemente, di mettere in pratica il comandamento dell’amore. Forse questa parola “comandamento” stona ai nostri orecchi allenati alle false libertà di questo mondo. Ma l’amore non è una passione che dobbiamo seguire per essere felici?
I sentimenti e le passioni vanno e vengono, crescono e diminuiscono, spesso per fattori psicologici legati ai processi biochimici del nostro cervello. Ora insegnare ai nostri ragazzi a seguire un amore, inteso come seguire “quello che sento”, sarebbe l’equivalente di insegnare loro a essere tanti Pinocchio senza libertà. Eppure Pinocchio pensava di essere libero quando seguiva i suoi desideri. Ebbene, occorre insegnare ai nostri ragazzi che prima di tutto l’amore è un atto della volontà che prescinde dal sentimento. Infatti nel sacramento del matrimonio non promettiamo di amare il nostro sposo o la nostra sposa solo finché non sgorgherà nella nostra psiche una pulsione di attrazione, ma promettiamo di amare finché morte non ci separi. Così si deve intendere il comandamento di amare Dio e il prossimo.
Perché i santi attirano così tante persone? Perché hanno esercitato bene la loro libertà e percepiamo che sono mossi dal vero Amore, senza quella falsità, quella divisione, quella malizia che sono necessariamente presenti, spesso inconsapevolmente, in chi sceglie di adorare tesori diversi dal Sommo Bene, in chi sceglie le false libertà.
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