martedì 20 febbraio 2024
Verrà promulgato il Giovedì Santo. Ci sarà una Messa per la “Chiesa dalle genti”. Nel libro liturgico anche i santi e i beati più recenti, come Beretta Molla e don Gnocchi. Parla il liturgista Magnoli
L'arcivescovo Delpini in Duomo all'apertura dell'anno pastorale, l'8 settembre del 2023

L'arcivescovo Delpini in Duomo all'apertura dell'anno pastorale, l'8 settembre del 2023 - Fotogramma

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Un nuovo Messale per la Chiesa ambrosiana. Lo ha annunciato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, martedì 20 febbraio in Duomo al termine della celebrazione penitenziale quaresimale per il clero. La prima edizione del Messale Ambrosiano risale al 1976, con l’arcivescovo cardinale Giovanni Colombo, l’ultimo aggiornamento al 1990 con l’arcivescovo cardinale Carlo Maria Martini. La promulgazione della seconda edizione del Messale Ambrosiano avverrà il prossimo 28 marzo, Giovedì Santo: durante la Messa Crismale, Delpini firmerà il decreto di promulgazione. Entrerà in uso il 17 novembre 2024, prima domenica dell’Avvento ambrosiano. Rinnovato in modo significativo nella struttura e nei contenuti, il Messale dovrà dunque essere acquistato da tutte le parrocchie di rito ambrosiano – quasi mille nel territorio della diocesi di Milano, più altre nelle diocesi di Bergamo, Lodi, Lugano e Novara – perché con la sua promulgazione questo diventa il libro liturgico ufficiale per la celebrazione dell’Eucaristia. «Dovremo riflettere – ha sottolineato l’arcivescovo Delpini – su come si possano aiutare le parrocchie piccole, povere, che magari hanno tante chiese a cui vogliono assicurare questo libro liturgico, perché non sia una spesa sproporzionata». Sul piano editoriale, anticipa www.chiesadimilano.it, il nuovo Messale «comprende 400 pagine in più rispetto alla precedente edizione, ha un layout grafico rinnovato, ordinato e perfettamente leggibile, con il rifacimento completo di tutta la parte iconografica». Sarà in vendita da luglio nelle librerie cattoliche Itl Point (dov’è già possibile prenotarlo). Potrà inoltre essere ordinato all’indirizzo nuovomessale@chiesadimilano.it.

Magnoli: alla radice della revisione dei testi, esigenze teologhe e pastorali

Ci sono testi liturgici di nuova composizione come la Messa per la “Chiesa dalle genti”. Si rinnova e aggiorna il “Proprio dei Santi” perché siano finalmente accolte figure care ai fedeli ambrosiani come Gianna Beretta Molla e Carlo Gnocchi. E viene recepita la scansione dell’anno liturgico introdotta nel 2008 con il Lezionario Ambrosiano. Sono, queste, fra le peculiarità più significative del nuovo Messale Ambrosiano. O, meglio, della «seconda edizione del Messale Ambrosiano, che giunge a quasi 50 anni dalla prima, risalente al 1976, e che prosegue l’opera di sviluppo e rinnovamento dei testi liturgici secondo le linee stabilite dal Concilio Vaticano II», spiega monsignor Claudio Magnoli, liturgista, docente e segretario della Congregazione del Rito Ambrosiano, che ha lavorato alla preparazione del nuovo testo. Un cammino che parte da lontano.

«Erano gli anni ’90 quando il cardinale Carlo Maria Martini diede indicazione di riprendere in mano i libri liturgici della riforma, sia per completare quello che mancava, come il Lezionario, sia per una revisione di quello che era già in uso», riprende Magnoli. Molteplici le esigenze e le motivazioni alla radice dell’opera di revisione e aggiornamento. Anzitutto: «Il nuovo Messale recepisce la scansione dell’anno liturgico – Mistero dell’Incarnazione, Mistero della Pasqua, Mistero della Pentecoste – introdotta con il Lezionario Ambrosiano entrato in vigore nel 2008 durante l’episcopato del cardinale Dionigi Tettamanzi. In particolare, il Tempo Ordinario fu riorganizzato in Tempo dopo l’Epifania e Tempo dopo Pentecoste. Ora, Lezionario e Messale sono finalmente armonizzati. Un lavoro che proseguirà con altri libri come la Liturgia delle Ore».

In secondo luogo: «Il Messale Ambrosiano del 1976 era stato aggiornato nel 1990. Da quella data, tutti i nuovi santi e beati non erano più stati riportati nel Messale. C’era dunque bisogno di rinnovare e aggiornate il “Proprio dei Santi”, o “Santorale”». Come s’è fatto ora. Qualche esempio? Ora ci sono le Messe complete di santa Gianna Beretta Molla (28 aprile), san Paolo VI (30 maggio), santa Teresa Benedetta della Croce (9 agosto) e dei beati Alfredo Ildefonso Schuster (30 agosto) e Carlo Gnocchi (25 ottobre). E c’è l’orazione propria degli ultimi beati ambrosiani entrati nel calendario liturgico come Carlo Acutis (12 ottobre) e Armida Barelli (19 novembre).
In terzo luogo: «Nel 2020, con la terza edizione del Messale Romano, il rito della Messa vede l’introduzione di varianti significative, con la revisione della traduzione delle Preghiere eucaristiche, del Gloria, del Padre Nostro – ricorda Magnoli –. Ebbene: il Messale Ambrosiano ha proprie particolarità, certamente, ma per tanti elementi segue il rito della Messa per la Chiesa italiana rinnovato secondo il Concilio. I cambiamenti introdotti nel 2020 erano riportati in un sussidio a parte. Ora sono finalmente integrati nel nuovo Messale Ambrosiano».

Quarto, importante motivo alla sorgente della seconda edizione del Messale: «Le esigenze di carattere teologico e pastorale – afferma il segretario della Congregazione del Rito Ambrosiano –. Molti sacerdoti, ma anche alcuni laici, avevano segnalato in taluni passaggi della traduzione italiana un linguaggio obsoleto. Sul piano pastorale, si osservava, questo linguaggio è meno comprensibile, arriva meno alla nostra gente. E anche sul piano teologico, diceva qualcuno, c’è un po’ da svecchiare. Abbiamo dunque messo mano alla revisione dei testi per dare una forma espressiva migliore e per integrare una sensibilità teologica rinnovata». Qualche esempio? «La revisione delle Messe dei defunti, per esprimere meglio l’annuncio cristiano sulla morte e sulla speranza nella vita futura; l’introduzione di una specifica Messa della “Chiesa dalle genti”, ora che le nostre comunità sono formate da tanti ambrosiani d’adozione, provenienti da tutto il mondo». Ancora: «Nella Messa della Santissima Trinità c’è un bellissimo prefazio d’età medievale. Nel nuovo Messale proponiamo un secondo prefazio, meno “dogmatico” e più di carattere biblico». Ultima, ma non trascurabile questione: «Tanti anni di utilizzo portano i Messali ad un certo logorio materiale. Si attendeva una nuova edizione quale occasione per sostituirli, e avere un libro liturgico d’altare degno della celebrazione».

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