mercoledì 24 maggio 2023
Al servizio di bambini e ragazzi iscritti alla proposta della Chiesa ambrosiana, ben 40mila adolescenti nel ruolo di animatori. Pronti a ricevere in piazza Duomo il mandato dall'arcivescovo Delpini
Per bambini e ragazzi si avvicina il momento dell'oratorio estivo

Per bambini e ragazzi si avvicina il momento dell'oratorio estivo - foto Cristian Gennari

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Piazza Duomo è pronta a trasformarsi in un immenso oratorio dove ballare, cantare, pregare insieme. Accadrà venerdì 26 maggio quando, dal pomeriggio e fino alle 21, nel cuore di Milano, sotto lo sguardo della Madonnina, si terrà la grande festa degli animatori dell’oratorio estivo 2023. Ci sarà anche l’arcivescovo Mario Delpini, che dopo un momento di preghiera consegnerà il mandato agli adolescenti che, a partire dal 12 giugno, si dedicheranno ai bambini iscritti all’oratorio estivo. Non da soli: i quarantamila ragazzi e ragazze che presteranno servizio nei quasi mille oratori della diocesi di Milano, lo faranno sotto la guida di sacerdoti, religiosi, religiose, giovani educatori e volontari. La diocesi stima in diecimila i volontari adulti all’opera con il prossimo oratorio estivo – finalmente alle spalle, le restrizioni legate all’emergenza Covid – mentre saranno circa 300mila i bambini iscritti.

A ispirare musiche, canti, balli, animazioni e coreografie della festa in piazza Duomo sarà lo slogan che evoca il tema dell’oratorio estivo 2023: “TuXTutti - E chi è mio prossimo?”. «Un invito – spiega una nota diffusa dalla diocesi – a comprendere i bisogni dell’altro come elemento chiave della crescita di ognuno».
«Anche quest’anno – afferma don Stefano Guidi, direttore della Fom, la Fondazione oratori milanesi, e responsabile del Servizio diocesano per l’Oratorio e lo Sport – il nostro arcivescovo incontra tutti gli animatori della diocesi in piazza Duomo per consegnare a loro il mandato educativo. Un gesto che ha un significato molto importante perché riconosce che ogni adolescente, assumendo questo servizio nei confronti dei ragazzi più piccoli, è un portatore di un messaggio più grande, più bello, più forte – scandisce don Guidi –: un messaggio di amore e di bene. Ogni animatore nelle settimane dell’oratorio estivo trasmetterà così ai ragazzi che accompagnerà l’amore di Dio che si prende cura di noi».
In queste settimane gli animatori stanno completando il loro percorso formativo con incontri periodici, per acquisire gli strumenti necessari per rispondere alle esigenze dei più piccoli. «Un’occasione non solo per imparare la cura verso gli altri, spendendosi con responsabilità e gratuità – sottolinea la nota della diocesi – ma anche per conoscere meglio se stessi attraverso l’incontro con il prossimo».

«Chi è il mio prossimo?»: ecco la domanda che accompagnerà il cammino dei trecentomila bambini e dei quarantamila animatori. Un percorso alla scuola del Buon Samaritano – la scuola di Gesù – per imparare fin da piccoli a prendersi cura degli altri, della vita, del creato, della città. Vivendo e investendo i propri talenti, secondo le possibilità della propria età e condizione, nel segno della cura reciproca, della responsabilità, della gratuità. E con uno sguardo e una sollecitudine che si fanno più acuti e pronti quando il “farsi prossimo” chiama ad aprirsi alle situazioni di povertà, fragilità, emarginazione, sfruttamento. Un percorso che lancia a ciascuno il medesimo appello, “tu per tutti!, e l’invito a vivere la vita come dono nelle circostanze della quotidianità. Come sempre, l’oratorio estivo sarà costruito con “mattoni” diversi e complementari – giochi e laboratori, musica, animazione, riflessione – a partire dalle “fondamenta” – offerte dai passi del Vangelo e dalla preghiera che scandiranno giorno dopo giorno il cammino delle sei settimane dell’oratorio estivo.

Chi sono gli altri? Chi è il mio prossimo? Come posso prendermene cura? Come posso farmi prossimo? In fondo, sono le stesse domande che l’arcivescovo Delpini aveva lanciato con il Discorso alla Città del 2022 dal titolo “E gli altri? Tra ferite aperte e gemiti inascoltati: forse un grido, forse un cantico”, con il suo elogio del «realismo della speranza» che «riconosce la vocazione alla fraternità iscritta in ogni vita umana». Una vocazione, una inquietudine, un cantico a cui educare le nuove generazioni, gli ambrosiani di domani, fin dai primi passi.

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