domenica 17 marzo 2024
Nei Messaggi in preparazione alla Pasqua i Pontefici indicano l'essenziale della vita cristiana. Le riflessioni di Montini, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco
Un gruppo di religiose durante una Veglia di preghiera

Un gruppo di religiose durante una Veglia di preghiera - Ansa

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Siamo entrati nell’ultima parte del cammino di preparazione alla Pasqua. Un tempo per verificare se stiamo imparando a guardarci meglio dentro così da modificare comportamenti di cui non andiamo fieri. O che comunque vorremmo cambiare. In questo senso nei loro messaggi quaresimali i Papi propongono ogni anno, una scelta, un comportamento da assumere.

Papa Paolo VI

Papa Paolo VI - Ansa

Nel suo Messaggio per la Quaresima del 1978 Paolo VI indica nella condivisione un atteggiamento cristiano fondamentale. «Nelle numerose iniziative dell’amore per il prossimo – scrive -, a partire dall’elemosina e dal servizio individuale fino agli apporti collettivi per la promozione dei popoli dal punto di vista materiale meno favoriti, il cristiano esperimenta la gioia del condividere, del godere in comune di un patrimonio, che Dio ha generosamente messo a disposizione di tutti. È stato detto – aggiunge papa Montini - che c’è un’arte del dare e c’è un’arte del ricevere, ma i cristiani non hanno che un termine per l’uno e l’altro atto: quello della condivisione fraterna. Possa la presente Quaresima farcela realmente praticare come segno di comunione con tutti gli uomini, che son tutti chiamati a partecipare del Mistero della Croce e della Risurrezione del Cristo!».

Giovanni Paolo II benedice una bambina

Giovanni Paolo II benedice una bambina - Ansa

Non solo penitenza e sacrifici. O, meglio, l’atteggiamento penitenziale è una via per capire meglio l’essenziale nella nostra vita e vedere i passaggi di Dio nella nostra vita. Giovanni Paolo II scrive che «Quaresima è il tempo favorevole in cui manifestare al Signore sincera gratitudine per le meraviglie operate a favore dell'uomo in tutte le epoche della storia e, in particolare, nella redenzione in vista della quale non ha risparmiato lo stesso suo Figlio. La scoperta della presenza salvifica di Dio nelle vicende degli uomini – prosegue il Messaggio per la Quaresima 1999 - ci sprona alla conversione. Essa ci fa sentire tutti destinatari della predilezione di Dio e ci spinge a lodarlo ed a glorificarlo. Con san Paolo ripetiamo: "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti, prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità". Dio stesso ci invita ad un itinerario di penitenza e di purificazione interiore per rinnovare la nostra fede. Ci chiama instancabilmente a sé, e ogni volta che conosciamo la sconfitta del peccato ci indica la strada del ritorno verso la sua casa, dove ritroviamo quella premura singolare della quale ci ha fatto oggetto in Cristo».

Benedetto XVI durante un'udienza generale

Benedetto XVI durante un'udienza generale - Ansa

Riconoscere la presenza di Cristo nella nostra esistenza ci spinge, quasi per necessità, alla condivisione, a fare attenzione agli altri. E quindi a potenziare l’impegno nella carità. «Anche oggi – scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima 2012 - risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell'altro. Anche oggi Dio ci chiede di essere «custodi» dei nostri fratelli, di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell'altro e a tutto il suo bene. Il grande comandamento dell'amore del prossimo esige e sollecita la consapevolezza di avere una responsabilità verso chi, come me, è creatura e figlio di Dio: l’essere fratelli in umanità e, in molti casi, anche nella fede – prosegue papa Ratzinger -, deve portarci a vedere nell'altro un vero alter ego, amato in modo infinito dal Signore. Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore».

Papa Francesco all'Angelus

Papa Francesco all'Angelus - Ansa

Attenzione all’altro non deve significare però frenesia o attivismo, ma chiama a mettere il proprio tempo al servizio del Signore. «In Quaresima agire è anche fermarsi – scrive papa Francesco -. Fermarsi in preghiera, per accogliere la Parola di Dio, e fermarsi come il Samaritano, in presenza del fratello ferito. L’amore di Dio e del prossimo è un unico amore. Non avere altri dèi è fermarsi alla presenza di Dio, presso la carne del prossimo. Per questo preghiera, elemosina e digiuno non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano. Allora il cuore atrofizzato e isolato si risveglierà – osserva il Papa nel Messaggio per questa Quaresima 2024 -. Rallentare e sostare, dunque. La dimensione contemplativa della vita, che la Quaresima ci farà così ritrovare, mobiliterà nuove energie. Alla presenza di Dio diventiamo sorelle e fratelli, sentiamo gli altri con intensità nuova: invece di minacce e di nemici troviamo compagne e compagni di viaggio. È questo il sogno di Dio, la terra promessa verso cui tendiamo, quando usciamo dalla schiavitù».


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