venerdì 16 dicembre 2022
Avviene il 16 dicembre a ricordo dello scampato pericolo dopo l’eruzione del Vesuvio nel 1631. Il sangue nell’ampolla in Duomo
Monsignor De Gregorio mostra l’ampolla

Monsignor De Gregorio mostra l’ampolla - .

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«Non trasformiamo san Gennaro in un feticcio. Queste ampolle ci portano al cuore di Dio e diventano senso di appartenenza che lega la nostra città». In san Gennaro Napoli trova la forza di rialzarsi e «di superare i mali che la sommergono». L’abate della Cappella del Tesoro di San Gennaro monsignor Vincenzo De Gregorio nella cappella (all'interno del duomo di Napoli ), nella terza data in cui la città attende la prodigiosa liquefazione del sangue del patrono, chiede ai napoletani di «andare oltre le ampolle che sono state punto di partenza per una storia di fede e di misericordia». San Gennaro, prosegue l’abate, «deve saper raccontare questo: una città che si impegna a costruire una civiltà in cui c’è spazio per tutti».


Il terzo prodigio avviene ogni anno il 16 dicembre in ricordo dello scampato pericolo della città dall’eruzione del Vesuvio del 1631, quando, secondo i fedeli, l'esposizione in processione del sangue e del busto di san Gennaro al ponte dei Granili (nel centro cittadino) fermò il magma che minacciava di distruggere Napoli.

Ieri il prodigio si è compiuto precisamente alle 10.56. Dopo la celebrazione, si è proceduto a scoprire l'ampolla contenente il sangue del santo, che inizialmente non si è liquefatto, tenendo in apprensione i tanti fedeli giunti sul posto. L’avvenuto prodigio è stato salutato, più tardi con lo sventolio di un fazzoletto bianco da parte del membro della deputazione di San Gennaro, istituzione laica nata il 13 gennaio 1527 per un voto della città e presieduta dal sindaco di Napoli. A rappresentare il sindaco Gaetano Manfredi (impegnato a Roma per l'incontro con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi), era presente l'assessore comunale al turismo Teresa Armato.
Monsignor De Gregorio ha anche raccontato un episodio avvenuto in mattinata: «C’era un giovanissimo papà con una bambina di pochi mesi in braccio, con la moglie in lacrime. Mi hanno spiegato le era stato diagnosticato un tumore maligno e si può immaginare lo sconcerto e la lacerazione del cuore. Erano qui, a ringraziare san Gennaro perché mentre pregavano il patrono lo scorso 19 settembre, poco dopo è giunta la notizia che il tumore era benigno e la bimba era salva».

Intanto per il patrono della Campania, nei giorni scorsi, Napoli ha avanzato all’Unesco la richiesta di rendere “il culto patrimonio dell’umanità”. Ieri al terzo e ultimo prodigio dell'anno, in tanti erano collegati sul sito della diocesi e sui social per attendere con trepidazione. I numeri si moltiplicano per le altre due date: il sabato che precede la prima domenica di maggio e il 19 settembre, in cui il prodigio è seguito in streaming da circa 450mila persone da tutto il mondo.

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