mercoledì 19 agosto 2015
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I giovani e gli ultimi gli hanno cambiato la vita e a loro ha dedicato se stesso fino all’ultimo respiro, in particolare ai detenuti del carcere di piazza Lanza di cui era cappellano. Don Francesco Ventorino, noto come “don Ciccio”, amico di don Luigi Giussani e anima di Comunione e Liberazione in Sicilia, è morto a 83 anni lunedì scorso, a Catania. Negli anni Sessanta, mentre era docente di religione nelle scuole superiori, una studentessa milanese di Gioventù studentesca (Gs) trasferitasi ai piedi dell’Etna, che aveva coinvolto diversi suoi coetanei nell’esperienza di Gs, lo colpì per la sua capacità di fare incontrare Cristo agli altri in modo intenso e gioioso. Compreso da dove veniva questo entusiasmo, ancora giovane prete, in un’estate sulle Dolomiti “don Ciccio” incontrò Giussani e da quel momento iniziò un’amicizia duratura. Insegnante di storia e filosofia e poi presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania, don Ventorino avviò Gs nella città siciliana e fu poi tra i protagonisti della storia di Comunione e Liberazione in Sicilia.  Fu autore di volumi di filosofia e spiritualità, collaboratore di quotidiani, ma fondamentale fu la sua attività come educatore di generazioni di giovani, a scuola e fuori, in ambito universitario, tra i lavoratori, nelle periferie, indicando a tutti una felicità possibile da cercare in Cristo. Sono proprio le amicizie speciali da lui costruite in tanti anni, le storie di conversione e di scoperta della propria vocazione, che in queste ore ricorrono sui social network; Ricordi di giovani e meno giovani, come Salvo: «Oggi è morto un uomo e per molti sarà solo una notizia. Se quest’uomo non ci fosse stato, io non sarei io, non avrei conosciuto mia moglie, non esisterebbero i miei figli. È incredibile quanto una vita può influenzarne così tante altre e così radicalmente. Adesso è dove voleva essere e sta guidando una passeggiata o un coro di canti alpini, e io spero un giorno di essere di nuovo fra i suoi». Tra i messaggi e le tante testimonianze di questi giorni anche quella di Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio. «Grazie don Ciccio! – si legge in un suo lungo e intenso commiato – perché pur nella diversità dei momenti, nell’emergere di chiarezze, nella percezione di difficoltà o di fatiche, noi ci siamo appartenuti l’un l’altro; perché insieme appartenevamo – nel grande Movimento guidato da Giussani – alla compagnia con il mistero del Signore che ha reso inesorabilmente positiva la nostra esistenza, pur carica degli inevitabili limiti della condizione umana».  “Don Ciccio” scelse di festeggiare i sessant’anni di sacerdozio in carcere con i detenuti. Disse nell’omelia: «Basta uno sguardo per dirsi tante cose e poche parole per confidarsi tanti problemi personali e familiari. Anche a voi dico che potete contare su di me, su quello che posso. Purtroppo non ho molto potere, ma anche a voi posso dare la cosa più cara che posseggo, cioè la speranza cristiana ». Le esequie saranno celebrate oggi, alle 16.30, nella Cattedrale di Catania, presiedute dall’arcivescovo Salvatore Gristina.
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