venerdì 16 luglio 2021
Il cordoglio della comunità. Il testo dell'omelia dell'arcivescovo di Milano Mario Delpini
A Premana la cerimonia funebre per don Graziano Gianola

ChiesadiMilano.it

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A Premana (Lecco), nel paese natale di don Graziano Gianola, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha presieduto i funerali del sacerdote ambrosiano vittima in settimana di una sciagura in montagna.

Alla cerimonia funebre – che ha fatto seguito a quella svoltasi giovedì nella parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio a Milano (di cui don Graziano era Vicario) – ha partecipato una folla numerosa e commossa, che si è stretta attorno ai familiari di don Gianola.


Di seguito il testo dell'omelia, come riportato dal sito della Chiesa di Milano.

«Insieme con il Figlio crocifisso, insieme con don Graziano, gridiamo anche noi, grida la Chiesa: perché? E nel grido la protesta e la preghiera ostinata: Padre! Padre!». Prendendo spunto dal grido lanciato da Cristo in croce, inizia così l’omelia che l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha pronunciato questa mattina nel corso dei funerali di don Graziano Gianola, celebrati a Premana, paese natale del sacerdote ambrosiano vittima in settimana di una sciagura in montagna.
Ma dopo il disperato interrogativo iniziale, l’omelia dell’Arcivescovo prosegue con «l’ultimo grido» di Gesù sulla croce: «Eccomi, io sto con te, Padre, dovesse costarmi la vita! Eccomi!». E allora, «insieme con il Figlio consegnato fino alla morte, grida don Graziano: eccomi, Padre! Per fare la tua volontà, per continuare ad amarti e ad amare i fratelli e le sorelle: eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato (Eb 2,13). Insieme con il Figlio crocifisso, insieme con don Graziano gridiamo anche noi, grida la Chiesa il grido indecifrabile: eccomi!».
Per poi lasciare spazio a un nuovo grido, che è «inatteso, sconcertante, sconvolgente. Un grido di vittoria. Alleluia! Gloria a Dio!». «È il grido più difficile da imparare, è il grido più difficile tra le lacrime degli affetti che sembrano spezzati per sempre, nella desolazione dell’irreparabile – riconosce l’Arcivescovo -. Ma don Graziano si unisce al grido di Gesù e vuole gridare “Alleluia! Lode, gloria, onore, al nostro Dio!”, perché vuole consolare la mamma e i fratelli e gli amici più cari. Vorrebbe squarciare i cieli e rivelare la gloria di Dio per insegnare il cantico dell’esultanza crocifissa, della gioia invincibile e insieme impossibile. Così canta anche la Chiesa, così gridiamo tutti insieme con le lacrime: Alleluia!».
«La celebrazione del funerale di don Graziano non è il contesto per riflessioni e insegnamenti – sottolinea monsignor Delpini -. C’è qualche cosa che si spezza, come un vaso prezioso che contiene un profumo di grande valore e nello spezzarsi irreparabile del vaso prezioso, nel diffondersi del profumo in tutta la casa non c’è posto se non per un grido. Il grido che maledice la morte: perché? Il grido che conferma la fede: eccomi. Il grido che attraversa gli abissi: alleluia! Alleluia».

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