giovedì 6 aprile 2023
Il francescano padre Patton nel suo messaggio ricorda come i fondi raccolti il Venerdì Santo siano cruciali per sostenere le comunità cattoliche presenti nei luoghi dove visse Gesù
Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme

Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme - ANSA

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«Non c’è un altro luogo al mondo che richiami in modo così evidente la concretezza del mistero del Figlio di Dio fattosi uno di noi per la nostra salvezza – scrive padre Francesco Patton – non c’è un altro luogo al mondo che, pur con tutte le sue contraddizioni, possa più di questo sostenere la nostra fede e ricordarci il fondamento solido, storico, della nostra adesione a Gesù Cristo». Il luogo di cui parla il francescano trentino che dal 2016 ricopre l’incarico di Custode di Terra Santa è Gerusalemme, verso cui in questa Settimana Santa rivolge il cuore e la mente una moltitudine di fedeli che non conosce confini. Le sue parole sono tratte dal messaggio che ha diffuso nei giorni scorsi per ricordare l’importanza della tradizionale Colletta per la Terra Santa, che si tiene ogni Venerdì Santo in tutte le chiese del mondo: come noto, le offerte che domani saranno raccolte, da Roma fino al più remoto avamposto missionario, avranno un’unica destinazione, le comunità cattoliche presenti nei luoghi dove visse Gesù e dove la Chiesa mosse i primi passi, grosso modo. Nello specifico, i territori che beneficiano sotto diverse forme di un sostegno proveniente dalla Colletta sono Palestina, Israele, Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia, Eritrea, Turchia, Iran e Iraq. La Custodia di Terra Santa riceve il 65% dei soldi della Colletta mentre il restante 35% va al Dicastero per le Chiese orientali, che lo utilizza per la formazione dei candidati al sacerdozio, il sostentamento del clero, l’attività scolastica, la formazione culturale e i sussidi alle diverse circoscrizioni ecclesiastiche in Medio Oriente.

Padre Patton, rivolgendosi ai vescovi del mondo, ricorda che oltre alle «pietre sante e benedette che conservano la memoria del Vangelo», «noi siamo chiamati anche a prenderci cura delle “pietre vive”, di quelli che sono i fedeli locali che attorno ai santuari vivono la loro vita cristiana nelle locali comunità parrocchiali. E siamo chiamati a prenderci cura anche dei pellegrini che qui giungono da tutti i paesi del mondo». Tutto ciò «ovviamente ha un costo» e «negli ultimi due anni è stato davvero difficile far quadrare il bilancio e compensare le uscite con le entrate». Per cui «quest’anno, più ancora che negli anni passati, noi frati della Custodia di Terra Santa ci facciamo mendicanti e ci appelliamo alla generosità del vostro cuore perché il Venerdì Santo possa tornare ad essere un autentico giorno di solidarietà universale».

Un messaggio ai confratelli nell’episcopato, per sensibilizzarli verso l’importanza della Colletta, è arrivato come tutti gli anni anche dal prefetto del Dicastero delle Chiese orientali, l’arcivescovo Claudio Gugerotti, subentrato nel ruolo lo scorso novembre al cardinale Leonardo Sandri, che richiama l’attenzione su alcuni fatti recenti. «Al dramma della guerra, che si è protratta per oltre dodici anni in Siria – scrive il presule di origine veronese –, si è aggiunta la devastazione provocata dai palazzi crollati a causa delle forti scosse sismiche: tanti nostri fratelli e sorelle nella fede e nell’umanità hanno affrontato un nuovo esodo dalle loro case, questa volta non più per il rischio delle bombe o per quello che aveva significato l’invasione della Piana di Ninive in Iraq, ma perché anche la casa, dimora degli affetti più cari, il rifugio della propria famiglia, ha vacillato rischiando di diventare e spesso trasformandosi di fatto in una tomba di morte». Così «molte case dei religiosi e delle religiose francescane e di altri ordini e congregazioni, in Siria come in Turchia, in queste settimane sono diventate tende e riparo per gli sfollati, ma più in generale in tutta la Terra Santa rimangono sorgenti di speranza attraverso la cura dei più piccoli, la formazione scolastica, l’accompagnamento delle madri in difficoltà, il chinarsi sugli anziani e gli ammalati, oltre che offrire attraverso progetti abitativi per le nuove famiglie e creare posti di lavoro, perché valga la pena continuare a rimanere nei luoghi della Salvezza».

Ma Gugerotti, spostando lo sguardo a Gerusalemme ricorda un altro fatto che ha turbato i cristiani del posto e non solo: «Abbiamo guardato alla sua immagine [di Cristo] profanata qualche settimana fa dagli atti vandalici presso la chiesa della Flagellazione, lungo la Via Dolorosa, a Gerusalemme. In quel Crocifisso mutilato siamo invitati a riconoscere il dolore di tanti nostri fratelli e sorelle che hanno visto egualmente straziati i corpi dei propri cari sotto le macerie o colpiti dalle bombe, e a percorrere con loro, mano nella mano, la via della Croce, sapendo che ogni sepolcro, proprio come quello della Basilica dell’Anastasis, nella Città Santa, non è l’ultima parola sulla vita dell’uomo di ogni tempo».

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