domenica 29 novembre 2015
Al via ieri a Roma le celebrazioni a dieci anni dall’omicidio in Turchia. L’omaggio del Vicariato al prete “fidei donum” ucciso nel 2006 mentre pregava in chiesa.
IL TESTO Quella preghiera profetica a Raqqa
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Due colpi di pistola a straziare il silenzio di una chiesa e la vita di un uomo che prega. Fu così, quasi dieci anni fa, che morì don Andrea Santoro, sacerdote di Priverno (Latina) trasportato dall’amore per il Vangelo a Trabzon, l’antica Trebisonda, in Turchia. Missione difficile, ma don Andrea era letteralmente innamorato dell’ecumenismo e del dialogo tra le religioni. La diocesi di Roma lo aveva donato all’Anatolia, come sacerdote fidei donum. Un dono prezioso come la vita che dedicò a Gesù e che gli fu portata via con codarda violenza (l’assassinò sparò alla schiena) il 5 febbraio del 2006. Di quell’omicidio, malgrado la condanna di un giovane all’epoca sedicenne, restano molti aspetti da spiegare, mentre sono al contrario cristallini la testimonianza di fede e il lascito spirituale di don Santoro che la diocesi guidata dal cardinale Agostino Vallini ricorderà con diverse iniziative. Si comincia domenica alle 17,30, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, con una riflessione sulla “Preghiera di don Andrea” del cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, introdotta dal direttore della Caritas romana, monsignor Enrico Feroci. Alle 19 la celebrazione eucaristica. Il primo febbraio, al Seminario romano maggiore, la “spiritualità sacerdotale di don Andrea” sarà presentata al clero e ai seminaristi. E il 5 febbraio, giorno del decimo anniversario del sacrificio del parroco di Santa Maria a Trabzon, la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale vicario Vallini nella Basilica di San Giovanni in Laterano.  Successivamente sono in programma altri due appuntamenti: il 22 maggio, ancora al Seminario maggiore, una “Giornata di fraternità” con Matteo Zuppi, vescovo ausiliare di Roma Centro e arcivescovo eletto di Bologna, nel corso della quale saranno mostrate foto, diapositive e anche filmati di e su don Santoro; il 27 novembre 2016, nella Basilica della Santa Croce, si concluderà infine l’anno di commemorazione, con una riflessione dello storico Andrea Riccardi, introdotta da monsignor Feroci, e la concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. Il tema di quest’ultima giornata sarà la “Spiritualità interconfessionale e interreligiosa di don Andrea”, si può dire il cuore dell’attività pastorale e intellettuale del sacerdote di Priverno. A testimonianza di ciò in questa pagina pubblichiamo, per gentile concessione della sorella Maddalena Santoro, uno scritto inedito di don Andrea sull’ecumenismo, datato 1969: aveva allora soltanto 24 anni e studiava teologia alla Lateranense. «Non c’è solo un filo invisibile che corre dalle aule dell’Università alla chiesa di Santa Maria a Trabzon – ha annotato il compagno di Seminario, don Sergio Pagani, in una nota di commento al testo –. Se la giovinezza è l’età della tesi, non è azzardato pensare che con questa giovanile riflessione ci troviamo alle radici della testimonianza di Andrea». Il quale fu, sempre e ovunque, pastore. Ecco che cosa scrisse nel 1978: «Fuggire quando viene il lupo, cioè la crisi, l’abbattimento, il dubbio, la difficoltà, la persecuzione o qualunque altra cosa. Mai: il buon pastore non lo fa, è sposato con le sue pecore, è legato ad esse, è familiare non più straniero, il loro nome è impresso sul suo cuore, sulle sue mani. E le pecore di fuori, di un altro ovile. Pure quelle… Tutto il mondo è un ovile, non ci sono steccati».
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